Francesco D'Angelo, Lorenzo Addario e Andrea Perrina costituiscono l'Ikaro Team che partecipa all'edizione 2025 di RoboCup

Francesco D’Angelo, 18 anni, team leader e system designer, corso di studi elettronica ed elettrotecnica; Lorenzo Addario, 19 anni, camera software developer, corso di studi elettronica ed elettrotecnica; Andrea Perrina, 18 anni, software developer, corso di studi informatica e telecomunicazioni: sono i tre neodiplomati dell’Istituto Pacinotti-Archimede di Roma che compongono Ikaro Team, la squadra di soccer-robot made in Italy sponsorizzata da FondazioneUCIMU che, a suon di vittorie nei principali contest italiani, si è guadagna un posto a RoboCup, i mondiali di robotica per studenti che si stanno svolgendo a Salvador in Brasile, dal 14 al 22 luglio.



Le regole del gioco sono piuttosto semplici: in partite a due tempi da 10 minuti ciascuno, si sfidano due squadre di due robot con l’obiettivo di segnare più gol degli avversari. A ragazzi dell’Ikaro Team, cui abbiamo rivolto alcune domande, e al professor Paolo Torda, che li sta accompagnando e che da anni è mentore e promotore di iniziative di questo genere, va un grande in bocca al lupo da parte di UCIMU.



Ciao ragazzi, chi mi dice cos’è esattamente questa RoboCup che si svolge in Brasile in questi giorni?

Lorenzo Addario: Parlo io che sono un po’ il portavoce del team e sono anche il più grande. Si tratta di uno dei più importanti eventi mondiali di robotica e intelligenza artificiale, è una competizione itinerante, giunta alla ventottesima edizione, e quest’anno si disputa a Salvador dal 14 al 22 luglio. Ricercatori, studenti, appassionati di automazione e aziende da tutto il mondo si riuniscono per apprendere e scoprire nuove frontiere tecnologiche. L’evento, rinomato per le sue competizioni e esposizioni innovative, sfida i team a sviluppare robot autonomi in grado di operare in scenari reali, come partite di calcio, operazioni di soccorso e robotica di servizio. Noi saremo di scena nel tabellone dedicato alle competizioni soccer.

E chi sono i vostri concorrenti più agguerriti?

RoboCup riunisce oltre 3.000 partecipanti da 45 Paesi, tra gare, dimostrazioni e incontri scientifici. L’obiettivo originario – creare entro il 2050 una squadra di robot in grado di sfidare i campioni umani della Coppa del Mondo – col tempo si è trasformato in un’occasione concreta di confronto e sviluppo delle tecnologie emergenti. Nel panel dedicato alle sfide calcistiche, i più temibili sono sempre gli asiatici, l’anno scorso vinsero i giapponesi, ma anche i tedeschi sono sempre molto competitivi.

Quindi i padroni di casa brasiliani non se la cavano bene come con il calcio tradizionale?

Hanno fatto ottimi risultati anche loro, ma nel robot-soccer la lunga tradizione calcistica deve fondersi con quella manifatturiera: i brasiliani sono fortissimi nella prima, e ne sappiamo qualcosa, meno nella seconda. Noi italiani le abbiamo entrambe e molto radicate. Il prof ci ha spiegato che l’Italia è oggi il primo Paese europeo per numero di imprese “system integrator” attive nei settori della robotica e dell’automazione. Un primato che richiede continui investimenti e il consolidamento di una cultura tecnico-scientifica capace di dialogare con l’industria, la ricerca e le politiche industriali.

Tornando a RoboCup, come è strutturato il torneo?

Il tabellone è organizzato secondo il modello “alla Svizzera”, i sorteggi del torneo vengono fatti in loco. Noi gareggiamo nella categoria lightWeight: il robot deve essere largo massimo 22 centimetri e pesante massimo 1.400 grammi. Mentre la categoria pesi massimi ha meno limitazioni. Noi scegliamo la categoria light perché è più sfidante da un punto di vista meccanico. Avere dei limiti ti costringe anche allo studio dei materiali, oltre che della progettazione.

E la partita?

I match prevedono sfide due contro due. Solitamente un robot gioca in attacco e uno in difesa. Ma ci sono varie tattiche di gioco. Il difensore si muove praticamente solo lateralmente, davanti alla propria porta. Come fosse un portiere. Mentre l’attaccante segue la palla e si orienta verso la porta avversaria. A livello visivo sono molto simili. In campo i robot comunicano tra loro in bluetooth per una coordinazione di base.

E poi vince chi segna di più? O c’è dell’altro?

10 minuti per tempo. Vince chi segna di più ovviamente. Una volta posizionati i robot sul rettangolo verde inizia la partita. A volte la partita è molto equilibrata, altre finisce in goleada. I robot giocano in autonomia, noi interveniamo manualmente per riposizionarli dopo i gol. Oppure se il robot finisce fuori campo a seguito di scontri “spalla a spalla”, che sono consentiti; ma se finisci fuori dalle righe del campo perché “hai perso il contrasto”, prendi un minuto di penalità e resti in inferiorità numerica.



