Riforma pensioni 2025, sulle donne pesa un gender gap previdenziale dovuto anche alle loro carriere lavorative

RIFORMA PENSIONI 2025, LA POSIZIONE DELLA CGIL

Per la Cgil di Genova e Liguria, la disparità di genere presente nel mondo del lavoro si riverbera anche nel momento in cui le donne vanno in pensione: carriere discontinue o con orari di lavoro ridotti per occuparsi di figli o genitori anziani comportano assegni di importo molto basso.



Non a caso l’Inps ha spiegato che il 55% delle pensioni liquidate a donne lo scorso anno era di importo inferiore ai 1.000 euro mensili. Anche per questo, secondo il sindacato, è importante che le donne vadano a votare sì ai referendum che sono stati proposti dalla Cgil e che cercano di porre un freno alla precarietà e licenziamenti discriminatori, di modo che le loro carriere siano meno discontinue, con benefici anche per quanto riguarda il futuro previdenziale.



RIFORMA PENSIONI 2025, L’INIZIATIVA DI PORTA (PD)

Intanto il deputato del Partito democratico eletto all’estero Fabio Porta ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro per chiedere che vengano spiegate le ragioni che hanno portato il Governo a introdurre nella Legge di bilancio il blocco della rivalutazione delle pensioni erogate all’estero superiori al trattamento minimo.

Una misura che riguarda circa 61.000 pensionati. Vedremo quale sarà la risposta di Marina Calderone a tale interrogazione. Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief, chiede invece di rivedere il sistema degli scatti di anzianità per il personale della scuola, visto anche che l’ultimo scatta dopo 35 anni di lavoro e dunque non c’è un altro prima del pensionamento.



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