Il Bilancio potrebbe prevedere una riforma pensioni 2026 completamente diversa. Abbiamo analizzato i punti più importanti da risolvere.
Anche se siamo ancora in piena estate, molti politici parlano della prossima riforma pensioni 2026. L’obiettivo è aumentare il cedolino di ciascun contribuente e al tempo stesso ridurre l’età pensionabile (che secondo le prime stime dovrebbe esser sempre più alta).
Stando ai dati ISTAT e all’attuale normativa previdenziale, tra due anni il pensionamento dovrebbe esser più alto. Alcuni esponenti come Claudio Durigon insistono nel cercare di trovare delle risorse per fermare l’incremento dell’età.
La riforma delle pensioni 2026 e i suoi obiettivi
L’obiettivo della riforma pensioni 2026 ha un duplice scopo: aumentare le possibilità per godere del pensionamento anticipato (così da compensare il flop con Quota 103) e cercare di rendere i cedolini “più ricchi”.
Il problema del nostro Governo è sempre lo stesso, ovvero l’assenza di molteplici risorse finanziarie. Anche il solo “congelamento” dell’età pensionabile (che tra due anni dovrebbe crescere di altre 3 mensilità) costerebbe diversi miliardi di euro.
Parlando sempre di “criticità”, sottolineiamo la necessità di un rapido intervento per le misure temporanee (in prima linea Quota 103 ed Opzione Donna). Entrambe sono poco richieste per via del calcolo esclusivamente contributivo (che ha penalizzato moltissimi lavoratori).
Per colmare questo gap potrebbe esser introdotta Quota 41 flessibile, che consente un ampliamento della platea di beneficiari e un taglio sull’assegno più contenuto (il 2% massimo su ogni anno goduto).
Quanto potrebbero aumentare le pensioni?
L’aumento delle pensioni è un tema che influenzerà negativamente la prossima riforma prevista per il 2026, dato che a differenza dell’attuale 2,2% di rivalutazione straordinaria, si potrebbe ricevere un discreto 1,5%.
Il Governo è al lavoro per migliorare questo aspetto economico, che potrebbe deludere gran parte dei pensionati. Per farlo starebbe ragionando su un taglio che inciderà sulle aliquote Irpef, prospettando una potenziale riduzione sul 2° scaglione (passando dall’attuale 35% al potenziale 33%).
Grazie a questo ipotetico intervento i pensionati potrebbero vantare fino a 440€ annuali in più, oppure 640€ laddove la soglia venisse innalzata fino a 60.000€.