Da oggi partirà un’altra tornata di rincari delle bollette elettriche e del gas degli italiani; il rincaro del prezzo del gas in Europa iniziato nella primavera del 2021 è stato finora solo parzialmente incorporato nelle bollette per un normale scarto temporale. I titoli sui “rincari delle bollette” arrivano in ritardo, sempre meglio che mai, ma rischiano di nascondere il “vero” problema. Prima di arrivarci bisogna fare un paio di premesse.
La notizia degli ultimissimi giorni è che il prezzo del gas è crollato dai massimi raggiunti a metà dicembre, circa 180 euro (TTF), a circa 65. È possibile che la telefonata tra Putin e Biden di ieri abbia aiutato; l’arbitraggio tra prezzi americani ed europei, ai massimi di sempre, ha attirato navi in Europa. È sicuramente una buona notizia, ma non bisogna dimenticare che il prezzo medio dei cinque anni precedenti il 2021 è stato inferiore a 20. Nonostante il crollo siamo comunque a un multiplo di 3-4 volte superiore. Il fenomeno potrebbe anche riflettere una presa di profitto sul finire dell’anno. È presto per assumere che questi siano i nuovi livelli per i prossimi mesi e il calo comunque non permetterebbe di tornare alla situazione iniziale.
Il secondo elemento è che si è scoperto è quanto sia fragile il mercato energetico europeo. È una fragilità strutturale, al di là degli elementi contingenti che la possono mitigare. C’è una fragilità geopolitica che deriva dai cattivi rapporti con la Russia, ormai consolidatisi sui “minimi” o poco più, e dall’estrema debolezza dell’Europa sul Mediterraneo con Russia e Turchia che negli ultimi cinque-dieci anni hanno guadagnato posizioni che si ritenevano impensabili. La primavera araba e la guerra in Libia in questo senso sono state devastanti. C’è poi una fragilità economica, industriale e ideologica; le rinnovabili non possono sostituire le fonti tradizionali se non a patto di accettare costi sensibilmente più alti e un impatto sul territorio molto visibile: pale eoliche, campi solari, nuove miniere di terre rare, rame e così via. È dal 2014 che il ciclo degli investimenti nelle fonti tradizionali si è interrotto; sono passati ormai sette anni di investimenti inferiori di quasi il 50% rispetto al ciclo precedente e i risultati si vedono tutti. In Italia, per esempio, la produzione di gas è un quarto di quella di 20 anni fa.
I titoli sui “rincari delle bollette”, dicevamo, nascondono il vero problema. L’energia è l’ingrediente principali di tutti i beni che finiscono sugli scaffali. È chiaro che ci sono produzioni per cui il costo dell’energia rappresenta il 50% e altre per cui rappresenta una frazione, ma non c’è un singolo bene che scampi al rincaro. Il “rincaro delle bollette” è, in un certo senso, tranquillizzante perché nasconde la vera questione: il rincaro di tutto.
I costi diretti possono essere compensati da maggiori efficienze e produttività solo in una certa misura; dopodiché l’unica cura per salvare i margini delle aziende ed evitare i fallimenti è aumentare i prezzi erodendo nel processo i risparmi o la domanda.
Sorprendentemente la relazione tra caro bollette e inflazione generale è finora rimasta ai margini della discussione. Eppure dovrebbe essere evidente.
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