RIFORMA PENSIONI 2022/ Salvini: vedrò leader sindacali per azzeramento Legge Fornero

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, Matteo Salvini rilancia Quota 41 e spiega che vedrà i leader sindacali per parlare dell'azzeramento della Legge Fornero

salvini Matteo Salvini, ministro dei Trasporti (LaPresse)

LE PAROLE DI SALVINI

Come riporta il sito del Tempo, al Meeting di Rimini Matteo Salvini ha ricordato che l’Italia è “il Paese europeo con l’età pensionabile più alta. Noi della Lega abbiamo una proposta su cui c’è anche il sostegno della Cgil: quota 41. Costerebbe 1 miliardo e 10 milioni di euro e darebbe la possibilità a 8 milioni di lavoratori di andare in pensione”.

Il leader della Lega ha evidenziato che “andare in pensione dopo 41 anni di contributi è un sacrosanto diritto, così per dare spazio ai ventenni nel mondo del lavoro. La Legge Fornero non può assolutamente tornare”. Secondo quanto riporta Rainews, Salvini ha anche spiegato che “lavoriamo al dettaglio costi-benefici di Quota 41. Vedrò i leader dei sindacati sulla riforma delle pensioni per l’azzeramento della legge Fornero”. Non resta quindi che attendere le dichiarazioni dei sindacalisti in merito, anche se Quota 41 è uno dei punti della piattaforma unitaria sindacale in materia previdenziale.

UGL PER LA QUOTA 41 DELLA LEGA: “FERMARE RIFORMA PENSIONI FORNERO”

Non solo i sindacati nazionali ma anche l’UGL e altre sigle impegnate nel mondo sindacalista si dicono concordi sull’accettare la riforma pensioni di Quota 41 per impedire il ritorno dal 2023 della Legge Fornero. In vista di una fine 2022 sempre più tempestosa, con le Elezioni in autunno che ritarderanno la formazione della Manovra di Bilancio, il tema delle pensioni entra ormai da giorni nei titoli della campagna elettorale. Secondo Paolo Capone, segretario UGL, «Urge un intervento volto a impedire il ritorno in vigore della Legge Fornero e la scadenza di misure come Quota 102, Opzione Donna e l’Ape Sociale, a partire dal primo gennaio 2023».

Il sindacato autonomo ribadisce come una legge come quella di Quota 100 «ha salvaguardato i diritti acquisiti di oltre 380mila lavoratori»: ora però, spiega ancora Capone, «ribadiamo l’importanza di prevedere nuovi strumenti di flessibilità in uscita che agevolino l’assunzione di nuovi lavoratori immettendo così nuove competenze all’interno del mercato del lavoro». È per questo che la proposta della Lega di una riforma pensionistica come Quota 41 rappresenta un punto «essenziale» per l’UGL, in quanto «prevede 41 anni di contributi, a prescindere dall’età lavorativa, per dare risposte certe e tutelare la dignità dei lavoratori». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI CAVALLARO

Francesco Cavallaro è netto: “Il Paese non può permettersi di tornare indietro, ma neppure accontentarsi dello stato attuale. Il lavoro dovrebbe essere al primo posto sul taccuino degli impegni di ogni candidato. ‘Basta lavoro insicuro e povero’ dovrebbe essere lo slogan di tutti i partiti”.

Pensando all’appuntamento elettorale del 25 settembre, secondo il Segretario generale della Cisal bisogna riaprire al più presto la discussione sulla riforma delle pensioni “e la flessibilità in uscita, ma soprattutto, visti gli effetti, il vigente sistema di  calcolo contributivo. I numeri legati a quota 100 e quota 102, ben al di sotto delle aspettative, ci dicono che le persone hanno paura di andare in pensione e preferiscono lavorare fino all’ultimo giorno utile piuttosto che mettersi in quiescenza con le normative vigenti che tagliano, e taglieranno sempre più, l’assegno mensile. La politica si confronti di più e meglio con tutto il mondo sindacale”.

LE PAROLE DI DAMIANO

Secondo Cesare Damiano, “il problema delle pensioni non si risolve solo con Quota 41, che pure va adottata come abbiamo già proposto con un disegno di legge nel lontano 2013, inascoltati (pdl Damiano, Baretta, Gnecchi).

Come non si è risolto con Quota 100”. Per l’ex ministro del Lavoro, “se si vuole cancellare la legge Monti-Fornero, e noi siamo d’accordo, che è tuttora in piedi nonostante le dichiarazioni di Salvini, bisogna superarne la rigidità che costringerà ancora ad andare in pensione a 67 anni. Noi proponiamo che l’età di pensionamento possa partire dai 63 anni, con una leggera penalizzazione sulla sola parte retributiva, e riteniamo che Ape sociale e Opzione Donna diventino strutturali, come è strutturale la legge sui lavori usuranti introdotta dal secondo Governo Prodi”. L’esponente dem spiega che “la previdenza non ha bisogno di propaganda e di altri aggiustamenti provvisori, ma di soluzioni definitive che facciano passare il sistema dall’attuale e anacronistica rigidità ad una moderna flessibilità”.

RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DELL’ANIEF

Come viene ricordato dall’Anief, senza interventi di riforma delle pensioni alla scadenza di Quota 102 tornerà in vigore la Legge Fornero e “gli unici a potere anticipare i tempi di uscita dal lavoro saranno i dipendenti appartenenti a determinate categorie professionali, ritenute particolarmente stressanti: all’interno di questo novero, occorre includere tutti i lavoratori della scuola e non solo i docenti maestri a contatto con gli alunni più piccoli, già comunque giustamente considerati”. Il Presidente dell’Anief Marcello Pacifico ricorda che “chiediamo un intervento immediato e specifico per il personale scolastico: a 63 anni in media nella scuola si va in pensione in tutti i Paesi dell’area Ocse, in Italia a 67 anni. E questo non è più tollerabile”.

LE PAROLE DI PACIFICO

Il sindacalista evidenzia che “l’insegnamento è vissuto come il lavoro con il più tasso di burnout nel pubblico impiego, c’è necessità estrema di una ‘finestra’ ad hoc per questo personale, in alta percentuale costretto ad affrontare patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro e a rimanere in servizio fino alla soglia dei 70 anni. A questo scopo ricordiamo che per lavorare nel pubblico impiego la formazione universitaria è ormai praticamente obbligatoria e deve essere riconosciuta come contribuzione gratuita dallo Stato, come anche chiesto in più occasioni dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico”. Dunque, da parte del sindacato autonomo c’è anche la richiesta di rendere gratuito il riscatto della laurea, come appunto proposto nei mesi scorsi dal Presidente dell’Inps.

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