Iniezioni di nano-calci per combattere le infiltrazioni di umidità che con l’ondata di maltempo su Roma rischiano di danneggiare il Palatino e la Domus Aurea. E’ la proposta della senatrice Diana de Feo, ex inviato speciale del TG1 per l’arte e la cultura ed esperta di monumenti classici. Contattata da Ilsussidiario.net a margine di un convegno sulla salvaguardia dei Beni culturali a Napoli, sottolinea che “i problemi che i monumenti di Roma devono affrontare sono in parte simili a quelli di Pompei, dove gli scavi di 200 anni fa hanno tagliato le canalizzazioni creando gravi problemi di infiltrazioni e di umidità. La Domus Aurea a Roma, in particolare, si trova sotto al Colle Oppio, e questo fa sì che i dipinti fatti emergere nel corso del restauro di dieci anni fa sono stati nuovamente ricoperti dalle incrostazioni”. Non a caso in questi giorni Maria Grazia Filetici, storica curatrice del Palatino, ha lanciato l’allarme: “Sul Palatino la Sovrintendenza sta rilevando un’emergenza nell’impianto idraulico, cioè in quel complicato sistema di convoglio acque composto da canalizzazioni, tubi e pozzetti. Con urgenza si impone un piano straordinario di restauro degli impianti idraulici”.
Senatrice de Feo, che cosa ne pensa dell’allarme per il Palatino lanciato dalla sovrintendenza?
E’ un problema in parte simile a quello di Pompei, con la differenza che mentre nel Palatino sono tutte grandi domus monumentali, costruite quindi in modo solido, a Pompei sono spesso case di dimensioni più ridotte. Un po’ come le nostre abitazioni di villeggiatura a Capri o a Ladispoli. Se queste abitazioni sono lasciate senza tetto, senza finestre né grondaie, lasciandovi entrare le precipitazioni e con un’infiltrazione di umidità dal terreno, nell’arco di pochi anni finiscono per essere danneggiate. Lo stesso avviene quindi nel Palatino.
Quale intervento andrebbe messo a punto sul Palatino?
Occorrerebbe regolamentare le acque, situando delle coperture come nella Domus Aurea. Gli affreschi sul soffitto della Domus Aurea, con le grotte dove Raffaello e i suoi amici si recavano insieme, sono dei dipinti romani importantissimi. Se non si riesce a isolare la copertura, questi affreschi rischiano quindi di essere danneggiati, anche per i sali bianchi presenti nella pietra, e che si depositano sulla superficie degli affreschi.
Dopo la nevicata, la sovrintendenza ha effettuato un sopralluogo anche nella Domus Aurea. Quanto è elevato il rischio di danni legati al maltempo nella reggia di Nerone?
Il rischio di danni è legato soprattutto al fatto che la Domus Aurea si trova sotto ai giardini del Colle Oppio. E’ per questo che sono anni che si parla di svuotare e rifare le coperture. E’ infatti normale che ci siano delle infiltrazioni. E l’effetto è che gli affreschi, che erano stati rimessi in luce dieci anni fa, sono stati nuovamente ricoperti.
Ritiene che ci siano dei rischi di danni anche per il Colosseo?
Nel Colosseo di recente si sono verificati dei piccoli crolli, anche se non drammatici. Inoltre, non erano in relazione a eventi atmosferici importanti, bensì alla necessità di interventi conservativi. Tra questi, sarebbe necessaria la pulitura dei marmi, ma prima del restauro ci vorrebbe la conservazione, che deve guardare innanzitutto ai rischi ambientali. Per fortuna l’intervento sul Colosseo partirà a breve. Anche se i problemi legati ai monumenti sono gravi soprattutto in Campania.
In che senso?
Soprattutto a Pompei, presto partirà un’opera di conservazione che deve incominciare dal risanare i danni ambientali. Il terreno, che è naturalmente concavo perché gli scavi hanno abbassato il livello della superficie rispetto alle aree circostanti, raccoglie la pioggia che però non è più canalizzata. E il motivo è che quando 200 anni fa furono compiuti gli scavi furono rotte tutte le canalizzazioni romane.
Quali sono le conseguenze di questi scavi avvenuti in modo scorretto?
L’umidità ristagna, risale lungo i muri, fa cadere gli intonaci, distruggendo e facendo crollare le costruzioni. La caduta delle “domus” si spiega quindi così. Questa umidità non viene solamente dal sottosuolo, dalle infiltrazioni provenienti dal terreno, ma anche dal terrapieno che costeggia tutta via dell’Abbondanza, la strada principale di Pompei. Il terrapieno di via dell’Abbondanza è composto da lapilli, ceneri e polveri. Assorbe quindi l’acqua come se fosse una spugna.
Ma che cosa c’entra il terrapieno di via dell’Abbondanza con i danni alle domus romane?
Quando piove questo terreno si gonfia e spinge sulle mura delle case. Per salvarsi dai rischi ambientali è necessario inoltre separare le “domus” da questo muro, perché la contiguità può procurare crolli e danni. D’estate il sole fortissimo, d’inverno questa situazione di umidità portano infatti la malta a disfarsi. Esistono dei ritrovati modernissimi, basati su iniezioni di nano-calci, che sono microscopiche e una volta inserite nella malta e la consolidano. E’ attraverso questi ritrovati che è possibile difendersi quindi dai rischi ambientali. E’ inutile parlare dei danni ai monumenti, di restauro e di conservazione, se non si parte proprio da questi punti.
(Pietro Vernizzi)