Strage di Erba, per Roberta Bruzzone è un errore giudiziario: "Abbiamo demolito tutto con le nostre consulenze, ma non vogliono riaprire il caso perché..."
Se il delitto di Garlasco è stato riaperto nonostante, per Roberta Bruzzone, non vi siano elementi per dubitare della colpevolezza di Alberto Stasi, allora lo stesso avrebbe dovuto accadere per la strage di Erba, che invece resta una questione chiusa. Eppure, per la criminologa, si tratta di un grande errore.
Ne ha parlato a Su un altro pianeta, il podcast YouTube di Hoara Borselli, senza nascondere il fatto di essere una dei consulenti del pool difensivo di Olindo Romano e Rosa Bazzi. «Ho fatto delle valutazioni tecniche molto approfondite, abbiamo lavorato con fior fiore di consulenti tecnici, abbiamo depositato 67 consulenze, la maggior parte a firma, oltre alla mia, di tutta una serie di professori universitari, ciascuno nel proprio ambito di competenza. Cioè, abbiamo demolito tutto», ha dichiarato l’esperta.
Eppure, la strage di Erba non è stata rimessa in discussione. A tal riguardo, Bruzzone ha un’idea delle ragioni: «Andrebbe a toccare equilibri un po’ troppo delicati, secondo me».

La criminologa fa anche riferimento alle molte persone che hanno lavorato al caso e che hanno fatto carriera: «Occupano posizioni sicuramente che hanno guadagnato con merito, per carità, ma può essere destabilizzante pensare che una quarantina di giudici abbiano completamente sbagliato sotto questo aspetto». Eppure, per Bruzzone ci sono elementi «davvero eclatanti» nel fascicolo per poter riaprire il caso della strage di Erba.
I DUBBI SULLA TESTIMONIANZA DI FRIGERIO
Secondo Roberta Bruzzone, andava valutato con maggiore attenzione il profilo personologico e cognitivo dei soggetti coinvolti. Rosa Bazzi e Olindo Romano apparivano totalmente interdipendenti, quindi la prospettiva della separazione «avrebbe potuto portarli a fare qualunque tipo di ammissione».
Leggendo gli interrogatori, l’ipotesi che si è fatta la criminologa è che sia stata usata proprio questa leva: «Non dubito che l’idea della separazione, anche soltanto ventilata, possa averli gettati in un abisso d’angoscia. Lo ritengo assolutamente plausibile».
Per quanto riguarda la testimonianza di Mario Frigerio, la descrizione fornita cinque giorni dopo la strage di Erba non corrisponde a Olindo Romano, è «inconciliabile». Ci sono poi intercettazioni ambientali da cui si evince che sarebbe stato il luogotenente Gallorini, comandante all’epoca della stazione dei carabinieri di Erba, a introdurre Olindo Romano nel ricordo di Frigerio, secondo Bruzzone. «Evidentemente, come spesso accade con i soggetti che sono stati esposti a traumi così terribili, qualcosa probabilmente ha cominciato ad andare in quella direzione».
Da psicologa forense, Bruzzone è prudente sulla testimonianza di Frigerio: «La scienza che io rappresento dice che su questo tipo di rivelazioni, diciamo così, antitetiche, bisogna avere una certa cautela, viste le condizioni in cui sono state ottenute». Per quanto riguarda la traccia di sangue in macchina, secondo la difesa non c’è, perché non appare nelle foto fatte dai carabinieri.
LA TEORIA DI ROBERTA BRUZZONE SULLA STRAGE DI ERBA
Nonostante ritenga che il caso della strage di Erba vada riaperto, per Roberta Bruzzone non c’è una regia dietro la condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano. «Credo che però ci sia una certa fatica ad ammettere di aver commesso un errore», ha dichiarato nell’intervista, precisando che ci sono episodi in questa vicenda «abbastanza seri», come il fatto che il verbale del battitacco sia stato firmato da soggetti diversi da quelli intervenuti sulla scena, come dichiarato da Gallorini in tribunale.
La criminologa ha rivelato l’idea che si è fatta del caso: è convinta che ci fossero due persone sulla scena del crimine, che abbiano compiuto la strage «per motivi legati a uno scenario rivendicativo». Gli assassini sono, per la criminologa, persone «con una grande esperienza, soprattutto nelle lesioni da scannamento, che sono tutt’altro che semplici da… insomma, da produrre».
