LE PAROLE DI LANDINI
In un’intervista a Repubblica, il Segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha spiegato quali risultati vuole ottenere il sindacato, ricordando tra le altre cose che “chiediamo una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni”. All’edizione barese di Repubblica, invece, il Segretario regionale del Pd Domenico De Santis spiega che “allo stato attuale non esistono le condizioni per costruire una autonomia rafforzata. Il divario di diritti è troppo largo. La priorità del Paese in questo momento non penso sia l’autonomia differenziata. Gli italiani combattono tutti i giorni con il caro benzina e bollette, con l’aumento dei mutui e dell’inflazione. La priorità è occuparsi di questo aumentando gli stipendi e le pensioni. Per colmare il divario servono i Fondi di coesione che questo governo da sette mesi sta bloccando. Il governo Draghi aveva già costruito la ripartizione e la bozza di accordo per la sottoscrizione. Poi il nulla”.
LE NOVITÀ SULLA RIFORMA PENSIONI DI QUOTA 41
Tornando ancora sulle dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon – qui sotto le considerazioni su Opzione Donna e tavolo riforma pensioni 2023 – un punto da approfondire è la novità aggiornata sul tema ampio della Quota 41 in mente per il Governo Meloni: «L’impegno che ha preso l’esecutivo Meloni è di portarla a compimento entro la fine della legislatura. Ma sono fiducioso che riusciremo a portare a casa la riforma anche prima».
La soluzioni, racconta ancora Durigon al “Tempo”, vi sarebbero anche perché «oggi buona parte di chi esce dal lavoro ha, nel suo assegno, un peso preponderante rappresentato dal sistema contributivo. E questo conferisce maggiore flessibilità nelle possibili decisioni di intervento legislativo nel settore». L’ipotesi intermedia, ovvero la Quota 41 senza però il paletto degli anni – accettando il ricalcolo dell’importo usando solo il metodo contributivo – non è da scartare, anzi: «una delle tante ipotesi in valutazione. Ce ne sono anche altre sulle quali continua il ragionamento. Ma ripeto: più ci allontaniamo dal 1996, anno di partenza della riforma Dini, più il sistema che la legge ha introdotto favorisce l’uscita degli occupati senza aggravi importanti per le finanze pubbliche», conclude il sottosegretario leghista. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI DURIGON
Intervistato dal Tempo, Claudio Durigon spiega di ritenere che il confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni potrà riprendere “in prossimità della sessione di bilancio quando il quadro delle risorse a disposizione sarà più chiaro e delineato. Confido però di poter iniziare nuovamente la discussione nel mese di luglio. Al momento stiamo analizzando le proposte arrivate”. Il sottosegretario al Lavoro evidenzia anche che “oltre a Quota 41 una delle priorità resta il rafforzamento dell’Ape social e l’ampliamento delle categorie considerate usuranti per le quali si possono allargare i requisiti di uscita anticipata”. Riguardo, invece, alle modifiche a Opzione donna dopo i paletti imposti con la Legga di bilancio, Durigon dice: “Non ne ho contezza. Certo, un segnale verso il mondo delle lavoratrici sarebbe importante visto che sono tra quelle che più pagano la crisi. Il Premier è molto sensibile alla questione femminile ma, ripeto, di non aver avuto nessuna conferma in proposito”.
LE PRIORITÀ DI FORZA ITALIA
Come riporta Ansa, Roberto Pella, deputato di Forza Italia, ha spiegato che tra gli obiettivi del suo partito non c’è solo “la decontribuzione per chi assume gli under 36 e le donne, in modo da incentivare la natalità, ma anche l’aumento delle pensioni e la riproposizione della misura che prevede 3mila euro in busta paga detassati, apprezzata molto da imprenditori e dipendenti, che può essere fondamentale per i consumi e per la nostra economia”. Dal dibattito pubblico organizzato dalla Usb Pensionati a Ponte, in provincia di Benevento, invece, è emerso che “la vera emergenza del Paese sono il lavoro vero è garantito, il salario e le pensioni, e non il taglio del cuneo fiscale voluto dal Governo e Confindustria, con l’avallo dei sindacati confederali e compiacenti alle politiche governative di ogni colore che esse siano e/o siano state. Bisogna mettere mano ai salari rivendicando, da subito, aumenti netti di almeno 300 euro nelle buste paga e sulle pensioni, e una legge che stabilisca una paga oraria di non meno di 10 euro netti al di sotto dei quali sia vietato scendere per qualsiasi contratto di lavoro”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI
Nel fine settimana, a margine del Salone del Mobile di Milano, Matteo Salvini, come riporta Adnkronos, ha detto che “il primo maggio faremo un Consiglio dei ministri dove ci sarà un altro sostanzioso e sostanziale aumento delle buste paga e delle pensioni più basse”. Restando in Lombardia, Il Giorno ricorda che “la regione è sotto la media nazionale di un dipendente pubblico ogni 162,57 abitanti (in regione il rapporto è di 1 ogni 193,84)”. Dino Pusceddu, Segretario della Fp-Cgil Lombardia, spiega che “abbiamo notizia di concorsi che stanno andando deserti. le retribuzioni, soprattutto per le professionalità necessarie all’attuazione dei piani del Pnrr, sono basse rispetto al settore privato e il posto pubblico è diventato poco attrattivo” e “con i prossimi pensionamenti, i servizi rischiano la paralisi”.
L’ANALISI DI TRIDICO
Intanto, come riporta Ansa, Pasquale Tridico, a margine di un evento organizzato dall’Università di Bari, ha detto che c’è bisogno degli immigrati per pagare le pensioni, “così come fanno tutti i Paesi ricchi. Nei Paesi ricchi i migranti sono una forza importante”.”Così come noi abbiamo 3,2 milioni di lavoratori in nero che oggi non sostengono il sistema dal punto di vista contributivo e fiscale. Anche lì si deve fare di tutto per farli emergere, perché se questi emergono si sostiene il sistema. Così come nel Sud i tassi di occupazione sono molto bassi, soprattutto di donne e giovani”, ha aggiunto il Presidente dell’Inps, secondo cui “ci sono effetti combinati che si possono azionare e che riguardano sia fluidità nella accoglienza dei migranti, sia una forte azione soprattutto nel sud Italia dove i tassi di occupazione sono molto bassi”.
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