LA MESSA A RIPOSO D’UFFICIO PER GLI STATALI
Rispondendo a una domanda di un lettore del sito orizzontescuola.it, Patrizia Del Pidio ricorda che “non sempre il dipendente pubblico al compimento dei 65 anni viene posto a riposo d’ufficio. L’obbligo da parte dell’amministrazione, infatti, di collocare a riposo il dipendente al compimento dei 65 anni c’è solo quando il lavoratore ha raggiunto il diritto alla pensione anticipata. Di fatto, quindi, il lavoratore alle dipendenze della pubblica amministrazione è collocato a riposo d’ufficio solo se ha raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi se uomo e 41 anni e 10 mesi di contributi se donna, in caso contrario può continuare a lavorare fino al compimento dei 67 anni, quando guadagna il diritto di accedere alla pensione di vecchiaia”. Su Sputnik Italia viene invece evidenziato che in vista della Legge di bilancio le misure di riforma pensioni potrebbero essere “sacrificate” per dare più risorse alla riforma degli ammortizzatori sociali cui il Governo sta lavorando sempre d’intesa con le parti sociali.
PIÙ “GRAVOSI” E L’APE SOCIALE
Il “post” Quota 100 resta il vero nodo da discutere per Governo e sindacati nei prossimi mesi convulsi in vista della Manovra: la riforma pensioni, vista la scadenza della quota approvata da Lega e M5s, resta un punto dirimente dell’esecutivo impegnato a rispettare i piani del Recovery Fund. E così se da un lato avanza l’ipotesi di rafforzare l’Ape Social – con l’ok anche della Lega per evitare lo scalone dei 67 anni – anche dall’Inps resta valida la proposta del Presidente Pasquale Tridico: «la strada da percorrere è quella di approfondire gli strumenti che già oggi permettono di lasciare il lavoro a 63 anni», a cominciare dall’Ape Sociale ma non solo. Per il professore n.1 dell’Istituto, va allargato dal 2022 il bacino delle attività gravose alle quali è consentito uscire con pensione anticipata rispetto alla soglia dei 67 anni. (agg. di Niccolò Magnani)
SI FA LARGO IL RAFFORZAMENTO DELL’APE SOCIAL
Matteo Salvini, intervenendo nella trasmissione di Rai Tre Agorà ha detto che “se qualcuno dovesse pensare al ritorno della legge Fornero, mettiamo i Tir all’ingresso delle autostrade, altro che rave party”. Diventa quindi sempre evidente che il Governo dovrà per forza varare delle misure di riforma delle pensioni per il post-Quota 100. Secondo Il Sole24 Ore ci sarebbe “l’idea di ripartire dagli strumenti già disponibili, magari in versione rafforzata. A cominciare dall’Ape sociale che dovrebbe essere utilizzabile anche da altre categorie di lavoratori impegnati in attività considerate gravose o usuranti. Decisivo per l’allargamento della platea sarà lo studio che sta completando l’apposita Commissione tecnica istituita dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Anche il Carroccio, da sempre fautore di Quota 41, non sembra contrario a questa opzione. E a lasciarlo chiaramente intendere è stata a metà agosto Tiziana Nisini, sottosegretario leghista al Lavoro: dobbiamo evitare lo scalone dei 67 anni potenziando gli strumenti già in essere, serve flessibilità in uscita affiancata da misure mirate come Opzione donna, Ape sociale o come i contratti di espansione”.
LE PAROLE DI SALVINI SU DURIGON
Matteo Salvini, a margine del Meeting di Rimini cui ha partecipato ieri, ha ricordato, come riporta La Tribuna di Treviso, che “Durigon è il papà di Quota 100, con lui sto lavorando sulla riforma delle pensioni dal 2022 in poi e sul saldo e stralcio sulla rottamazione delle cartelle esattoriali: ragioneremo io e lui su quello che è più utile fare, per noi, per il movimento, per il governo e per l’Italia, perché di perdere tempo in polemiche sul passato non ne abbiamo nessuna voglia”. Il leader della Lega sembra quindi aprire alla possibilità che il sottosegretario all’Economia possa fare un passo indietro come è stato chiesto da altri partiti della maggioranza. “Fascismo e comunismo, fortunatamente, sono stati sconfitti, archiviati e si studiano sui libri di storia e ne ragionerò io con Claudio, che è persona di cui ho la massima stima e fiducia”, ha aggiunto Salvini. Vedremo quali decisioni verranno prese, eventualmente prima del prossimo Consiglio dei ministri.
RIFORMA PENSIONI, LA SCADENZA PER L’ESONERO CONTRIBUTIVO
Come ricorda ingenio-web.it, il ministero del Lavoro ha approvato il decreto relativo all’esonero contributivo dei professionisti. Dopo le proteste per le scadenze ravvicinate, è stata decisa una proroga al 30 settembre per la presentazione delle domande per gli iscritti alla gestione separata e alle gestioni speciali Ago dell’Inps, mentre per le casse previdenziali private, compresa Inarcassa, la scadenza è fissata al 31 ottobre.“Possono accedere all’esonero tutti i professionisti che siano iscritti a Inarcassa con decorrenza anteriore alla data del 1° gennaio 2021 (data di entrata in vigore della legge 30/12/2020 n. 178). Hanno diritto all’esonero anche coloro che hanno presentato domanda di iscrizione ma il cui provvedimento sia in corso, se la decorrenza dell’iscrizione è anteriore al 1° gennaio 2021”.
IL VIA ALLA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE ALL’INPS
Inoltre,“possono presentare la domanda anche gli iscritti a Inarcassa titolari di pensione ai superstiti (di reversibilità o indiretta) o di invalidità”, viene ricordato dal portale dedicato all’informazione tecnica e progettuale. Il Sole 24 Ore ricorda intanto che da oggi è possibile “per i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni previdenziali Inps presentare domanda di esonero contributivo per l’anno 2021”. Il quotidiano di Confindustria spiega anche che l’istanza alla rispettiva Cassa previdenziale di appartenenza può essere già presentata dai professionisti iscritti a un albo. Ingegneri, architetti, commercialisti, ragionieri e avvocati “sono già stati messi nelle condizioni di poter presentare la relativa domanda al proprio istituto di appartenenza”.
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