Il riso Carnaroli, una delle varianti migliori e nel contempo classiche della tradizione culinaria italiana, è stato “salvato” dalla Riserva San Massimo, un’oasi a circa 20 chilometri di distanza da Pavia e a 45 km da Milano, che ha deciso di coltivare 120 ettari di questa varietà attraverso dei metodi innovativi e una semina ad acqua.
Ne parla il portale Gambero Rosso, sottolineando come da anni sulle coltivazioni del riso Carnaroli si abbattano fra fine maggio e inizio giugno dei veri e propri nubifragi che ovviamente ne impediscono la messa a dimora dei semi, costringendo così le aziende a coltivare delle varietà simili al Carnaroli ma con dei cicli più brevi e con caratteristiche organolettiche differenti. Dino Massignani, direttore dell’azienda agricola, ha spiegato ai microfoni di Gambero Rosso di aver aspettato che le condizioni meteo migliorassero, e per non perdere la campagna produttiva dell’anno in corso, si è deciso di cambiare direzione e di usare per la prima volta questa nuova tecnica.
RISO CARNAROLI SALVO CON UNA TECNICA INNOVATIVA: COME FUNZIONA
Ma come funziona? E’ sempre Massignani a svelarlo: «Si allagano i campi, poi si distribuiscono i semi lungo l’area di produzione. Per questa operazione ci siamo serviti di un girello a gestione satellitare in modo da evitare che i semi si accumulassero e per entrare nei terreni bagnati abbiamo sostituito le gomme dei nostri trattori con ruote dentate».
«Ma prima di tutto – ha proseguito – abbiamo messo a bagno il riso, sia per farlo germinare sia per renderlo più pesante in modo che vada in basso, affondi nel terreno e rimanga dove è stato lanciato con il girello altrimenti galleggerebbe e una folata di vento potrebbe disperderlo e ammucchiarlo altrove». La semina in acqua è una tecnica che non viene utilizzata spesso in quanto è molto costosa, non soltanto dal punto di vista economico ma anche di lavoro.
RISO CARNAROLI SALVO CON UNA TECNICA INNOVATIVA: UN MESE E MEZZO DI LAVORO SENZA SOSTA
Comporta infatti grandi consumi di gasolio, tempo e stress fisico, spiega ancora Massignani, aggiungendo che per portare a termine questa coltivazione si deve lavorare per un mese e mezzo di fila, sette giorni su 7, per 12 ore al giorno, stando sempre in acqua. Alla fine il risultato è stato comunque eccellente, visto che si è potuto coltivare il riso Carnaroli anche in condizioni meteo molto complicate.
Si tratta di una tecnica che sempre più spesso verrà riproposta in futuro tenendo conto delle condizioni meteo avverse e del cambiamento climatico che ormai da anni sta interessando tutto il mondo e che sta mettendo a dura prova soprattutto il settore agroalimentare d’Italia così come del resto del mondo. Il riso Carnaroli, ricorda Gambero Rosso, ha un ciclo vegetativo molto lungo, quasi metà anno, precisamente 165 giorni da aprile a settembre, ed è chiaro quindi come eventi avversi a inizio coltivazione siano particolarmente deleteri per la buona riuscita del raccolto.