Quali sono le componenti principali meccaniche e informatiche dei vostri due robot-soccer?

Francesco D’Angelo prende la parola. Qui rispondo io che sono il progettista e il team leader. La scheda madre PCB è il cervello che collega tutti i componenti. Come fosse il sistema nervoso per il corpo umano. La telecamera sono gli occhi. Il Tinsi è il controllore, lo strumento che noi programmiamo e che dà le indicazioni al robot. Poi c’è l’Arduino che deve interpretare i sensori e quindi individuare la palla. Poi abbiamo quattro motori, uno per ruota e ogni ruota è stata costruita da noi: in silicone per il movimento frontale dell’attaccante, mentre quelle in gomma sono più efficienti per il movimento laterale del difensore. Poi c’è il solenoide, che è un sistema che ci permette di calciare la palla, è un piccolo pistone. I sensori di linea sono invece pensati per capire quando il robot sta uscendo dal campo.

Il Team Ikaro dell’Istituto Pacinotti-Archimede di Roma rappresenterà l’Italia alla RoboCup 2025… sentite un po’ la pressione?

Lorenzo Addario riprende la parola. Forse un po’, ma per qualificarci abbiamo disputato diversi campionati nazionali e non solo: nel 2024 abbiamo vinto la RomeCup e la RoboCup Verbania, attraverso la quale ci siamo qualificati alla RoboCup di Eindhoven. Nel 2025 abbiamo vinto al RoboCup di Pescara e di nuovo la RomeCup. Siamo abbastanza abituati e abbiamo con noi il professor Paolo Torda, già tre volte parte di team campioni del mondo, che in questi anni è stato fondamentale nella sua attività di coordinatore tecnico del gruppo, ma ancor di più nella sua funzione di mentore e sostenitore del team.

Ma allora è una “balla” questa storia che i ragazzi di oggi non ascoltano mai i professori!

Il prof ci ha ripetuto spesso che esperienze radicate e vincenti come quella dell’Istituto Pacinotti mostrano come anche in ambito scolastico è possibile sviluppare progettualità di alto livello. In questi anni è stato sempre molto coinvolgente. È stato capace di portarci dalla sua parte con le parole e con gli esempi pratici e in poco tempo ci ha conquistati, al punto che oggi tutti e tre vogliamo proseguire gli studi oltre la maturità appena conseguita.

Il professore Keating de L’Attimo Fuggente sarebbe orgoglioso di queste sue parole.

Qui risponde Andrea Perrina che secondo Lorenzo è il più ferrato del trio in tema Film e poi studia telecomunicazioni. Chi può dirlo con esattezza, noi speriamo che alla fine di tutto sia orgoglioso il prof Torda. Di sicuro in questi 5 anni di superiori ho capito che una delle doti principali per fare il professore è proprio quella capacità innata di essere empatici, di saper risvegliare negli studenti la consapevolezza della propria esistenza, incoraggiandoli a studiare ma anche a rischiare, a mettersi in gioco, a vivere e a “cogliere l’attimo fuggente”, per tornare al film che penso dovrebbe essere una pietra miliare per qualsiasi docente.

E cosa studierete da grandi?

Lorenzo Addario riprende la parola. Ci piacerebbe lavorare ancora nel mondo dell’automazione, stiamo vagliando diversi corsi di ingegneria, non sappiamo ancora dove, ma possiamo puntare sui Politecnici, oltre che sulla Sapienza. Ci piace progettare, sviluppare, ideare in ambito elettronico ed elettrotecnico. Ma a oggi non possiamo escludere niente, perché anche tutto il mondo progettazione e modellazione in 3D è molto interessante. Vorremmo anche continuare a sviluppare questa nostra passione e, sebbene non potremo più partecipare a RoboCup per sopraggiunti limiti di età, stiamo cercando altre strade ove presentare i nostri progetti futuri.

Quindi il buon professor Torda dovrà creare una nuova squadra per i prossimi anni!

È abituato a farlo. Noi stiamo conoscendo i ragazzi scelti come “nostri eredi”. Il prof ha individuato gli studenti che potrebbero prendere il nostro posto, poi capirà chi sono i più adatti, e magari lo aiuteremo anche in questo. Del resto, lui ci dice sempre che per mantenere l’Italia tra i player principali dell’innovazione tecnologica è fondamentale essere protagonisti in queste iniziative e continuare a investire sui giovani che lavorano su robotica, AI e automazione. Perché questo significa rafforzare le basi per un futuro industriale più solido e avanzato per il Paese. E in questo lungo lavoro serve il contributo di tutti, dai prof agli studenti, dalle scuole alle autorità governative, dai contest alle organizzazioni come il Comitato Leonardo e l’associazione UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE che ha reso possibile la nostra presenza qui in Brasile.

(Intervista a cura di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE)

È possibile guardare le partite dal 17 al 20 luglio dalle ore 14:00 alle ore 22:40 italiane su Twich e YouTube



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