Riforma pensioni/ 2020, intervento sugli assegni di reversibilità?

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, per il 2020 si parla di un possibile interventi sugli assegni di reversibilità che colpirebbe in base al reddito

reddito di emergenza Lapresse

2020, INTERVENTO SULLE PENSIONI DI REVERSIBILITÀ?

Dalle pagine di firenzepost.it Paolo Padoin rilancia una notizia del portale quifinanza riguardante una possibile riforma pensioni che potrebbe esserci forse l’anno prossimo. In realtà è diverso tempo che si parla di un intervento sulle pensioni di reversibilità e ora si ipotizza il riconoscimento di questo tipo di prestazione “ad un vincolo reddituale. In altre parole la pensione di reversibilità spetterebbe solamente a vedove/vedovi/orfani il cui reddito viene certificato dall’Isee come particolarmente basso. Lo scopo della restrizione sarebbe quello di ampliare la platea di beneficiari del reddito di cittadinanza, incrementando le risorse a disposizione per questa misura”. Non c’è nulla di ufficiale e ufficioso e c’è da ricordare che in passato interventi sulle pensioni di reversibilità sono stati già smentiti. Tuttavia, evidenzia Padoin, dopo l’intervento sulle pensioni d’oro perché non aspettarsi qualcosa di simile anche sugli assegni di reversibilità oltre una certa soglia? Vedremo se ci saranno ulteriori notizie in merito.

LE CRITICHE DI FURLAN ALLA MANOVRA

La Legge di bilancio che è stata appena approvata anche dal Parlamento non convince la Cisl. Annamaria Furlan, con un post sulla pagina Facebook del sindacato di via Po, parla di “manovra insufficiente”. Nonostante il taglio del cuneo fiscale previsto dalla seconda metà del 2020, per il Segretario generale della Cisl resta il problema dell’occupazione. “Il lavoro si crea con gli investimenti pubblici e privati, con il rilancio dell’economia, attraverso una forte riduzione delle tasse sui salari, sulle pensioni, sulle imprese che investono in innovazione, ricerca, formazione, qualità”, scrive Furlan, che parla anche di una misura di riforma pensioni parecchio contestata dai sindacati nelle ultime settimane: “Non ci sono le risorse sufficienti per rinnovare tutti i contratti pubblici già scaduti, gli organici e stabilizzare i 350 mila precari della Pubblica amministrazione e della scuola. Manca la scelta di una giusta rivalutazione delle pensioni per milioni di anziani che hanno fatto grande questo paese e una legge sulla non autosufficienza per milioni di persone in difficoltà”.

COSA CAMBIA DOPO LA MANOVRA

Con 312 voti a favore e 153 contrari (due gli astenuti), la Camera ha approvato la Legge di bilancio su cui il Governo aveva posto la fiducia. Il passaggio a Montecitorio della manovra è stato rapido e il testo è stato “blindato” in modo da evitare una terza lettura al Senato. Come ricorda il sito di Rassegna sindacale, nel provvedimento vi sono misure di riforma pensioni: “Viene prevista la rivalutazione al 100% per gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps (pari a 6.669,13 euro). Confermata la rivalutazione al 77% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo; al 52% tra 5 e 6 volte il minimo; al 47% tra 6 e 8 volte il minimo; al 45% per gli assegni tra 8 e 9 volte minimo; al 40% per i trattamenti superiori. Viene prorogata a tutto il 2020 la sperimentazione dell’Ape social. Su Opzione donna, viene estesa la possibilità di fruizione alle lavoratrici che abbiano maturato determinati requisiti entro il 31 dicembre 2019”. Da ricordare anche la conferma di Quota 100 fino alla naturale scadenza alla fine del 2021.

