Fallita l'Ops di Unicredit, per Banco Bpm torna in pista l'ipotesi di un'aggregazione con Mps e Mediobanca per creare il terzo polo bancario

I protagonisti dell’Ops di UniCredit su Banco Bpm hanno parlato forte e chiaro in tempo reale. Andrea Orcel – presentando conti record (un miliardo di utile netto al mese nel primo semestre) con il titolo oltre 60 euro – ha detto ad analisti e giornalisti che il gruppo ha tutte le precondizioni per continuare su un percorso di crescita interna. Giuseppe Castagna, Ceo del Banco, ha invece confermato che il suo gruppo si sente naturalmente proiettato verso una strategia di aggregazione: ma non alle condizioni giudicate “inadeguate” e mai modificate nell’offerta UniCredit.



È la perentoria trasparenza di questa comunicazione al massimo livello che sta spingendo il mercato ad accreditare una “exit” fra le molte che sembrano aperte durante i lunghi mesi di sviluppi finanziari, politici e legali di un risiko bancario a vasto raggio. Il “combinato disposto” del ritiro di UniCredit dal fronte Banco e dall’avvio – apparentemente in discesa – dell’Ops di Mps su Mediobanca sembra condurre a un disegno originario: quello impostato dal Mef, quando riprivatizzò il Monte.



È stato allora che le quote emesse sul mercato dallo Stato sono state acquisite dai gruppi Caltagirone e Delfin, oltre a Banco Bpm. Il nuovo nucleo stabile di Mps – sotto la guida sapiente del presidente Nicola Maione (e del Ceo Luigi Lovaglio) – delineava chiaramente la nascita di un terzo polo bancario a fianco di Intesa Sanpaolo e UniCredit. Il progetto di per sé costituiva lo sviluppo di un’ipotesi di lavoro formulata da Matteo Salvini – Vicepremier nel Governo Conte-1 -, allora guardando al possibile ruolo della Cdp: sempre al fine di articolare il sistema creditizio italiano, rafforzandone la capacità di servizio per le imprese nazionali e il territorio.



Le prospettive aperte nel 2024 – ora in via di realizzazione – hanno consentito l’espansione dell’idea. Da un lato, il probabile avvicinamento di Banco Bpm a Mps crea una piattaforma bancaria radicata in tutte le aree del Paese; dall’altro, l’Ops lanciata da Mps su Mediobanca è destinata ad agganciare non solo la più storica e prestigiosa delle banche d’affari italiane, ma soprattutto le Assicurazioni Generali: che rimangono una delle maggiori istituzioni finanziarie europee.

Il ruolo di investitore finanziario assunto dal Credit Agricole nel Banco Bpm – che ha funzionato come scudo parziale davanti all’offensiva di UniCredit – deve ancora assumere un profilo definitivo. Sulla carta un concambio anche parziale in un’eventuale fusione Mps-Banco doterebbe il “terzo polo” di un partner europeo di sicuro livello.

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