Giustizia per i parenti delle vittime del disastro di Rigopiano? Non ancora, o meglio c’è da attendere: a quasi quattro anni e mezzo da uno dei più luttuosi eventi di cronaca degli ultimi anni cresce l’indignazione dei famigliari per un processo che non solo procede a rilento ma che, a detta dei diretti interessati, sembra avere le cadenze della lunga serialità televisiva di “Beautiful”. Contattati infatti dai giornalisti dell’agenzia di stampa romana Adnkronos, uno dei genitori delle vittime ha sfogato tutta la sua frustrazione per una giustizia che ha tempi biblici.
“Questa volta il rinvio è almeno di una sola settimana” ha raccontato ai microfoni dell’agenzia di stampa Marcello Martella, papà di Cecilia (una delle vittime della strage causata da quella valanga), di fronte all’ennesimo rinvio: infatti il processo per accertare le responsabilità sui fatti di Rigopiano del 18 gennaio 2017 procede lentamente e secondo il diretto interessato “sta prendendo la piega di una soap opera e ci auguriamo che non duri 25 anni come ‘Beautiful’…” ha aggiunto con una punta di amarezza. “Ma noi verremo ancora e sempre a ogni udienza” ha poi chiosato, spiegando che se come loro si crede in fondo nella giustizia, è loro dovere presenziare nonostante le lungaggini. “Altrimenti che veniamo a fare?”.
RIGOPIANO, L’AMAREZZA DEI PARENTI: “CREDIAMO NELLA GIUSTIZIA MA…”
L’amarezza dei parenti delle vittime, testimoniata dalle parole del padre di Cecilia, è lo specchio di una situazione che negli ultimi tempi rischia di diventare paradossale. Infatti a quattro anni e mezzo il procedimento giudiziario è ancora nella sua fase preliminare. I motivi? Scioperi, ritardi dovuti alla contingente situazione pandemica, le note criticità del sistema giudiziario italiano: e così le udienze senza decisioni di questo procedimento (in cui i due filoni, quello principale e quello sui depistaggi, sono stati unificati) si rincorrono senza che vengano ancora prese delle decisioni.
Inoltre non vanno dimenticate le produzioni di nuovi documenti da parte dei legali della difesa che, come spiega a tal proposito ‘Il Fatto Quotidiano’, potrebbero portare il gup a rimandare ancora una volta la propria pronuncia. “Il timore è che anche oggi ci rimandino a casa senza averci nemmeno fatto respirare una boccata di giustizia” avevano ancora detto all’Adnkronos i famigliari. Il processo rischia di essere “snaturato da consulenze e nuove perizie” aggiunge il quotidiano, spiegando che da parte loro gli avvocati della difesa intendono esercitare i loro diritti e quindi i tempi si allungheranno ancora tra nuove consulenze tecniche che verranno portate e il merito circa una loro acquisibilità o meno nel processo.