Siamo ormai arrivati all’XI edizione della giornata del Banco Farmaceutico, con un impegno trasversale in tutta Italia, sia da parte delle farmacie (quasi 3000) che dei consumatori. Nella capitale il successo aspettato non smentisce le aspettative di Sveva Belviso, assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, che aveva annunciato l’adesione di 115 farmacie nel solo territorio comunale. Il clima positivo e propositivo della giornata da tutti auspicato trova conferma nel fatto che la proporzione di adesione è di una farmacia su tre.
Noi del Sussidiario siamo andati alla farmacia “Al Quirinale”, a due passi dalla residenza del presidente della Repubblica. Nelle parole del proprietario, che da tanti anni partecipa all’iniziativa, si può percepire la piena consapevolezza del gesto di cui sta facendo parte. Alla domanda di rito: «Perché aderisce?», la risposta è disarmante in semplicità: «Basta che si faccia del bene, e che questo bene vada a buon fine. È quindi giusto far sì che, se le cose servono, siano rese disponibili, e che arrivino a chi ne ha bisogno». O, per dirla con le parole di Marcello Perego, vicepresidente della fondazione Banco Farmaceutico Onlus, un’adesione come «lezione alla gratuità».
La particolarità dell’esperienza della Farmacia al Quirinale sta nel fatto che la raccolta è indirizzata ai bisogni del carcere Regina Coeli che, a differenza degli altri enti assistenziali, rappresenta un luogo da trattare con tatto e discrezione. Molti potrebbero non capire l’esigenza drammatica di medicinali tra le mura del carcere romano. Continua il proprietario: «E’ giusto che arrivino pure lì gli aiuti, se servono. Anche il carcere, d’altronde, è parte della comunità».
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Rappresentanza viva di questa comunità sono le due volontarie che operano con la pettorina del banco farmaceutico, ma fanno parte del personale carcerario: «Lo facciamo perché sappiamo che ce n’è bisogno. Non tutti i farmaci possono entrare dentro le mura, così la raccolta che facciamo deve essere mirata. Chi capisce a chi è destinata la raccolta, non sempre aderisce. Ma la maggior parte comprende il bisogno reale, e dona». È un mettere la faccia doppiamente in questa iniziativa da parte di queste volontarie, sia per il banco, che per il carcere, ma dai loro volti si capisce che ne vale la pena. Tanto che nel pomeriggio si improvvisa volontario d’eccezione anche Renato Farina, a confermare che quando un’iniziativa parte dalla società, il singolo è chiamato a rispondere, a prescindere da tutto.
Per usare le parole del sindaco Alemanno, è evidente che l’esperienza dei volontari e degli aderenti alla giornata rappresenta appieno quel concetto di sussidiarietà per cui, secondo il primo cittadino, con pochi euro si può mette in piedi un opera concreta. Per questo occorre ringraziare il Banco Farmaceutico, perché è testimonianza del fatto che pensando a sé, si può pensare agli altri e creare opere concrete.
(Caterina Gatti)