Dmitriev vola a Washington per colloqui con Trump: una mossa strategica che potrebbe ridefinire i rapporti USA-Russia
Kirill Dmitriev, consigliere “grigio” e mano invisibile della Russia, nonché negoziatore di fiducia di Vladimir Putin, è atteso a Washington per colloqui fondamentali e di grande portata con Steve Witkoff, emissario dell’amministrazione Trump: un ritorno atteso e sorprendente quanto controverso, finalizzato – almeno ufficialmente – a rafforzare i rapporti bilaterali in un momento in cui gli equilibri di potere globali sono instabili a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni occidentali.
Ma dietro questo apparente gesto di pace non è difficile immaginare altre motivazioni ben più profonde: la visita rappresenta il primo ingresso di un alto funzionario russo negli Stati Uniti dalla violenta invasione del 2022 e segna un evidente cambio di prospettiva nella politica estera americana, ora decisamente più favorevole al dialogo diretto con la Russia.
L’incontro, che vede già un precedente viaggio di Dmitriev in Arabia Saudita per dare vita ai colloqui preliminari sulla fine del conflitto, non è solo un segnale diplomatico ma anche un vero e proprio test di fiducia reciproca tra le due potenze mondiali, la cui rivalità ha caratterizzato decenni di storia moderna; l’amministrazione Trump, che ha già dimostrato un approccio meno rigido e inflessibile rispetto a quella di Biden, sembra disposta a sacrificare una parte della sua politica anti-Russia a favore di risultati concreti e tangibili.
Non casualmente, il governo americano ha concesso a Dmitriev un visto temporaneo, revocando di conseguenza le sanzioni a suo carico, un’azione che ha già scatenato accesi dibattiti interni, anche se il Cremlino non si muove mai senza una strategia precisa: mentre Trump inizia a dubitare della reale volontà di Putin di mettere fine alla guerra, il leader russo continua a dettare le condizioni, rendendo chiaro a chiunque che il gioco diplomatico è ancora distante dalla sua conclusione.
Russia-USA: come cambieranno le relazioni dopo l’incontro?
Se da un lato Trump ha rivoluzionato la linea intransigente di Biden nei confronti della Russia, evitando di inviare altri aiuti militari all’Ucraina e adottando un approccio più pratico e deciso, dall’altro la sua pazienza sembra quasi terminata: “La Russia sta trascinando i piedi”, ha dichiarato visibilmente infastidito lo stesso Presidente in una recente intervista, facendo capire che la sua strategia di appeasement potrebbe non avere i risultati immaginati.
L’esasperazione di Trump non riguarda solo Putin, ma anche lo stesso Zelensky, incolpato di non voler cedere a compromessi su alcuni accordi commerciali determinanti per l’economia statunitense, e la sua posizione in bilico rischia di ledere all’intera credibilità della sua amministrazione.
In questo scenario complesso, Dmitriev – che negli anni è stato fondamentale nell’ottenere finanziamenti per la Russia – arriva a Washington con un obiettivo preciso e mirato: convincere gli Stati Uniti ad alleggerire la pressione economica su Mosca in cambio di passi avanti verso la pace, nonostante sia dimostrato dalla storia che la Russia non molla facilmente, e ogni favore verrà sfruttato per rendere più solida la sua posizione.
Mentre il Congresso americano osserva titubante la strategia di Trump, con il timore che si possa concedere troppo ma senza ricevere nulla, una sicurezza diventa visibile agli occhi di tutti: le relazioni tra USA e Russia convivono su un filo flebile e sottile, e le scelte di oggi potrebbero determinare il futuro dello scenario globale di domani.
