Un 14enne si è suicidato nella borgata romana di San Basilio, in quanto sarebbe stato preso in giro per le sue tendenze omosessuali. L’adolescente si è gettato dalla terrazza di casa sua e ha lasciato due messaggi di cui uno afferma: “Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia”. Le associazioni gay sono intervenute sulla vicenda parlando di necessità di approvare la legge contro l’omofobia. Per Franco Grillini, “questa vicenda avviene nel mezzo del dibattito sulla legge contro l’omofobia. Mi chiedo quante vittime sono ancora necessarie per superare le resistenze di chi non vuole una legge di questo tipo che non c’entra nulla con la libertà d’opinione”. Abbiamo intervistato Alberto Gambino, direttore del Dipartimento di Scienze umane nell’Università Europea di Roma.
Professore, se la legge fosse stata in vigore, avrebbe salvato il 14enne?
No, perché una legge per fare cultura ha bisogno di alcuni anni. E’ chiaro che l’intento della legge è proprio questo, creare una cultura di salvaguardia dalla discriminazione degli omosessuali, ma ogni legge determina un’onda lunga di tipo culturale che, per esser tale, necessita di tempo. Se l’intento di questa legge è quello di creare una cultura circoscritta alla non discriminazione di chi vive una condizione di omosessualità, allora essa mi pare giusta e sacrosanta. Se, viceversa, si intende estenderla a tutta una serie di eccessi, di manifestazioni, di atteggiamenti per cui – ad esempio – un domani potranno insegnare a scuola anche persone che si travestono o si mostrano con identità differenti da quanto viene percepito dagli studenti, si creerà una cultura che contrasta oggettivamente con la differenza tra uomo e donna.
Che cosa ne pensa della strumentalizzazione del caso del 14enne romano da parte delle associazioni gay?
Da un lato è sempre sbagliato utilizzare dei casi singoli sull’onda emotiva per proporre delle leggi o stigmatizzare norme già esistenti, perché non si ha quella serenità necessaria quando si prepara un testo legislativo, tanto più se si è un parlamentare o un uomo politico impegnato come Franco Grillini. Il secondo aspetto è che in realtà casi come quello drammatico che ha coinvolto il 14enne di Roma, se fossero interpretati in punto di carenza di una legge contro l’omofobia, allora andrebbero confrontati con un nuovo testo di legge diverso da quello attualmente in discussione al Parlamento.
In che senso?
Sarebbe necessario sanzionare le discriminazioni basate sulla condizione di omosessualità della vittima. Invece in modo un po’ strumentale si sta cercando di inserire il tema del gender. Quest’ultimo fa leva sull’indifferenza sessuale, sulla legittimazione e la tutela di comportamenti diversi da ciò che appare nella percezione dei consociati. L’attuale testo di legge non si concentra sui casi di discriminazione come quello, drammatico, forse subito dal 14enne romano. Invece dovrebbe essere proprio questo il cuore di una giusta normativa contro le discriminazioni verso gli omosessuali.
Qual è quindi l’aspetto problematico del disegno di legge?
Il disegno di legge non parla di omosessualità o tendenza sessuale, ma usa termini incerti e ambigui come omofobia e transfobia, andando ben oltre il trattato europeo, che parla di “orientamento sessuale”.
Per casi come quello del 14enne romano c’è davvero bisogno di una legge contro l’omofobia, o è sufficiente il reato di istigazione al suicidio già previsto dal nostro ordinamento?
Qui occorre ricordare che gli “istigatori” sarebbero a loro volta minorenni. In effetti il reato di istigazione al suicidio implica una vera e propria induzione a togliersi la vita, mentre qui si tratterebbe di “prese in giro”, atteggiamenti diretti a emarginare chi è omosessuale prima che a stigmatizzarne il comportamento. Quindi una legge che allargasse anche alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale potrebbe in effetti portare ad una maggiore sensibilizzazione sul tema. Ma, ripeto, l’attuale disegno di legge non fa questo. Usare termini generici come omofobia e transfobia rischia di leggittimare anche il mascheramento, il fatto di mettersi in mostra con un’identità sessuale palesemente diversa da quella che appare in pubblico. Ciò significa, come ho già detto, annientare culturalmente la differenza tra un uomo e una donna.
Quali comportamenti ritiene che vadano sanzionati?
Occorre tutelare l’aspetto dell’orientamento sessuale, che non è il comportamento esteriore smaccato, ma la tendenza. Nei casi in cui sia quest’ultima a essere discriminata, è giusto che intervenga una sanzione da parte di una legge al passo con l’Europa. Singoli casi come quello supposto del 14enne romano offrono un drammatico spunto di dibattito parlando di condizione omosessuale, senza usare gli slogan ideologici che stanno dietro le espressioni omofobia e transfobia. Ad esempio per transfobia si potrebbe pensare alla discriminazione verso chi ha rettificato il proprio sesso; il mutamento del sesso, invece, viene inteso anche come atteggiamento di chi vuole manifestare la sua identità sessuale in senso contrario a quello che appare esteriormente, pur senza che ci sia stato alcun intervento chirurgico. Tra l’altro nella nostra giurisprudenza non abbiamo casi di discriminazione legati alla identità di genere, il travisamento della propria identità. Tutti i casi di discriminazione riguardano la tendenza e l’orientamento sessuale.
Ma c’è davvero una differenza così fondamentale tra “orientamento sessuale” e teoria del gender?
Le faccio un esempio. Se il dirigente scolastico di una scuola si rifiutasse di assumere un docente in quanto omosessuale, commetterebbe una discriminazione che con la nuova legge sarebbe sanzionata. Ma se si rifiutasse di assumere un docente che smaccatamente proponesse un comportamento di adesione ad un genere sessuale attraverso il mascheramento, il travisamento della propria identità esteriore, in totale contrasto con la percezione degli stessi studenti, allora ci sarebbe da discutere.
In sintesi, professore, cosa rimprovera ai concetti di omofobia e transfobia?
Non raggiungono il requisito di tipicità proprio delle leggi penali, le quali prevedono che i reati siano definiti in modo circostanziato e puntuale. Invece omofobia e transfobia sono così generici da poter ammettere non solo ciò che è legato alla condizione omosessuale, che non può essere discriminata, ma anche i casi legati al gender.
(Pietro Vernizzi)