PENSIONI MINIME, NOVITÀ INPS
Come già anticipato dall’Inps negli scorsi mesi, arrivano alcune novità sul fronte pensioni minime e pensioni di cittadinanza per quanto riguarda le integrazioni previste dall’ultima riforma pensionistica ma anche dall’imminente Manovra di Bilancio: dal 2017 l’Inps ha disposto una guida dettagliata con tutte le indicazioni su come eventualmente verificare se i pensionati abbiano diritto a trattamenti integrativi, a fronte delle pensioni minime o “inadeguate” per le spese quotidiane. In più, da questo 2019, la pensione di cittadinanza viene erogata a chi viene identificato come particolare bisognoso, sul fronte economico, di un sostegno minimo ulteriore: per controllare tutto ciò e osservare le novità integrative previste per determinate fasce di reddito, serve andare sul sito Inps, selezionare il profilo “pensionato” dalla homepage e consultare la scheda “per orientarsi”. Il pensionato che ha una prestazione collegata al reddito la deve comunicare all’Inps ogni anno tramite il servizio online “Dichiarazione reddituale-Red semplificato, mentre ogni può verificare se si ha diritto alla pensione supplementare o al supplemento di pensione. (agg. di Niccolò Magnani)
INAPP, “DOPO RIFORMA PENSIONI SERVE STABILITÀ”
Intervistato questa mattina da Formiche.net, il presidente di Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) Stefano Sacchi ha lanciato il suo monito circa la Quota 100 e le prossime riforme pensioni che necessitano in questo Paese per non far deflagrare il sistema previdenziale: «Aver deciso di non toccare Quota100, allontanando lo spettro di nuovi esodati, non ha tuttavia risolto il problema di nuovi interventi sulle pensioni, che certamente entreranno nell’agenda politica. La strada migliore sarebbe progettare subito un ammorbidimento dello scalone che arriverà tra il 2021 e il 2022, ripristinando elementi di quella flessibilità tolta dalla riforma Fornero». Un ritorno al passato? Per il n.1 di Inapp la “visione” è differente, «è tornato il “labirinto delle pensioni” che si era contrastato con le riforme degli anni Novanta: quelle avevano reso più armonico il sistema, mentre i vari interventi degli ultimi anni lo hanno stratificato, creando tanti canali di accesso al pensionamento anticipato basato sull’appartenenza a determinate categorie. Nel contributivo poi manca una pensione minima: occorre una pensione di garanzia». Secondo Sacchi la “ricetta” non è certo unica, anche se consiglia alla politica «le pensioni devono essere eque ed adeguate vista la diffusione del lavoro discontinuo e povero, e devono essere sostenibili, il che dipende da fattori demografici e dai tassi di occupazione. Un sistema moderno dovrebbe essere flessibile anche nell’uscita, introducendo dei parametri che possano consentire di andare in pensione un poco prima, accettando una pensione più bassa, a patto che questa pensione non sia poi così bassa da risultare inadeguata. La flessibilità deve contemperare la libertà delle scelte individuali con le esigenze di sostenibilità del sistema». (agg. di Niccolò Magnani)
PENSIONI A 62 ANNI: PERCHÈ È UN PROBLEMA
Con un bel articolo sul portale del giornalista Nicola Porro, il direttore di Wall Street Italia Leopoldo Gasbarro si è soffermato sul momento particolarmente complesso e “incendiario” in Francia proprio sul tema della riforma delle pensioni, mostrando come però vi siano diversi parallelismi con la situazione italiana in modo da non rimanere del tutto “indifferenti” a quanto sta succedendo a Parigi. Al netto delle proteste dei gilet gialli, gli 800mila in piazza contro la riforma di Macron dicono di un problema altissimo: “sconvolgere” il sistema previdenziale crea fratture, da sempre, ma vi sono elementi che consigliano un cambio di rotta. Gli ultimi dati Istat per l’Italia sulla longevità dei nostri connazionali sono da osservare, secondo Gasbarro: «L’attesa di vita media di un italiano alla nascita è di 82 anni; 15mila persone con più di cent’anni e tenderanno a crescere sempre di più; L’attesa di vita media in salute, dopo i 65 anni è di circa 7 anni; Il 50% dei ragazzi nati dopo il 2000 ha per il 50% la possibilità di superare i 100 anni». I numeri indicano come sia falso e pretestuoso, secondo il direttore di Wsj Italia pensare di andare in pensione a 62 anni o simili: «C’è bisogno di rendere edotte le persone. Di tutelare le categorie che vanno protette, di fare piani che portino i giovani a fare più figli, creando una visione del futuro diversa da quella che abbiamo oggi. Basta con le bugie», conclude il giornalista. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, IL COMUNICATO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
In Francia ci sono state manifestazioni contro la riforma pensioni che si vuole introdurre. E la federazione provinciale di La Spezia di Rifondazione comunista evidenzia che “i lavoratori francesi difendono il diritto di andare in pensione a 62 anni e il sistema retributivo. Mentre in Italia si vuole eliminare una misura minimale come quota 100 i francesi rivendicano di abbassare la soglia per andare in pensione a 60 anni. Anche in Italia torniamo a rivendicare con forza l’abolizione della legge Fornero e perlomeno il diritto per tutti di andare in pensione a 62 anni, anzi per le donne prima con annualità di vantaggio”, si legge in comunicato riportato da La Gazzetta della Spezia.
LE PAROLE DI MARCELLO PACIFICO
Sempre a proposito delle manifestazioni in Francia, Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief, ricorda che “a distanza di otto anni dalla riforma Monti-Fornero, le rigidità imposte da quel provvedimento non hanno avuto uguali in diversi altri Paesi a noi vicini”. Infatti, “se prendiamo come riferimento il prossimo anno, l’età pensionabile dei lavoratori italiani figura all’apice. E seguendo il canovaccio della Fornero, nel corso dei prossimi anni l’età di pensionamento salirà ancora, raggiungendo e superando i 70 anni”. Secondo Pacifico, in Italia “bisognava incentivare il trattenimento in servizio, dando facoltà a chi è più in forze e a chi è più motivato di rimanere. Non certo ritardando coattivamente chi ha versato regolari contributi anche per 40 anni e oltre, applicando pure decurtazioni incostituzionali”.