La riforma della Giustizia ha rappresentato l’argomento centrale del dibattito andato in scena di fronte alle telecamere dell’edizione di Tg2 Post andata in onda ieri, giovedì 8 luglio 2021, registrando, fra gli altri, gli interventi di Francesco Paolo Sisto, sottosegretario del Ministero della Giustizia, e Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale. Sisto, in particolare, ha sottolineato che la riforma della Giustizia penale è tesa ad accelerare i tempi, con l’impegno assunto dall’Italia nei confronti dell’Europa di ridurli del 25% per quanto concerne i processi.
“Per intenderci, i tempi vissuti da Gianni Alemanno non dovranno più ripetersi – ha sottolineato Sisto –. Ci troviamo di fronte a una riforma di un Governo che non ha la pretesa di sostituirsi al Parlamento. Si tratta di un lavoro preparato con attenzione, competenza e confronto prima di giungere al Consiglio dei Ministri. Certo, la conclusione in zona Cesarini metodicamente non è stata il top, ma l’auspicio è che torni presto la presunzione di non colpevolezza”. Inoltre, “servono meno foto e notizie, serve un diritto all’oblio più vero. La rete è diventata una sorta di casellario trash. Dobbiamo liberare il processo da quello che il processo non è”.
RIFORMA GIUSTIZIA, FLICK: “AL CENTRO DELLA GIUSTIZIA CI SIA L’UOMO”
Giovanni Maria Flick, presidente emerito Corte Costituzionale, a Tg2 Post ha sottolineato, sempre in riferimento al caso Alemanno, che sette anni per un cittadino equivalgono alla morte civile, con possibile perdita del lavoro e la famiglia che spesso si disfa. Insomma, un’ingiustizia solenne. Poi ha precisato: “Non vorrei ora che l’euforia per il cambio di nome, dalla prescrizione del reato all’improcedibilità del processo, mettesse in ombra i grossi risultati proposti dalla commissione Cartabia”. Quali sono? Li riepiloghiamo di seguito: rispetto dei termini; controllo del rispetto dei termini da parte del pubblico ministero attraverso il gip, che controllerà anche l’attività di quest’ultimo; allargamento dei cosiddetti riti alternativi; affidamento al Parlamento delle linee guida per capire quali priorità dare alle azioni penali, ovvero ai processi.
“Ci sono troppi processi e ci sono pochi giudici e, soprattutto, nel nostro Paese ragioniamo molto sul problema della tecnica della giustizia, ma è intanto marcito il frutto dell’esecuzione della pena – ha concluso Flick –. Chi restituirà ai detenuti torturati la dignità di cui sono stati privati? La giustizia è anche un problema enormemente umano, al centro del quale deve esserci l’uomo”.