Ne avevamo già parlato nei giorni scorsi dopo la conferma della Manovra e le prime proteste delle Partite Iva: ora però, seguendo i dati appena redatti dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, il rischio forte che il Regime Forfettario, la Flat Tax e le stesse Partite Iva possano cambiare “drasticamente” in questo nuovo 2020 è assai concreto. Sono circa 10mila partite Iva a regime forfettario a forte rischio chiusura proprio causa delle restrizioni stringenti presenti nella Manovra 2020 e per l’innalzamento delle nuove tasse: come sottolinea ancora l’Osservatorio, «se la flat tax diventa complicata e meno conveniente, professionisti e imprenditori rischiano di dover chiudere la partita Iva per sopravvivere». La ricerca svolta sui dati 2019 e con la proiezione per il 2020 si è basati su dati espressi dal Dipartimento Economia e Fiscalità del Consiglio Nazionale dei Consulenti del lavoro portando numeri e dettagli tutt’altro che “rassicuranti” per le Partite Iva: a rischio sono tutti quelli che hanno un reddito da lavoro dipendente assimilato oltre i 30mila euro, come spieghiamo qui nel dettaglio.
REGIME FORFETTARIO: COSA CAMBIA NEL 2020
Con la Manovra di Bilancio approvata dal Governo Conte-2 per il 2020, di fatto, sono state introdotte due limitazioni che rendono più complessa la strada del Regime Forfettario: esclusi dal regime agevolato quei lavoratori autonomi che hanno speso più di 20mila euro lordi per compensi al personale dipendente, ma anche chi ha percepito redditi da lavoro dipendente o assimilato superiori ai 30mila euro. Facendo riferimento al nuovo regime forfettario, riporta l’Osservatorio, «a fine 2019 ci sarebbero 554.902 aderenti, dati dalla somma dei 285.333 autonomi che sono passati al forfettario e le 269.569 nuove iscrizioni». Tra i risultati, in sostanza si dimostra che 10mila lavoratori Partite iva non avranno più convenienza nel nuovo anno a svolgere attività di lavoro autonomo: nello specifico, spiegano i consulenti del lavoro, «3500 neoiscritti over 65 e circa 4mila autonomi fra i 51 e 65 anni con redditi superiori ai 30mila euro l’anno».