È il monumento più visitato d’Italia. E non parliamo certo di un Paese scarso in Beni artistici e culturali. Secondo le ultime statistiche dell’Eurisko, il Colosseo stravince ogni classifica di frequentazione turistica. Primo in assoluto, davanti ad altre mete ambitissime come gli Uffizi di Firenze. E pensare che il Colosseo nasce per una ripicca. Contro chi? Contro Nerone. L’unico che non volle andare ad abitare sul colle Palatino come i grandi Imperatori e potenti di Roma (da Romolo e Remo fino ai Farnese), essendosi costruito la Domus Aurea, dov’è attualmente il Parco del Colle Oppio.
Dove c’è ora il Colosseo Nerone aveva in effetti la sua piscina privata, quella dove faceva il bagno Poppea. Ebbene i Flavi, che vennero dopo di lui e contribuirono a crearne la leggenda nera, con un atto che oggi giudicheremmo populista, resero pubblica l’area privata della piscina per costruirci uno stadio per i, tanto amati, giochi.
Il popolo romano ne fu entusiasta. Non più solo piazza Navona, non solo il Circo Massimo, stupendi per gare ippiche e navali, ma un nuovo stadio che ospitasse la nuova moda dei gladiatori… Tanto che il nome originario del Colosseo è “Anfiteatro Flavio”. Modernissima scelta di costruzione pubblica ad alto impatto politico, che denuncia una “damnatio memoriae” ben mirata: quella di Nerone.
Il Colosseo, quindi, è stato sempre un luogo popolare, nell’antichità e anche oggi. I cristiani, poi, lo ritengono (e le lapidi dei Papi, fino alla moderna via Crucis del Venerdì Santo, lo dimostrano) anche un luogo di dolore e di ricordo dei propri martiri. I Flavi infatti furono scientifici e spietati persecutori dei cristiani: Domiziano, Vespasiano, Tito furono ostili e anche molto ostili alla nuova affermazione del Cristianesimo nell’antico Impero.
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Ma anche dopo di loro il Colosseo restò in funzione per anni e anni. Gli spettacoli che vi si svolgevano erano suddivisi in due grandi categorie: le venationes, ovvero le lotte tra uomini e belve, e i ludi gladiatori, ovvero le lotte tra gladiatori. Nel 217 l’anfiteatro venne gravemente danneggiato da un fulmine che incendiò gli spalti. Nel 404 il monaco Telemaco tentò di far abolire i giochi del circo perché ritenuti troppo cruenti ma fu linciato dalla folla inferocita. Nel 425 un terremoto lo danneggiò gravemente e nel 523 vi cessarono definitivamente i giochi.
Il suo fascino resta legato alla storia millenaria di cui è stato protagonista, la Roma dei Cesari, poi la Roma dei Cristiani, quella dei Papi… Simbolo insieme del potere e della barbarie, del gioco e dell’imperio, della persecuzione, della schiavitù e del coraggio, persino del riscatto, nel caso dei liberti. Luogo di popolo e di propaganda. Di linciaggio e di preghiera. Monumento dell’umanità, non a caso oggi simbolo dei grandi perdoni (ricordate Giovanni Paolo II?) e delle grandi iniziative umanitarie (si illumina contro la pena di morte). Allo stesso tempo violento e mite.