Nei giorni scorsi ha destato attenzione la dichiarazione del direttore dell’Agenzia dell’Entrate secondo cui “il fisco non può essere amico, al massimo un corretto interlocutore”. In questo contesto rientrano il commento apparso sul Sole 24 Ore sui tempi di risposta del fisco rispetto alle richieste di rimborso Iva operate dai contribuenti e le proposte del Governo intenzionato a riformare il sistema sanzionatorio tributario. Le richieste di rimborso Iva sono divenute sempre più numerose dopo l’introduzione, in ambito Iva, degli istituti del reverse charge e dello split payment. Questi istituti nati per contrastare le frodi Iva finiscono per creare disagi finanziari a quelle aziende cui si applicano, complici per l’appunto i ritardi con cui vengono operati i rimborsi Iva.
Altrettanta attenzione è stata rivolta alla proposta di riformare l’assetto sanzionatorio spesso amplificato dalle interpretazioni che l’Agenzia delle Entrate fornisce sovente a posteriori rispetto ai tempi di applicazione delle norme. È in questo contesto che si innesta l’intervento del Governo che punta a cambiare l’approccio tra fisco e contribuenti esemplificato nel nuovo istituto che si vuole introdurre, denominato adempimento collaborativo. Il nuovo istituto punta a introdurre la possibilità per le imprese di ottenere una certificazione da parte di professionisti qualificati dei sistemi integrati di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale anche in ordine alla loro conformità ai princìpi contabili.
Il nuovo approccio dovrebbe condurre, fermo il potere di controllo dell’amministrazione finanziaria, alla riduzione e/o l’eliminazione delle sanzioni amministrative tributarie per tutti i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente, in modo tempestivo ed esauriente, puntando all’ampliamento della platea di coloro che potranno aderire al regime di cooperative compliance (ricavi o volume d’affari superiore a cento milioni). Nel concreto i contribuenti dovranno approntare un documento che ha un duplice compito, ovvero dovrà mappare i processi aziendali ed evidenziare i potenziali rischi fiscali e dovrà consentire all’Agenzia delle Entrate di comprendere i meccanismi aziendali e i loro risvolti in chiave fiscale.
A ben vedere, dunque, il nuovo approccio presuppone un cambio radicale del rapporto fisco-contribuente. Da parte dell’amministrazione occorre che ci sia la capacità di valutare e comprendere i nuovi meccanismi, accantonando la visione formalistica talvolta dominante nel suo operare. Dall’altra parte impone alle aziende e ai propri professionisti di essere corretti nel chiarire le dinamiche aziendali. Queste ultime dovranno essere declinate in modo esaustivo e adeguato consentendo al fisco di valutare in concreto i potenziali rischi fiscali. In sintesi il nuovo istituto richiede ai professionisti e al fisco maggiore qualità del lavoro che andranno a svolgere. Il nuovo approccio voluto dal Governo prevede anche l’introduzione del concordato preventivo biennale per professionisti e imprese di piccole dimensioni.
Per capire quale sarà la platea dei soggetti interessati occorrerà attendere il varo dei decreti attuativi. Quel che è certo è che alla base dell’accordo biennale ci sarà l’impegno, per il contribuente che intende aderire, ad accettare e rispettare la proposta che sarà formulata dall’Agenzia dopo un contraddittorio. La definizione preventiva riguarderà la base imponibile ai fini delle imposte sui redditi restandone estranea l’Iva, che continuerà ad applicarsi secondo le regole ordinarie.
Con il concordato preventivo l’Erario potrà contare su un gettito sicuro e il contribuente sulla cristallizzazione, per un biennio, della propria posizione fiscale. Eventuali maggiori redditi rispetto a quelli concordati, infatti, saranno irrilevanti ai fini della tassazione diretta e dei contributi previdenziali.
Il tentativo di riforma in atto, dunque, pone al centro del dibattito il rapporto fisco-cittadino. Ritornando alla affermazione del direttore Ruffini, si può senza dubbio essere d’accordo sul non dover essere amici, mentre rimane da lavorare affinché tra fisco e cittadini ci sia correttezza.
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