Sergio Romano, ex ambasciatore italiano in Unione Sovietica, oggi 93enne, ha parlato con il Giornale dell’attuale situazione nella leadership della Russia, minacciata nei giorni scorsi dalla marcia di Prigozhin, capo dell’esercito mercenario della Wagner. Una situazione che secondo il diplomatico, ed esperto sulla politica russa, avrà delle fondamentali ripercussioni sulla catena di comando, avendo per la prima volta dimostrato che Putin non è il solo uomo al comando.
In Russia, avverte, Putin “mantiene un elevato consenso politico” ma “nell’ora in cui la colonna della Wagner avanzava verso Mosca è apparso quasi defilato, non totalmente in controllo della situazione”. Inoltre, “è emersa la grande complessità dell’architettura di potere russa, in cui ora un elemento fondamentale sono i militari e a fianco di questi le formazioni mercenarie” armate esattamente come un esercito regolare. Complessivamente ritiene che Prigozhin abbia innescato “un processo che deve portare la Russia a pensare a cosa vi sarà dopo Putin“, circostanza sulla quale l’ex ambasciatore ritiene che “fino ad ora si è riflettuto poco”.
Sergio Romano: “Il potere in Russia è un fatto complesso”
Andando avanti nella sua analisi della situazione in Russia, Sergio Romano, spiega che seppure Prigozhin abbia deciso di ritirarsi in Bielorussia “non è sicuramente uscito fuori dai giochi dopo le mosse di sabato. Con lui”, ritiene, “dovremo fare i conti in futuro“. Futuro per ora indefinito, perché ritiene che “le transizioni di potere russe sono sempre un fatto complesso” che non si sviluppa in poche ore, e neppure in giorni e settimane.
Questi cambi in Russia, infatti, sono “una serie di processi che si accumulano, strutture di potere che si confrontano ed entrano in conflitto e una struttura di Stato che non risponde più e su cui si impone prima o poi la necessità di una svolta”. Il rischio, tuttavia, è che nel dopo Putin si sviluppino “ulteriori spaccature” dovute all’imprevedibile fattore umano, mentre nel paese convivono grandi centri di potere come “l’esercito e l’industria energetica“. Tornando al golpe in Russia, infine, l’esperto spiega che “già da tempo si registravano malumori” nell’esercito e nella Wagner, mentre “quanto accaduto può impattare sul morale delle truppe al fronte nel prossimo futuro”.