Una nuova “grana” si scorge all’orizzonte prossimo del Governo Conte-2, come se non bastassero i nodi tutt’altro che risolti di Ilva, Banche, Alitalia (e quelli solo “rinviati” di Manovra e Mes): è stato raggiunto il quorum di firme per richiedere il referendum sul taglio dei parlamentari, la legge voluta fortemente dal M5s e approvata solo nell’ottobre scorso praticamente con la quasi unanimità dei partiti. Con il referendum però l’iter dell’entrata in vigore della legge potrebbe bloccarsi definitivamente, come già denunciava qualche settimana fa lo stesso Movimento 5 Stelle: con la firma di 64 senatori sulla proposta presentata da Tommaso Nannicini (Pd) e dai senatori di Forza Italia Andrea Cangini e Nazario Pagano, il quorum necessario per avviare il referendum contro/favore alla riduzione di deputati e senatori è presto che fatto. L’impianto generale della legge prevede un numero di parlamentari alla Camera che scende da 630 a 400, mentre quello dei senatori si riduce da 315 a 200, con un taglio dei seggi dei deputati (ora 8 contro i precedenti 12), nonché dei senatori eletti all’estero, che diventano 4 (due in meno).
TAGLIO PARLAMENTARI: IL GOVERNO RISCHIA?
La legge subì un primo vero stop con la caduta del Governo Conte-1 (per effetto della Lega) con Salvini che venne accusato di voler salvare “le poltrone” dei suoi e non far approvare la riforma voluta dal M5s: l’ex Ministro però rilanciò ad agosto scorso «votiamo subito insieme per il Sì al taglio dei parlamentari, poi subito al voto anticipato» ma il Quirinale intervenne per bloccare l’ipotesi definendo incostituzionale l’iter senza un cambio immediato della legge elettorale (con il correttivo sui seggi proporzionali-maggioritari). Per questo avvenne, dopo la formazione del Conte-bis, la votazione finale sulla legge che vide quasi all’unanimità il voto in favore della riforma grillina: oggi però con il referendum il Pd si schiera con Forza Italia per “congelare” quell’iter, motivandolo così: «l’ultima parola spetterà ai cittadini e potremo finalmente aprire una discussione pubblica sul tema. Sul piano politico i mesi in più che abbiamo davanti saranno utili per capire se arriveranno una buona legge elettorale e quei correttivi costituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. Dobbiamo semplicemente dare un senso a un taglio lineare della rappresentanza politica che al momento un senso non ce l’ha. E sarà anche uno stimolo positivo perché la maggioranza possa rafforzare la propria coesione nel 2020 rilanciando un programma di legislatura». L’ira del M5s è scontata, anche se il Ministro D’Incà prova a chiarire subito che una crisi di Governo su questo non avverrà «Continueremo a lavorare come governo e maggioranza per raggiungere risultati come l’approvazione del decreto scuola al Senato e la chiusura della Manovra alla Camera. Non vedo alcun problema all’orizzonte». Si schiera in favore del referendum il leader della Lega Matteo Salvini, che pure ha votato Sì al taglio dei parlamentari: «Sono d’accordo sui referendum in generale, ho votato quella riforma, ho letto poco fa che sono state raggiunte le firme sufficienti di parlamentari per indire quel referendum. Quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore». Per la leader di FdI Giorgia Meloni invece «Fratelli d’Italia ha votato a favore del taglio del numero dei parlamentari, sia alla Camera che al Senato, voteremo Sì all’eventuale referendum».