FONTANA E ZAIA, COME REAGISCONO I PRESIDENTI DI LOMBARDIA E VENETO ALL’ORDINANZA DELLA CASSAZIONE SULL’AUTONOMIA
Al momento non si sa se nei prossimi mesi ci sarà o meno un referendum abrogativo (con quorum) contro l’Autonomia differenziata, ma quanto avvenuto oggi con l’ordinanza della Corte di Cassazione rischia di avere comunque ripercussioni politiche nel breve tempo: i giudici ermellini ritengono legittimo il referendum presentato da Pd, M5s, AVS, Italia Viva e CGIL e così da sinistra, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale sulla correzione di alcuni profili della legge Calderoli, scatta immediato l’attacco al Governo Meloni per aver approvato normative considerate «pericolose per spaccare l’unità d’Italia».
Inevitabile e comprensibile la reazione dello stesso Centrodestra, a partire da chi l’Autonomia differenziata l’ha proposta, appoggiata e già votata con un referendum “a valanga” nel 2018, un’era politica geologica fa: secondo il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana la sentenza della Cassazione non demolisce affatto il ddl Calderoli, mentre per il collega del Veneto Luca Zaia le risposte dei giudici sul referendum non smuovono di un millimetro la battaglia sull’Autonomia. Sentito a caldo dopo l’ordinanza degli ermellini sulla legittimità del referendum contro l’Autonomia, il Governatore leghista risponde a tono a chi nell’opposizione ritiene che la doppia decisione di Consulta e Cassazione arrivi come “atto demolitorio” della legge approvata lo scorso 25 giugno dal Parlamento. Per Fontana l’ordinanza della Cassazione, che semplicemente che vi è una piena legittimità del referendum abrogativo, sottolinea un fatto contro i «commentatori partigiani nemici della modernizzazione»: il ddl Calderoli «non è stato demolito né stravolto dalla Corte costituzionale nella sua recente sentenza». Il motivo è molto semplice, se fosse stata davvero demolita l’Autonomia allora la Cassazione non avrebbe confermato il referendum, dato che per legge un appuntamento abrogativo può essere confermato solo se sono rimasti integri i principi ispiratori; insomma, l’esatto opposto della demolizione che rilancia la sinistra contro l’Autonomia.
Dal Veneto il collega della Lega Zaia, come Fontana, dice di andare avanti sul fronte della legge Calderoli anche davanti all’ammissibilità eventuale del referendum che ora spetta come ultima pronuncia alla Consulta: «andiamo avanti con i tavoli della trattativa e per redigere le bozze rispetto alle materie che sono previste in Costituzione, iniziando dalle materie non Lep», rileva il Governatore del Veneto sul tema dei LEP e di tutti gli altri punti richiesti da una correzione del Parlamento. Certo, la Consulta chiede di fare modifiche ma è l’esatto opposto di una “demolizione”, l’Autonomia differenziata esiste ancora anche in attesa dell’eventuale referendum abrogativo: «questo è un Paese di mistificatori, sembra che abbiano vinto quelli che hanno presentato il ricorso».
CALDEROLI È UNA FURIA SULLA PRESUNTA TALPA ALL’INTERNO DELLA CASSAZIONE: “IO NON AVEVA L’ORDINANZA, REP SÌ”
«Non vedo l’ora che ci sia il referendum perché credo gli italiani siano molto più lungimiranti politici e giudici», è il commento del vicepremier Matteo Salvini, intervistato in serata da Paolo Del Debbio a “4 di Sera”; stesso tenore ma più istituzionale il commento del Presidente del Senato Ignazio La Russa, che parla dell’eventualità di una votazione abrogativa come occasione per la democrazia diretta, «il vero cuore della democrazia».
In merito all’intervento specifico della Cassazione oggi è stato sentito dai cronisti a Roma anche il diretto interessato di una legge presentata, modificata e approvata dal Parlamento prima dell’estate: ma per il Ministro Roberto Calderoli il fatto che l’ordinanza della Corte di Cassazione sia stata anticipata dai giornali e non da un comunicato ufficiale è un tema piuttosto grave. Secondo lo storico esponente della Lega, vi sarebbe una «talpa all’interno della Corte» in quanto non ha ricevuto alcuna comunicazione della Cassazione prima di ritrovarsela citata da uno scoop di “La Repubblica”. Da Ministro e rappresentante dell’istituzione la notizia è giunta dopo, ergo «C’è una talpa nella Corte che ha passato ai giornali la notizia». Per questo motivo il rammarico di Calderoli resta il fatto che non vi è un effettiva collaborazione «leale» tra i vari organi dello Stato, se si vogliono fare le riforme «bisogna che sia chiaro il sistema dei pesi e dei contrappesi». Il punto è che i cosiddetti “pesi” vengono cambiati con le elezioni, mentre i “contrappesi” restano sempre gli stessi, e così – conclude Calderoli – «non si riesce a fare più niente».