Nel 2025 le pensioni minime dovrebbero subire un lieve rincaro grazie al meccanismo della perequazione automatica.
Nel 2025 le pensioni minime potrebbero aumentare lievemente grazie al meccanismo di perequazione automatica. Lo strumento mira a mantenere invariato il potere d’acquisto anche a fronte di una forte inflazione. Nello specifico, tramite la perequazione il calcolo degli assegni previdenziali viene tenuto in considerazione osservando l’aumento dei prezzi dei servizi e dei beni rapportato al tasso di inflazione. Dopo il recente caso di incostituzionalità questo meccanismo dovrebbe esser confermato anche per il prossimo anno.
Riforma pensioni minime, nel 2025 aumentate: ma di quanto?
Le pensioni minime nel 2025 dovrebbero essere aumentate per tutti (indipendentemente dalla fascia in cui ci si trova). L’obiettivo è quello di farlo tramite un adeguamento al 100% sul costo dell’inflazione (che però secondo le stime pare essere molto contenuto). L’adeguamento potrebbe essere rapportato all’1,5% di inflazione, e questo si tradurrebbe in un aumento dell’assegno pensionistico davvero minimo, quasi irrisorio: appena 9 euro al mese, arrivando a percepire 607€ anziché 598€.
Se è pur vero che si tratti di un aumento e dunque una nota positiva nel contesto, è anche vero che un rialzo di appena 9 euro potrebbe apparire “misero”. Con i nuovi rincari, specialmente per le utenze domestiche, questa cifra potrebbe diventare insignificante.
Un contesto economico pretenzioso
Le pensioni minime nel 2025 – secondo le stime attuali – aumenteranno di appena 9 euro al mese. Il calcolo della perequazione automatica tiene conto della percentuale di inflazione, che di per sé non è un dato che da solo dovrebbe significar molto. Il motivo è presto spiegato: nel 2025 l’inflazione potrebbe essere piuttosto contenuta, con una percentuale di appena l’1,5%, ma questo non significa che i costi generali siano al ribasso, anzi, alimentari, ristoranti e attività diventano sempre più costosi.
Occorrerebbe aumentare l’assegno pensionistico minimo con una quota fissa e introdurre dei nuovi bonus che possano realmente migliorare il potere d’acquisto dei pensionati (ma anche dei lavoratori single e delle famiglie italiane).