Ancora nessuna conferma di Quota 41 sulla riforma pensioni 2025, e dal confronto Meloni Giorgetti emergono criticità.
Continuano le ipotesi su come si evolverà la riforma pensioni 2025 e per gli anni a seguire, dove sembrerebbe che per gli anticipi non ci siano né spazi e neppure margini sufficienti. Sul vecchio Documento di Economia e Finanza ad esempio, il Governo non ha approvato Quota 41.
Il problema starebbe nelle ingenti spese che l’erario dovrebbe affrontare, con conseguenti rinunce che in questo caso intaccherebbero la misura anticipata. Il Sole24Ore ha evidenziato un confronto tra Giorgetti e Meloni, secondo il quale non ci sarebbe budget sufficiente per nuove manovre.
Sulla riforma pensioni 2025 ancora niente conferme
Sulla riforma pensioni 2025 non si parla più di Quota 41 o di altre soluzioni per uscire anticipatamente dal lavoro. Il motivo sarebbe associato alle spese aggravate da Quota 100, e dagli ulteriori impegni economici e pensionistici che l’erario deve affrontare.
Nei cinque anni precedenti, nello specifico quelli che sono trascorsi dal 2019 al 2023, il Documento di Economia e Finanza ha evidenziato delle criticità finanziarie importanti associate ad un eccesso di pensionamenti anticipati, perlopiù legati all’ex Quota 100 (poi abolita per far spazio a Quota 102 e 103).
Anni in cui – ribadisce il Sole24Ore – si sono verificate due fenomeni che non hanno contribuito a ridurre la spesa pubblica, il pensionamento fisiologico di chi è riuscito ad ottenere il cedolino per l’età anagrafica e il soddisfacimento di massa grazie alle soluzioni anticipate.
Attese fino a settembre
Purtroppo ad oggi le attese si fanno sempre più lunghe, infatti per saperne di più sulla prossima riforma pensioni e su ciò che verrà introdotto si dovrà aspettare l’update del Def di settembre. Prima di allora potremmo parlare soltanto di “supposizioni”.
Nell’attesa che l’esecutivo possa prendere posizione, non resta che pensare – ancora una volta – a delle soluzioni temporanee, come ad esempio l’introduzione di Quota 104 che permette l’uscita solo dopo aver versato 41 anni di contributi e aver compiuto 63 anni d’età.
