La prossima rottamazione fiscale 2025 potrebbe premiare i virtuosi e penalizzare i furbetti che decidono di aderire "fittizziamente".
La nuova rottamazione fiscale di quest’anno, 2025, è allo studio, e tra le ipotesi il Governo sta valutando di imporre delle strette ai “furbetti”, ovvero a coloro che pur aderendo alla definizione agevolata poi non pagano.
In passato è capitato infatti, che molti debitori decidono di aderire ed inviare la domanda per la rottamazione ma al solo scopo di tutelarsi dal recupero forzato del credito o dal fermo amministrativo.
Strette sulla rottamazione fiscale 2025?

Il 2025 potrebbe rivoluzionare le decisioni da prendere sull’adesione alla rottamazione fiscale, accettando esclusivamente gli imprenditori e i debiti con reali difficoltà finanziarie.
I vantaggi della definizione agevolata sono molteplici, e su tal fronte la Lega sta insistendo nell’ampliare i limiti di tolleranza così da poter recuperare il buco finanziario da 48 miliardi di euro.
La prima proposta sarebbe quella di estendere il pagamento fino a 120 rate (da saldare in 10 anni), permettendo l’adesione alle cartelle che vanno dall’anno 2000 al 2023.
In tal caso però il debitore pagherebbe l’importo complessivo, senza sconti o omissioni di interessi e sanzioni. Una soluzione win to win per chi vuol pagare in più tempo e per l’Erario che riempirebbe maggiormente le sue casse.
Una definizione più “permissiva”
Rispetto all’attuale definizione l’esecutivo vorrebbe permettere ai contribuenti di poter saldare il debito anche se saltano “più rate”. Oggi la norma è molto rigida, perché al solo mancato pagamento di una rata la rottamazione decade immediatamente.
Mentre nel prossimo emendamento si propone di consentire il pagamento fino a 8 rate (anche non consecutive), prima di esser tagliati fuori dalla misura.
Questo permetterebbe di facilitare anche la burocrazia, evitando le innumerevoli riammissione già accadute da poco.
Le complicazioni per i recidivi
Dall’Agenzia delle Entrate e dalla Corte dei Conti emerge un’altra criticità significativa. In cassa mancano 48 miliardi di euro, e tali buchi sono attribuibili in misura maggiore ai recidivi.
Ovvero quei contribuenti che aderiscono al solo scopo di slittare la riscossione coattiva e temporeggiare. Alcuni non pagano più, altri saldano una o poco più di due rate e poi smettono di rispettare il patto.
Un tema che diventa primario e prioritario, e nella prossima rottamazione fiscale si potrebbe pensare a frenare e riscuotere il credito proprio a discapito dei furbetti.
