Quanto conta il verde per una città? Andate a Londra, Parigi e New York e rimarrete sbalorditi dall’attenzione e dalla cura con cui vengono custodite e abbellite le aree verdi di queste metropoli. A Roma invece, spesso prende il magone. In particolare piange il cuore a vedere gli alberi che spariscono dalle nostre belle vie e che non vengono rimpiazzati.
Alberi con aiuole, che a volte vengono sfrondati senza pietà, poi tagliati e quindi espiantati, magari per gli interessi miopi di qualche negoziante, o perché ospitavano gli storni. Alberi semplicemente abbattuti da qualche automobilista in cerca di parcheggio selvaggio, magari di sabato sera. Alberi ammalati che vanno sostituiti e vengono sradicati dallo stesso Servizio Giardini…
È uno scempio e una tristezza: a Prati nelle poche vie che frequento sono almeno tre gli alberi spariti e non rimpiazzati. In alcuni casi un portiere di buon cuore o un dipendente di esercizio commerciale provano a sostituirlo alla buona… ma il Comune dovrebbe lasciare spazio e dare però regole e ordine al volontariato verde della nostra città.
Pensate come sarebbe bello per ogni cittadino avere la possibilità di rivolgersi al Comune o al Municipio per avere una piantina o un albero già cresciuto in vivaio dello stesso tipo di quelli già presenti nella stessa via dell’albero sparito o gravemente danneggiato. La buona volontà degli individui, l’auto organizzazione sociale dovrebbe essere favorita dalla gestione moderna (ed efficiente) dell’ente locale.
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Purtroppo invece molte volte, accade il contrario. Accade che si aspetti per settimane e mesi il Servizio Giardini e che col tempo quel pezzo di marciapiede o di strada si degradi, imbruttisca, perde ombra d’estate e ossigeno di giorno, si abitui a vivere senza alberi. Sussidiarietà significa anche questo: lasciare libero sviluppo alle iniziative dal basso, anzi favorirle.
Roma potrebbe essere in questo d’esempio per tutta Italia, valorizzando risorse ed energie già presenti nel tessuto sociale della Capitale. “L’albero a cui tendevi la pargoletta mano”, per dirla con il poeta, è semplicemente sparito, mangiato dall’asfalto a buche di una città selvaggia. Riportiamolo al suo posto.