Nel quarto trimestre 2021 l’economia è stata colpita dall’impennata dei costi energetici. Lo scorso dicembre la re-esplosione dei contagi ha messo in difficoltà il settore dei servizi (commercio, intrattenimento, turismo, ecc.) e ha iniziato a intaccare la fiducia della popolazione a causa della disillusione nell’osservare che la pandemia, pur meno mortifera grazie ai vaccini, non è finita.
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Chi scrive ha raccolto dati di contingenza per capire quanto i mesi invernali potranno pesare sul ritmo di ripresa nel 2022. Una prima stima fa ipotizzare un rallentamento solo temporaneo e impatti per lo più non distruttivi che non sembrano poter compromettere un’accelerazione della crescita verso marzo quando la domanda di energia da riscaldamento sarà minore, calmierando i prezzi, e il picco epidemico contingente in discesa. Ma per la conferma di questo scenario saranno importanti le mosse del Governo nei primi giorni di gennaio.
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L’attesa di un aumento di circa il 50% delle bollette non è rassicurante. Alcune aziende energivore potrebbero non riaprire dopo le festività per eccesso di costi. In alcuni sub-settori dei servizi saranno necessarie misure di ristoro per assicurare la continuità delle aziende. In generale, l’azione governativa dovrà puntellare la fiducia economica generale e attuare interventi selettivi di sostegno.
Il Governo sta certamente studiando il dossier con questo spirito. Un punto di forza è l’enorme capacità di adattamento degli attori di mercato. Ma il punto critico è la lentezza della trasformazione delle decisioni politiche in attuazione concreta: per la rapidità servirebbe una migliore configurazione d’emergenza dello Stato.
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