Il mondo dell’impresa manda importanti segnali di ripresa. E il Lazio è ai primi posti nelle graduatorie sul saldo tra imprese nate e imprese che hanno cessato la loro attività. A livello nazionale nel 2010 il bilancio anagrafico delle aziende ha segnato un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente, il dato migliore registrato dal 2006. Il rapporto Movimprese 2010, presentato oggi da Unioncamere, segna un marcato punto di svolta rispetto all’ultimo quinquennio, durante il quale i saldi si erano andati progressivamente riducendo di entità. Dopo il picco del 2004, quando il sistema delle imprese crebbe di quasi 105mila unità, in tutti gli anni successivi i bilanci tra iscrizioni e cessazioni si erano, infatti, progressivamente ridotti fino al record negativo registrato nel 2009 di sole 17.385 imprese in più.
Le regioni che hanno visto aumentare di più il numero delle loro imprese sono state la Lombardia (+14.233), il Lazio (+12.477) e, più distanziata, la Campania (+7.279). In termini relativi, le dinamiche più accentuate si registrano nel Lazio (+2,11% il tasso di crescita regionale rispetto al 2009), in Calabria (1,67%) e in Lombardia (+1,46%). La nostra regione primeggia anche nelle classifiche per il solo settore artigiano: a registrare un bilancio positivo sono state, nell’ordine, il Lazio (+0,64%), la Liguria (+0,62%), Abruzzo e Valle d’Aosta (+0,52%), Trentino Alto Adige (+0,22%).
Per il Lazio si registra un netto miglioramento rispetto all’anno precedente. Nel 2009 il saldo tra nuove imprese e aziende che avevano cessato la loro attività si era assestato sul +1,36%, dato che nel 2010 migliora di quasi un punto percentuale. Nel settore dell’artigianato i risultati presentati oggi mostrano un’inversione di tendenza rispetto alla precedente rilevazione: l’incremento dello 0,64% registrato quest’anno fa seguito ad un’annata, quella 2009, in cui il numero complessivo delle imprese aveva subito una flessione dello 0,59%.
I DATI DALLE SINGOLE PROVINCIE DEL LAZIO E I COMMENTI DI DARDANELLO, CLICCA SULLA FRECCIA
Scendendo ad un livello territoriale ancora più dettagliato, è la provincia di Roma a trainare la ripresa. Il tasso di crescita del numero di imprese della Capitale, infatti, è pari al 2,42%; un risultato secondo solo a quello della provincia dell’Aquila (che sta riemergendo, anche grazie a massicci investimenti esterni, dalla tragedia del terremoto). Ottima anche la performance della provincia di Frosinone, che si attesta al diciassettesimo posto in Italia con un saldo di natimortalità di 1,73%. Latina arriva a +1,39%, mentre Rieti (+0,97%) e Viterbo (+0,55%) si attestano al di sotto della media nazionale del + 1,19%.
Meno positivi i dati sulle imprese artigiane: a fronte di un saldo nazionale del -0,34%, Frosinone fa registrare un incremento dell’1,23%, posizionandosi al settimo posto nella graduatioria delle province italiane. Roma segue con un +0,69%, poi a ruota Viterbo (+0,68%). Per la provincia di Rieti il saldo è vicino allo zero (+0,05%), come anche per Latina (-0,07%).
Positivo il commento di Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: «Tra gli italiani c’è voglia di fare, c’è voglia di scommettere su se stessi per realizzare quel benessere che è stato così duramente minacciato dalla crisi. Un obiettivo che si persegue sempre più contando sulle proprie competenze e le proprie abilità. Guardando al mercato e prendendo su di sé, consapevolmente, il rischio di fare impresa». Ma c’è anche un appello preciso al mondo della politica: «L’agenda di questi neo-imprenditori è l’agenda delle famiglie, del lavoro e non può essere rinviata perché il mondo non si ferma per aspettarci. Le imprese – prosegue Dardanello – chiedono alla politica risposte concrete per sostenere e facilitare le loro attività: rimuovendo gli ostacoli burocratici che ancora le imbrigliano, riformando la giustizia civile, rilanciando l’ammodernamento delle infrastrutture e della pubblica amministrazione, investendo sulla formazione».