Apre oggi al MAXXI la mostra Michelangelo Pistoletto: Da Uno a Molti, 1956-1974 a cura di Carlos Basualdo. La retrospettiva dell’artista, nata in collaborazione con il Philadelphia Museum of Art dove è stata esposta lo scorso inverno, è ora approdata a Roma e rimarrà aperta fino a metà agosto.
Arte come pensiero totale, come disciplina trasversale che può e deve toccare diversi ambiti, dall’economia all’educazione, dalla politica alla religione. Come ha detto lo stesso artista «l’arte produce civiltà», essa è patrimonio di tutti, si rivolge a tutti, è fonte di crescita individuale e collettiva: “Da Uno a Molti” per l’appunto.
Non sorprende quindi la scelta del curatore di dedicare una parte della mostra e dello stesso spazio espositivo al laboratorio di Cittadellarte, una fondazione nata nel 1998 a Biella con l’obbiettivo di diffondere l’arte nel territorio, ricercando il coinvolgimento attivo dei cittadini. La Fondazione può essere considerata come completamento naturale del percorso del’artista e può essere quindi vista come il momento più maturo di un discorso che era in nuce già nei lavori degli anni 60 e 70. Ed è proprio da quel periodo che provengono le opere presentate al MAXXI.
Una parte sostanziale della mostra è dedicata ai quadri specchianti, lavori che Michelangelo Pistoletto inizia a fare nel 1961 e continuerà a realizzare nel corso degli anni. Per l’artista sono il filo conduttore della sua riflessione sull’arte e del suo ruolo rispetto alla società. In queste grandi lastre di acciaio lucidate a specchio – sulle quali vengono applicate una o più figure a grandezza naturale – si riflettono le persone e lo spazio circostante. È così che si attiva quell’interazione senza la quale i quadri specchianti rimarrebbero incompleti. L’opera non può esistere senza il pubblico, non è compiuta se non si innesca quest’esperienza. Sono lavori che si aprono al tempo e allo spazio e che nel tempo e nello spazio si rinnovano costantemente, in un eterno presente.
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«I lavori che faccio non vogliono essere delle costruzioni o fabbricazioni di nuove idee […] sono oggetti attraverso i quali io mi libero di qualcosa – non sono costruzioni ma liberazioni». A parlare è lo stesso Pistoletto, nel 1966: «Io non li considero oggetti in più ma oggetti in meno, nel senso che portano in sé un’esperienza percettiva definitivamente esternata». Non esistono parole migliori di queste per parlare deglioggetti in meno, serie di lavori che l’artista ha realizzato tra il ’65 e il ’66.
Se per oggetti in meno utilizzava materiali poveri, come la carta di giornale, questi ultimi sono i protagonisti della serie stracci. La Venere degli Stracci, Cesto, Orchestra di stracci sono alcuni tra i lavori esposti in mostra. Queste sculture sono tra le opere di Pistoletto quelle che più, nell’immaginario collettivo, legano l’artista all’Arte Povera e ne fanno uno dei suoi principali esponenti.
Oltre a questi lavori in Michelangelo Pistoletto: Da uno a Molti, 1956-1974 è possibile vedere alcuni primissimi ritratti e autoritratti degli anni 50, una serie di Plexiglass e alcuni video documentativi delle sue performance della fine degli anni 60 ed inizi anni 70, quando faceva parte del gruppo Lo Zoo.
(Michela Dawe)