IL PUNTO DEL CODS DOPO LA MANOVRA

Con l’approvazione della Legge di bilancio da parte della Camera, diventano effettive anche le norme riguardanti la riforma pensioni previste all’interno della manovra. Non ci sono molte novità per il 2020 e tra queste la proroga di un altro anno di Opzione donna. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social scrive: “Ora che il debito contratto dal socio di maggioranza con le lavoratrici lo scorso anno in occasione del Decreto 4/2019 (cd. decretone) dove dopo aver tenuto in giostra per mesi le Donne nate nel 1961, le avete ‘buttate giù’ rovinosamente é stato saldato, possiamo iniziare a pensare a politiche previdenziali rispettose e serie per la platea femminile?”. L’occasione per farlo potrebbe essere l’apertura del confronto Governo-sindacati sulla previdenza, “funzionali a stabilire e deliberare provvedimenti che contemplino finalmente, un “risarcimento” per tutte le donne”. Armiliato conclude il suo post con una sorta di promemoria: “Ricordiamo a lor signori, intanto che auguriamo buone feste, che tutte ledonnesonoincredito”.

GLI EFFETTI DELLE BABY PENSIONI

In un articolo su Panorama si approfondiscono gli effetti della riforma pensioni del 1973 che nel settore pubblico ha portato alla nascita delle cosiddette baby pensioni. Si ricorda che allora il debito/Pil era al 30% e si è quindi decise di consentire l’ingresso in quiescenza anche a 35-40 anni di età a chi aveva anche meno di 20 anni di contribuzione. Le baby pensioni sono state abolite solo nel 1992  e hanno comportato, stando a quanto riferito dall’avvocato dell’Inps Luigi Caliulo, una spesa di 150 miliardi di euro. Un costo che continua ad aumentare dato che i baby pensionati in vita sono più 330-360.000, come stimato dal centro studi Itinerari previdenziali, il cui Presidente Alberto Brambilla evidenzia che se la loro pensione è inferiore a 516 euro al mese, lo Stato deve anche versare l’integrazione al minimo. L’ex sottosegretario al Welfare ci tiene a precisare che non c’è certo bisogno di togliere soldi a questi pensionati, “ma devono almeno capire che allo Stato e alla collettività hanno dato poco e hanno avuto tanto”.

RIFORMA PENSIONI, LA RICHIESTA DEGLI  ESODATI

Come noto, tra le misure di riforma pensioni contenute negli emendamenti alla manovra che sono stati bocciati in commissione Lavoro al Senato c’era anche la richiesta di riapertura dell’ottava salvaguardia degli esodati per trovare così finalmente una soluzione per circa 6.000 persone a distanza di otto anni dalla Legge Fornero. Il Comitato 6.000 esodati esclusi ha diffuso un comunicato per evidenziare che c’è ancora una possibilità per questo governo di fare ammenda e riparare alla vergognosa ingiustizia inflitta negando il provvedimento numerose volte promesso, e cioè inserirlo nel Decreto di fine anno che verrà discusso e approvato dalle Camere nei prossimi giorni”. Infatti, “l’emendamento sanatoria delle discriminazioni contenute nell’Ottava Salvaguardia verrà infatti nuovamente presentato dal Sen. Nannicini in occasione del Decreto Milleproroghe”.

L’ULTIMA SPERANZA PER IL 2019

Il Comitato “rilancia quindi l’appello al Presidente Mattarella, al Governo, in particolare al Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che ci sta ignorando fin dal suo insediamento, e a tutte le forze politiche affinché questo sia l’ultimo Natale che gli Esodati devono trascorrere in queste condizioni insopportabili per cittadini onesti che, dopo aver mantenuto questo Stato per una vita, si ritrovano traditi dalle Istituzioni”. Vedremo se quello che già si preannuncia come un altro provvedimento difficile per il Governo, visto che non mancano alcune divergenze sui contenuti del Milleproroghe, potrà diventare l’occasione per sanare un’ingiustizia che si sta perpetrando da tempo in una sorta di “indifferenza” di buona parte della classe politica.





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