ROSSI: QUOTA 100 UN ERRORE
Nicola Rossi non ha dubbi, “la quota 100 è stata un errore. Bisognava intervenire chirurgicamente per restituire un po’ di flessibilità al sistema irrigidito dalle scelte del 2011. Conclusione: stiamo tornando ad avere le pensioni di annata come le avevamo un quarto di secolo fa. E pochi ricordano che anche per questo motivo 25 anni fa si andò alla riforma Dini”. L’economista, intervistato da formiche.net, spiega che dal suo punto di vista ora la soluzione in tema di riforma pensioni “è quella già immaginata allora: flessibilità in uscita attuarialmente sostenibile. Sarebbe molto più utile utilizzare qualche risorsa per costruire un sistema di prestiti contributivi per gli occupati con carriere discontinue”. Rossi aggiunge anche, più in generale sulla situazione economica dell’Italia, che “nonostante quel che alcuni pensano, non è la Commissione europea che taglia il nostro Pil, ma l’operare congiunto di due fattori tutti interni: il ridotto tasso di crescita della produttività ed il crescente peso del debito pubblico”.
BARBAGALLO: ENTRO MARZO INCONTRO CON GOVERNO
“Dobbiamo fare il punto con il Governo per capire se ci stanno ascoltando: abbiamo preso atto che conoscono la piattaforma meglio di noi, ma abbiamo bisogno di risposte e di sapere quante risorse saranno postate per gli investimenti pubblici e privati e per tutto ciò che è necessario al Paese, al Mezzogiorno, ai giovani, alle donne, ed ai pensionati”. È quanto mette in evidenza Carmelo Barbagallo dopo la riunione delle Segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil. Dal suo punto di vista occorre poi “soluzioni che, nel difendere e creare posti di lavoro, siano capaci di ricostruire quel clima di fiducia indispensabile per far crescere il nostro Paese, attraverso necessarie riforme ed aperture di cantieri”. A proposito di riforma pensioni, il Segretario generale della Uil, stando a quanto riporta Askanews, evidenzia la necessità di “un incontro con l’esecutivo sulle pensioni entro marzo, in modo tale che si possano fare le modifiche entro maggio”. Vedremo quali saranno le considerazioni che si faranno dopo l’incontro previsto domani sul tema della previdenza complementare.
LE PAROLE DI NUNZIA CATALFO
Nunzia Catalfo è tornata a parlare di riforma pensioni, spiegando che nel confronto interno alla maggioranza “abbiamo ragionato sul dare vita a un percorso condiviso e organico che tenga insieme la pensione di garanzia per giovani e lavoratori discontinui, la flessibilità in uscita e la difesa del potere d’acquisto dei pensionati, oltre che strumenti di incentivazione della previdenza complementare”. Secondo quanto riporta Askanews, la ministra del Lavoro ha ricordato che tra i temi affrontati “ci sono stati la non autosufficienza, la tutela del lavoro autonomo e la disciplina dell’equo compenso per la quale si partirà dalla mozione di maggioranza già approvata alla Camera e dai ddl depositati dai parlamentari”. La sua sottosegretaria Francesca Puglisi, in una nota ha parto di “positivi passi avanti al tavolo su occupazione, pensioni, salario minimo. Quando parliamo di temi e togliamo le bandierine questa maggioranza dimostra di poter lavorare nell’interesse degli italiani. Presto consegneremo le proposte al confronto con le parti sociali e al Presidente del Consiglio Conte”.
ITALIA VIVA ANCORA CONTRO QUOTA 100
Italia Viva torna a mettere in dubbio la riforma pensioni con Quota 100. Askanews riporta infatti le parole di Camillo D’Alessandro, capogruppo del partito fondato da Matteo Renzi alla commissione Lavoro della Camera. “Ribadiremo la nostra perplessità su quota 100. Riteniamo che una parte di queste risorse debbano essere liberate per altri obiettivi come i giovani e l’occupabilità”, ha detto il deputato prima del vertice di maggioranza. Dal suo punto di vista, Quota 100 “non ha raggiunto gli obiettivi sulle adesioni e gli effetti sulla occupazione, non c’è nessun rapporto tra anticipo pensionistico e nuova occupazione”. D’Alessandro ha chiarito che Italia Viva non vuole eliminare “quota 100, ma verificare l’effettiva domanda e liberare risorse per altre esigenze. C’è un tavolo coi sindacati dove ci sono richieste e questo comporta risorse quindi vorremmo un quadro di finanza certo”. Dunque non mancano le fibrillazioni all’interno della maggioranza sul tema della previdenza. E la cosa di certo non aiuta il confronto tra l’esecutivo e i sindacati.
LE PRIORITÀ PER L’ANP-CIA
“Nessun aumento delle pensioni minime, marginale lo sblocco dell’indicizzazione, quattordicesima tuttora non stabilizzata. Rimane, anche, invariato il carico fiscale sulle pensioni, le più tassate d’Europa, mentre gli agricoltori restano fuori dall’Ape social”. Il giudizio espresso dall’Associazione nazionale pensionati di Cia in occasione della sua Giunta sulla manovra e le sue misure di riforma pensioni non è certo positivo. L’Anp-Cia promette in ogni caso di portare avanti nei prossimi mesi la propria azione “con l’obiettivo di sensibilizzare le forze politiche sulle nostre principali rivendicazioni e priorità: aumento delle pensioni minime; stabilizzazione ed estensione della quattordicesima; modifica del sistema di indicizzazione; riduzione del carico fiscale sulle pensioni; Ape social per gli agricoltori; pensione base per i giovani agricoltori e non; sistema sanitario e servizi socio-sanitari nelle aree interne; legge sulla non autosufficienza; legge quadro sull’invecchiamento attivo”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
Le parole di Roberto Gualtieri sulla riforma pensioni con Quota 100 sono state apprezzate da Roberto Ghiselli. Secondo il Segretario confederale della Cgil è infatti “importante che il ministro Gualtieri abbia definitivamente tolto dalla discussione l’anticipo della fine di Quota 100, dalla cui gestione comunque, visto il limitato numero di prestazioni che saranno erogate rispetto alle previsioni, emergeranno rilevanti risparmi di spesa”. Secondo il sindacalista, tali risparmi “potranno concorrere a sostenere una vera e strutturale riforma previdenziale che dovrà essere basata sulla flessibilità in uscita da 62 anni, o con 41 anni di contributi, e che affronti i temi dei giovani e del lavoro discontinuo, delle donne, dei lavori gravosi, che risolva definitivamente il problema esodati e affronti la questione dell’aumento delle pensioni in essere, in particolare quelle medie e basse”.
LA DEADLINE DI SETTEMBRE
Resta da capire se il Governo accoglierà tutte queste istanze che i sindacati, in modo unitario, hanno presentato. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, sarà con il Def, ad aprile, che si riuscirà a capire meglio cosa intende fare l’esecutivo, anche se la scelta definitiva potrebbe “essere rimandata all’altra scadenza cerchiata in rosso da Palazzo Chigi, Mef e dagli stessi partiti su cui poggia l’esecutivo: il 27 settembre, quando dovrà essere messa nero su bianco la Nota di aggiornamento al Def, su cui modellare poi il Dbp da inviare a Bruxelles e costruire la manovra 2021 da trasmettere al Parlamento”.