Riforma pensioni 2025, i dati interessanti di Confprofessioni, del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps e dello Spi-Cgil
RIFORMA PENSIONI 2025, L’ANALISI DI PIRA
Come ricorda Andrea Pira in un articolo pubblicato sull’Huffington Post, gli importi delle future pensioni dipenderanno anche dall’andamento del Pil. Di fatto, se quest’ultimo riuscirà mediamente a salire del 2% l’anno, allora gli assegni previdenziali saranno più vicini all’ultima retribuzione. Diversamente, in caso di economia fiacca o addirittura di decrescita, ci sarà una diminuzione degli importi collegata al sistema di calcolo degli stessi che non dipende solamente dai contributi versati dal singolo lavoratore e dall’aspettativa di vita generale della popolazione. Dunque, occorre sperare che nel nostro Paese l’economia possa crescere e non poco, visto l’andamento medio del Pil degli ultimi anni, ripresa post-Covid a parte.
RIFORMA PENSIONI 2025, I DATI DEL CIV-INPS
Intanto Confprofessioni fa presente che i contributi che lavoratori autonomi e professionisti devono versare alla gestione separata dell’Inps hanno subito un aumento da gennaio, dal momento che l’aliquota è passata dal 28,72% (un punto in meno per i professionisti) al 30,72%. Non si tratta certamente di un incremento marginale. Dal secondo Rendiconto di genere del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps emerge invece che il pay gender gap si attesta al 21%, mentre in ambito previdenziale sale addirittura al 44%. Lo Spi-Cgil di Verona, infine, ricorda l’importanza di far verificare ai pensionati l’esistenza o meno di diritti inespressi, visto che nel 2023 è stato possibile far recuperare nella provincia bene 500.000 euro.
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