«Il Teatro Tor Bella Monaca è il primo nato in questa nuova esperienza voluta fortemente dal Comune di Roma che si è fatto promotore di questa iniziativa, coinvolgendo poi anche Provincia e Regione. Il progetto si chiama “Rete di Teatri di cintura metropolitana”, intesi come spazi polivalenti con l’obiettivo di rispondere alle esigenze di un territorio periferico, ma con la stessa valenza culturale e impostazione formativa di un qualsiasi teatro cittadino, quindi con una dignità di proposta pari ai teatri storici e centrali».
Floriana Pistoni, intervistata da IlSussidiario.net, è la responsabile della programmazione del Teatro creato nel 2005 per valorizzare un territorio difficile come quello dell’VIII Municipio di Roma, una importante scommessa culturale con un grande obiettivo: «Rispondere alle esigenze di un territorio molto vasto, perché parliamo di municipi che hanno circa 250.000 residenti e con la creazione di tre Teatri di Cintura, quello di Tor Bella Monaca, di Ostia e del Quarticciolo, significa che ci stiamo rivolgendo ad almeno 700.000 cittadini, cioè una città medio-grande del nostro Paese».
Quindi sono tre i Teatri nati nelle periferie?
Il teatro del Quarticciolo è stato recuperato dagli spazi dell’ex mercato rionale ed è stato pensato fin dall’inizio come teatro e biblioteca insieme, un nuovo esperimento studiato da operatori culturali francesi e tedeschi. Le attività di teatro e biblioteca, che possiedono comunque una propria autonomia, nascono in un progetto integrato.
Ci spieghi meglio.
Per esempio, se uno spettacolo è in scena, la biblioteca si attiva per tempo per gli utenti, magari con uno spazio espositivo che permette di poter effettuare una ricerca bibliografica legata a tutti gli spettacoli proposti. Quando invece la biblioteca presenta libri e scrittori, vengono presentati spettacoli teatrali che in qualche modo richiamino uno specifico tema o scrittore. Le due attività hanno quindi lavorato in sinergia fin dall’inizio.
Che altri tipi di servizi offrite?
Esiste un importantissimo progetto di formazione, sia di pubblico che specialistica per studenti, operatori o attori. Accanto alla programmazione ordinaria degli spettacoli abbiamo affiancato una attività di laboratori per qualsiasi fascia di età, dai più piccoli fino agli anziani. Consideriamo questa un’attività indispensabile per definire la stessa identità di un teatro stabile, che va di pari passo con quella di produzione e di ospitalità. Solo così si può arrivare a quel radicamento sul territorio a cui punta ciascun teatro, per poi cercare di differenziarsi studiando e verificando gli strumenti utili per entrare a far parte della comunità e per tentare di ricondurre lo stesso territorio alla cittadinanza più ampia, in un obiettivo di integrazione.
Quali sono quindi questi strumenti?
Abbiamo fatto due tipi di intervento: nel primo abbiamo collaborato con l’Università di Tor Vergata, pensando insieme a progetti di formazione che fossero nell’ambito del cinema e della musica, ma coprendo anche molti altri campi, come geografia, storia e scienze, rivolgendoci però a un pubblico più specifico, in questo caso gli studenti universitari.
E il secondo?
Con il secondo intervento, abbiamo collaborato con le numerose associazioni culturali presenti sul territorio che chiedevano un altro tipo di progetto: da una parte desideravano essere spettatori più informati e consapevoli dell’offerta culturale a loro riservata, mentre dall’altra hanno richiesto e ricevuto strumenti, come corsi tecnici e differenziati in vari livelli, per approfondire le loro conoscenze teatrali. Quindi sia come pubblico, ma anche come promotori e produttori di spettacoli teatrali. Un altro importante obiettivo che abbiamo è quello di colmare il vuoto creato dalla mancanza di punti di riferimento, di luoghi di aggregazione ed è rivolto alle famiglie, dai bambini e ai genitori, fino ai giovani e agli anziani.
Come mai c’è questo bisogno?
Le distanze a Tor Bella Monaca sono notevoli e spesso non consentono, se non attraverso mezzi propri e muovendosi in gruppo, la fruizione del teatro. Quarticciolo è invece una periferia più aggregata dal punto di vista dei servizi: c’è infatti il tram, proveniente da Termini, che porta a pochi metri dal Teatro e inoltre la struttura si trova in mezzo ai palazzi, quindi la gente può anche scendere di casa a qualsiasi ora del giorno e della notte per andare a vedere uno spettacolo. A Tor bella Monaca questo non è possibile, anche per la presenza del Gra, e la differenza di servizi è notevole.
Come risolvere il problema?
Sono stati creati laboratori per i bambini la domenica pomeriggio, in cui i genitori potevano lasciare i propri figli per qualche ora nelle mani di operatori altamente qualificati che organizzavano spettacoli, giochi e tante altre attività. Abbiamo poi collaborato tanto anche con le tante scuole del quartiere, che spesso sono sprovviste di un’aula magna per convegni, incontri e per far teatro.
Che tipo di aiuto avete offerto?
Hanno potuto utilizzare delle sale, attraverso prenotazione, per fare le loro attività, quindi i ragazzi non venivano solo a vedere gli spettacoli ma anche a fare teatro. Ma questo servizio era anche rivolto alle associazioni che operano sul territorio, spesso costrette a provare i loro spettacoli in scantinati o garage, o a pagare un affitto per dei locali: attraverso un bando sono state individuate circa trenta giornate l’anno affinché dodici compagnie potessero avere a disposizione dei giorni per il loro spettacolo. Hanno quindi avuto un teatro vero, dal punto di vista di struttura, di palcoscenico e di impianto tecnico, a disposizione gratuita e potendo tenersi gli incassi della serata. Il Teatro di Roma ha solo messo a disposizione gli spazi, i macchinari e il personale a titolo completamente gratuito, inserendo inoltre questi spettacoli nella programmazione ordinaria.
Secondo lei il Teatro è davvero riuscito a diminuire l’isolamento in cui vive una periferia come quella di Tor Bella Monaca?
Si è creata una certo rapporto di fidelizzazione con il pubblico e ho visto persone tornare più volte ad assistere a diversi spettacoli. Oltre a questo, abbiamo appurato gli effetti del Teatro con strumenti scientifici, al di là dei questionari che periodicamente distribuiamo e delle informazioni che i nostri uffici spesso raccolgono.
In che modo?
Dal 2006 l’Università di Tor Vergata effettua un’analisi sul territorio, attraverso domande dirette ai residenti e una relazione presentata a fine anno. Dalla situazione del primo anno è stato riscontrato che il teatro è effettivamente diventato un punto di riferimento per molte persone intervistate, e in alcuni casi è risultato molto visibile non solo per i residenti, ma anche per molti altri cittadini che venivano da altre zone della capitale per partecipare alle varie attività del teatro.
Possiamo quindi considerarla una scommessa vinta?
Direi di sì, ed è soprattutto visibile con l’aumento del pubblico e riconoscendo in diverse occasioni la stessa coppia di genitori che prima accompagna i propri figli ad assistere a uno spettacolo, poi in biblioteca e infine a partecipare ai laboratori. Si può dire che ormai il teatro si sia perfettamente integrato nel quartiere e rappresenti un punto di riferimento sia per i residenti che per i cittadini di altre zone.
(Claudio Perlini)