Una riunione d’urgenza con i tecnici del Ministero del Lavoro e con i Ministri M5s per ribadire due concetti: il Governo va avanti e il salario minimo è la norma sulla quale il Movimento lavorerà per provare a recuperare consensi “dilapidati” e conquistati da Salvini. Questa è stata la giornata di Luigi Di Maio, dopo la doppia batosta Europee-Comunali assai più “defilato” nell’azione di Governo, intento a rilanciare la sua leadership e le istanze del Movimento 5 Stelle: «il governo va avanti, noi non tradiamo la parola data ai cittadini. Siamo leali e dobbiamo completare punto dopo punto tutto il contratto di governo», ha fatto sapere il giovane Ministro del Lavoro dopo la riunione a Palazzo Chigi per provare a rilanciare l’operato dei prossimi giorni, con il quasi certo vertice di Governo con Salvini e Conte una volta di ritorno il leader leghista dalla spedizione negli Stati Uniti. Nel frattempo, per le 16.30 sempre Di Maio ha convocato una riunione con Nunzia Catalfo (“mamma” del Reddito di Cittadinanza, Presidente della Commissione Lavoro al Senato e prima firmataria della legge sul salario minimo) e Laura Castelli per accelerare sul fronte della legge per garantire una contribuzione “minima” ad ogni lavoratore in Italia: «Restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati. È una legge presente in tanti paesi europei e l’Italia non può restare a guardare», ha rilanciato il vicepremier M5s.
OCSE VS DI MAIO: “SALARIO MINIMO NON È LA SOLUZIONE”
L’allarme però lanciato dopo le parole di Di Maio e con direzione Palazzo Chigi arriva direttamente dall’Ocse che con una lunga audizione in Commissione Lavoro alla Camera del responsabile del dipartimento lavoro e affari sociali dell’ente mondiale, Andrea Garnero avverte «Il salario minimo è uno strumento molto preciso e non è la soluzione alla questione salariale italiana e ai problemi del mercato del lavoro, è solo mediamente efficace contro la povertà anche lavorativa». Secondo l’Ocse, la proposta di legge di Di Maio e del M5s «Deve essere efficace contro la povertà e bisogna garantire delle flessibilità per i termini contrattuali. E uno strumento legittimo, interessante, con potenzialità ma con alcuni limiti. Nei contratti di settore i minimi non sono sempre rispettati, il 12% dei lavoratori è sottopagato, più al Sud che al Nord del Paese». Per Di Maio, ingoiato il rospo dell’immediata critica dell’Ocse arriva anche la seconda “pubblica ammenda” questa volta da parte di Confindustria: «il salario minimo non fa crescere il Paese», spiega il Presidente Vincenzo Boccia, che ammette però «i salari degli italiani vanno alzati ma per farlo servono riduzione delle tasse e contributi come il famoso cuneo fiscale» chiedendo poi «un intervento organico di politica economica». Di Maio, da par suo, si mette sulla difensiva e attacca tanto il Pd quanto la Lega che da più parti viene data in prossimità di “rivedere” il Decreto Dignità: «il decreto non si tocca. Chi vuole sottopagare i lavoratori si rivolga a Renzi, il suo Jobs Act è stata la legge peggiore degli ultimi 20 anni», mentre sulla Flat Tax il leader M5s sottolinea «Si farà e sarà rivolta al ceto medio, andiamo avanti come un treno».