Dopo i mammut e l’uomo di Neanderthal, conosce noi. Parliamo di un verme liberato dal permafrost siberiano, che è stato ritrovati ancora vivo dopo un “letargo” da record, di 46mila anni. La straordinaria scoperta è stata ricostruita in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Plos Genetics, dove viene riportato anche il nome di questo verme, Panagrolaimus kolymaensis. Questi esemplari appartengono ad una specie estinta, del gruppo dei nematodi. Sono animali in grado di vivere in terreni umidi, nei sedimenti di fondali acquatici e nelle sorgenti terminali, ma possono anche infestare piante e animali. La scoperta è straordinaria anche perché evidenzia una terza condizione tra la vita e la morte.Gli scienziati hanno dimostrato che è una specie in grado non solo di sopravvivere in stasi, ma di farlo nel corso del tempo geologico.
Questi vermi sono microanimali che sopravvivono a condizioni estreme, come il congelamento o la privazione di acqua e ossigeno. Per farlo entrano in uno stato chiamato criptobiosi, una condizione nella quale il metabolismo di un organismo si arresta e smette di riprodursi, svilupparsi e ripararsi. Quando poi le condizioni migliorano, può rianimarsi. Quello del verme di 46mila anni non è il primo caso di criptobiosi: stando ad uno studio del 2021 pubblicato sulla rivista Cell, un rotifero, un animale marino microscopico, è stato liberato dal permafrost siberiano dopo circa 24mila anni. Invece, nel 2016 alcuni tardigradi, dei minuscoli invertebrati, furono trovati rinchiusi nel muschio ghiacciato in Antartide e rianimati dopo circa trent’anni di criptobiosi, stando a quanto riferito dalla rivista Cryobiology. Ma evidentemente 46mila anni sono un nuovo record per il mondo animale.
VERMA DI 46MILA ANNI: SEGRETO (E MISTERO) DELLA CRIPTOBIOSI
Quando il loro genoma è stato sequenziato, gli scienziati si sono resi conto che non corrispondeva a nessuna specie conosciuta. La datazione al carbonio del terreno da cui provenivano i vermi ha dimostrato che erano in stasi dal tardo Pleistocene, quando gli esseri umani si stavano spostando dall’Africa all’Europa. “La criptobiosi in questo organismo potrebbe essere indefinita“, dichiara Teymuras Kurzchalia, coautore dello studio e biologo presso il Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics in Germania. Questa scoperta apre nuovi scenari riguardo l’applicazione della criptobiosi agli esseri umani. Usare i segreti dei microrganismi per sopravvivere nello spazio o al congelamento, però, per ora è solo fantascienza.
Ma ulteriori studi potrebbero rilevare meccanismi come il funzionamento di geni o proteine che aiutano queste creature a sopravvivere in condizioni estreme. Ad esempio, per gli scienziati queste conoscenze potrebbero in futuro essere sfruttate per rendere le persone più resistenti. Ma va compreso meglio il funzionamento della criptobiosi. Si tratta per Thomas Boothbym, biologo molecolare dell’Università del Wyoming, di un fenomeno che “è uno dei misteri più persistenti della fisiologia animale“.