All’interno della cornice del Circolo degli Artisti, un Circolo gremito in ogni ordine di posti per ben due serate consecutive, andate sold out praticamente subito e con oltre un mese di anticipo rispetto alla data dei concerti è andato in scena l’incredibile (“wow”) concerto dei Verdena. Solitamente il Circolo degli Artisti di Roma risente un po’ dei concerti rock a causa della struttura di mattoni non proprio idonea a sostenere un certo tipo di ondate musicali.
Eppure, sarà stata la nuova dimensione dei Verdena di gruppo che sa guardare anche al pop e alla psichedelia (trovate su queste pagine la recensione del disco, sarà il fatto che siamo presenti alla seconda serata di fila nello stesso locale e quindi probabilmente qualche problema tecnico della prima serata è stato risolto, sarà che i brutti anatroccoli del rock italiano sono diventati in questi 4 anni dei formidabili esecutori (qualche sbavatura è arrivata solo dal basso di Roberta Sammarelli), pronti ad intrecciare note dolci, dissonanze e brevi sfuriate spaccaorecchie come ai vecchi tempi, in questo caso meno belli di oggi.
L’incipit è per la strumentale “Adoratorio” e si prosegue subito con “Scegli Me”, entrambe dall’ultimo album. Dal vivo il disco diventa ancora più pieno, più rumoroso ma nel senso buono, suonato fino all’ultima nota e riprodotto con estrema fedeltà, grazie anche all’aiuto di Omid Jazi, tastierista-chitarrista-corista aggiunto. Alberto Ferrari è straripante fin dall’inizio e nei primi tre brani si esibisce alla chitarra, al piano e al basso (nel caso della zeppeliniana “Badea blues”), mentre Luca là dietro dimostra di essere diventato uno dei migliori batteristi italiani, strano stilisticamente da vedere ma di un’efficacia e di un tocco oramai da grande dello strumento. La bassista Sammarelli inizia molto bene e si esibisce anche lei al basso, alle voci e occasionalmente all’organo.
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Li ricordavamo molto fermi sul loro strumento, li ritroviamo polistrumentisti e soprattutto con una maggiore consapevolezza di palco. Alberto non sembra chiuso nel suo solipsismo musicale, che ne aveva contraddistinto la carriera, ma comunica di più con i suoi colleghi, sorride, regala qualche battuta al pubblico, improvvisa con piano e voce “Love of my life” dei Queen mentre Roberta riaccorda il basso che ha appena subito un cambio di corda.
Anche i brani vecchi risentono positivamente del miglioramento generale dei ragazzi di Bergamo: “Spaceman” e “Viba” riaccendono vivi ricordi nel pubblico che le canta a squarciagola dando vita anche a quel po’ di sano contatto in sala che anima i momenti clou dei concerti rock, mente una menzione a parte merita “Loniterp”, forse il miglior brano dell’intera serata. L’esibizione scorre via per due ore con bis e tris finale, in cui i ragazzi si esibiscono nelle monumentali “Il Gulliver” dal disco precedente “Requiem”, per poi concludere con le bombe di “Sul Ciglio”, “Lui gareggia” e la soffusa “Lei disse”, chiusura dell’ultimo album. Defluisce il pubblico del Circolo verso l’uscita, pronto a gustare presto un’altra incredibile esibizione dei Verdena, si spera presto.
(Enrico Strina)