L’Italia resta isolata sulla riforma europea sugli imballaggi. Il Consiglio Ambiente dell’Unione europea ha raggiunto un accordo sulla posizione negoziale riguardo la proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. L’obiettivo è contrastare l’aumento di rifiuti di imballaggio generati in Europa, armonizzando il mercato interno e promuovendo l’economia circolare. La riforma è stata approvata a maggioranza, con il solo voto contrario del nostro Paese (a differenza di quanto emerso nei giorni scorsi riguardo possibili convergenze tedesche), in quanto il governo Meloni ritiene il regolamento un danno per il settore nazionale. Le norme sono considerate rigide e incuranti dei successi ottenuti dall’Italia nel riciclo di rifiuti urbani e di imballaggio. Il testo è passato, in quanto non è consentito il veto.
Per Antonio D’Amato, presidente dell’European packaging alliance e di Seda International packaging group, l’orientamento generale del Consiglio è «ideologico» e «annullerebbe decenni di investimenti e progressi per la creazione di un modello di economia circolare (in un paese) che è leader a livello internazionale». Inoltre, ritiene vada contro l’approccio positivo adottato dal Parlamento europeo. La partita ora si sposta alla trattativa tra Consiglio Ue e Parlamento europeo, con la partecipazione della Commissione. Con il via libera di ieri, che rappresenta il mandato negoziale, le istituzioni europee possono procedere alla fase finale per lanciare la riforma prima della chiusura della legislatura.
COSA PREVEDE IL REGOLAMENTO UE SUGLI IMBALLAGGI
Il regolamento europeo sugli imballaggi fissa requisiti per garantire che gli imballaggi siano tutti riciclabili, standard per l’etichettatura e obiettivi vincolanti di riutilizzo che limitano alcuni tipi di imballaggi monouso e impongono la riduzione al minimo degli imballaggi usati. I rifiuti da imballaggi vanno ridotti del 5% entro il 2030, 10% entro il 2035, 15% entro il 2040. Per quanto riguarda lo spostamento dell’attenzione dal riciclo al riuso, su cui si concentra l’opposizione dell’Italia, il Consiglio Ambiente, come riportato dal Sole 24 Ore, ha mantenuto i criteri proposti.
Pertanto, è previsto un numero minimo di viaggi o rotazioni nell’uso dell’imballaggio con un numero minimo di rotazioni inferiore per il cartone. Invece, si applicano target diversi per grandi elettrodomestici, imballaggi da asporto per alimenti e bevande (vino escluso), per il trasporto (escluse merci pericolose o apparecchi di grandi dimensioni, imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti), imballaggi raggruppati. Anche quelli in cartone sono esentati dagli obblighi sul riuso. Inoltre, gli operatori economici devono formare gruppi per il raggiungimento degli obiettivi di riutilizzo delle bevande, mentre entro il 2029 va garantita la raccolta differenziata di almeno il 90% annuo delle bottiglie di plastica monouso e dei contenitori per bevande in metallo. Vanno creati sistemi di restituzione dei depositi con esenzione per chi ha un tasso di raccolta differenziata che supera il 78%. A tal proposito, il Consiglio ha prorogato la data di applicazione del regolamento a 18 mesi dalla sua entrata in vigore.
“REGOLAMENTO IMBALLAGGI PENALIZZA ITALIA”
Per D’Amato, l’imposizione di obiettivi di riutilizzo obbligatori e di divieto dei prodotti monouso all’interno dei ristoranti «danneggerà i sistemi nazionali di riciclo e metterà a rischio alcuni dei settori strategicamente importanti per molti stati, come l’agrifood che in Italia vale il 30% del pil nazionale». A ciò si aggiungono le «maggiori emissioni di CO2», così come il «maggior consumo d’acqua, ma anche maggior spreco alimentare, oltre a mettere a grave rischio la salute dei consumatori». L’auspicio di D’Amato, riporta il Sole 24 Ore, è che «le prove scientifiche siano considerate con maggiore attenzione, in modo da avere una legislazione che rafforzi l’economia circolare invece di mettere a repentaglio il mercato unico».
Il mandato negoziale licenziato dal Consiglio Ambiente in relazione al regolamento sugli imballaggi, proposto dalla Commissione europea a novembre 2022 nel quadro del più ampio pacchetto sull’economia circolare, «non soddisfa assolutamente quelle che sono le esigenze del nostro Paese», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. A margine del Consiglio Ambiente, ha rivendicato che l’Italia è un «Paese che ha il 56,5% di raccolta differenziata», con una media europea del 48%. Il ministro ora auspica che nel compromesso finale «prevalga la posizione del Parlamento».