RIFORMA PENSIONI/ Le agevolazioni per le donne madri

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, sono essenzialmente due le agevolazioni previste al momento per le donne madri dal punto di vista previdenziale

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LE AGEVOLAZIONI PER LE DONNE MADRI

Rispondendo a un lettore di orizzontescuola.it, Patrizia Del Pidio ricorda quelle che sono le agevolazioni, essenzialmente due, per le donne madri dal punto di vista previdenziale. La prima prevede “uno sconto contributivo di 1 anno per ogni figlio avuto, fino ad un massimo di due anni, per le donne che accedono alla pensione con l’Ape sociale. Di fatto le donne possono accedere alla misura con 29 o 28 anni di contributi (invece dei 30 richiesti) e 63 anni di età se sono invalide, caregiver o disoccupate. Ne occorrono 35 o 34 (invece dei 36 normalmente richiesti) se sono lavoratrici gravose”. La seconda “prevede uno sconto sull’età anagrafica di accesso alla pensione di vecchiaia di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino ad un massimo di 12 mesi, per le donne che hanno la propria pensione calcolata interamente con il sistema contributivo (esclusa l’opzione donna che prevede solo il ricalcolo contributivo ma non è considerata una pensione contributiva) e che hanno, quindi, versato tutti i propri contributi a partire dal 1996 o che hanno optato per il computo in gestione separata”.

RIFORMA PENSIONI, L’UE CI MARCA DA VICINO

È una “marcatura” piuttosto stretta, quasi “a uomo”, quella che l’Unione Europea pone nei confronti dell’Italia per la prossima riforma pensioni da incardinare per il gennaio 2021 con la scadenza di Quota 100: qualsiasi ipotesi di uscita “anticipata” viene vista da Mef e Palazzo Chigi come un potenziale pericolo per il programma PNRR, ovvero per gli ok della Commissione Ue ai vari fondi da sbloccare nei prossimi mesi. Una “nuova” Quota 100 è esclusa al momento, nonostante il pressing della Lega, ma anche l’ipotesi di Quota 41 caldeggiata dai sindacati non convince per l’alta spesa che si dovrebbe affrontare: per questo è salita l’ipotesi negli ultimi giorni di potenziare l’Ape Sociale e altri strumenti già esistenti, piuttosto che imbastire una nuova uscita anticipata dal 2021. Tornano allora le parole di Brambilla riferite ieri al Messaggero: «se si vuole garantire la sostenibilità del sistema pensionistico anche per le giovani generazioni la prima azione è limitare al massimo sia le anticipazioni sia le decontribuzioni», vedi paragrafo in fondo per l’approfondimento. (agg. di Niccolò Magnani)

IL FLOP DELLA FLAT TAX AL 7%

In un articolo pubblicato sul Messaggero viene fatto il punto sulla cosiddetta flat tax al 7% per quanti si trasferiscono in piccoli Paesi del Sud Italia dall’estero. Una misura rientrata tra quelle di riforma pensioni per il 2019 con l’obiettivo di incentivare l’arrivo in Italia di pensionati stranieri o il ritorno di quelli italiani in patria. Il quotidiano romano spiega che secondo i dati del Mef, “questo regime ha avuto al momento un impatto molto modesto. Risultano meno di 50 soggetti che dichiarano reddito da pensione estera per un importo di 992 mila euro e altri redditi di fonte estera per un ammontare di 1,8 milioni di euro, mentre l’imposta sostitutiva dichiarata è di oltre 127 mila euro”. La misura è stata quindi un flop e secondo Il Messaggero dovrebbe far riflettere rispetto alla proposta formulata alcuni giorni fa da Salvini sull’azzeramento delle tasse per i pensionati stranieri che decidessero di trasferirsi in Calabria. Vedremo se la Lega presenterà effettivamente una proposta in merito.

GLI ESONERI CONTRIBUTIVI PER IL SETTORE AGRICOLO

In un articolo pubblicato sul sito della Cia Toscana viene fatto il punto sugli esoneri contributivi riguardanti il settore agricolo. L’esonero per le mensilità di novembre e dicembre 2020, gennaio 2021 “interessa la generalità delle imprese agricole, quelle della pesca, dell’acquacoltura, delle imprese produttrici di vino e di birra e dei soggetti la cui attività rientra tra quelle riportate nell’allegato al Decreto. La componente Inail è comunque dovuta. La differenza rispetto a quanto originariamente dovuto per il 2020 e 2021, non avrà alcuna conseguenza sui diritti legati ai contributi, compreso l’importo della futura pensione. L’esonero dovrà essere richiesto all’Inps ma al momento la procedura per inviare l’istanza non è stata ancora rilasciata”. Esiste anche l’esonero per la mensilità di febbraio 2021 e a differenza del precedente “interessa le imprese agricole che esercitano attività vitivinicola, agrituristica, aziende produttrici di vino e di birra”. C’è poi l’anno bianco che oltre a professionisti e autonomi riguarda “gli IAP, i CD, i mezzadri e coloni.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Secondo Alberto Brambilla, “se si vuole garantire la sostenibilità del sistema pensionistico anche per le giovani generazioni la prima azione è limitare al massimo sia le anticipazioni sia le decontribuzioni; in particolare, Quota 100 potrà essere sostituita da una flessibilità in uscita tra i 64 anni (adeguati alla aspettativa di vita) con almeno 38 anni di contribuzione (di cui al massimo tre di figurativa) e i 67 anni e 3 mesi della vecchiaia. Ma attenzione, queste regole devono valere per tutti, anche per i contributivi puri molto penalizzati dalle riforme”. In un articolo pubblicato sul Messaggero, il Presidente di Itinerari previdenziale ritene anche necessario sostituire le attuali misure di anticipo pensionistico con tre strumenti”.

I TRE STRUMENTI AL POSTO DELLE MISURE PER GLI ANTICIPI

Si tratta dei “fondi esubero che sono già operativi per banche e assicurazioni e sono a costo zero per lo Stato”, dei contratti di espansione “con oneri totalmente a carico delle imprese oltre i 250 dipendenti”, e l’isopensione “con costi e contributi figurativi interamente a carico delle aziende con più di 15 dipendenti. Così facendo riusciremo a raggiungere l’età effettiva media di pensionamento in Europa, portando l’attuale età media da meno di 63 anni a poco più di 65 anni; ma soprattutto si ridurrà di molto l’incremento del numero dei pensionati che potrebbero rivedere quota 16 milioni nel 2025/26”. Per Brambilla si tratta “di azioni fondamentali se si considera che nei prossimi 15 anni andranno in pensione i baby boomers nati tra il 1960 al 1977 che sono tra 800mila e il milione di attuali residenti per ciascun anno di nascita”.

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