«Roma Capitale rischia di restare senza poteri». Alberto Gentili lancia l’allarme dalle pagine del Messaggero. «Il governo – scrive Gentili – non ha neppure scritto la bozza del decreto». È in corso un braccio di ferro tra Comune e Regione sulle competenze da attribuire al nuovo soggetto amministrativo, né pare che i ministri competenti, i leghisti Bossi e Calderoli, abbiano alcuna intenzione di fungere da mediatori sulle competenze da sottrarre alla Polverini.
Il tutto in un contesto che vede scadere la legge di delega del governo fra poco meno di due mesi, il 20 maggio. Le attenzioni dell’esecutivo sono concentrate sul federalismo municipale e su fisco e sanità regionali, ma «hanno lasciato al palo la “grande riforma istituzionale” invocata da Gianni Alemanno, anche a causa di uno scontro tutto interno alla maggioranza tra Gianni Alemanno e Renata Polverini».
Calderoli aveva assicurato per la primavera il varo del secondo decreto. Il primo, di natura ordinamentale, ha ridesignato l’assetto istituzionale e il numero di consiglieri e assessori (che rischia di essere depotenziato dal decreto milleproroghe).
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Nel secondo devono essere regolamentate le competenze che la legge delega attribuisce alla città: «la valorizzazione dei beni storici, artistici e ambientali; i settori produttivo e turistico; lo sviluppo economico e sociale; l’edilizia pubblica e privata; il trasporto pubblico e privato; la protezione civile».
Dopo «l’altolà della Polverini, che aveva affermato che non avrebbe permesso che i poteri della Regione si sgonfiassero», nulla si è più mosso. «A delega scaduta – osserva Gentili – Roma Capitale dovrà affidarsi a una nuova legge che proroghi i poteri del governo. Oppure alzare bandiera bianca».