Chissà cosa avrebbe risposto Salvatore Mancuso ad un intervistatore, nel corso dei tanti dibattiti di queste settimane, o a un amico al telefono che gli avessero chiesto: su cosa dobbiamo scommettere in questo momento così difficile? Non abbiamo potuto sentire dalla sua viva voce la risposta, perché Salvatore ci ha lasciati una settimana fa dopo una breve e vorace malattia. Possiamo però ben immaginarla, sentendo la sua voce piena di passione con un inconfondibile, lieve ed elegante, accento siciliano e cogliendo una saetta nei suoi occhi: sul capitale umano. No, per carità, in verità non avrebbe usato un’espressione così fredda, avrebbe detto: sull’uomo! Dall’uomo capace di costruire cose meravigliose anche nelle situazioni più difficili, dall’uomo che lavora, che educa, che si esprime nell’arte, dall’uomo imprenditore. Quante volte lo abbiamo sentito parlare così.
Recentemente mi sono recato a Roma, insieme a lui ed altri amici, per un importante impegno di lavoro, ed entrando nella hall di un grande albergo dove si sarebbe svolto il nostro incontro, rispondendo al saluto cordiale di un impiegato dell’albergo, che di certo lo conosceva già, si fermò con affabilità e rispose subito chiedendo notizie della figlia e dei sui studi e gli suggerì, quasi gli intimò, di avere cura di questo investimento in cultura e formazione, che vale più di tutto.
In una torrida serata siciliana, in un bel giardino sul mare, qualche anno fa, durante una conversazione con giovani imprenditori siciliani che lo assillavano con richieste e domande, dopo un pò sbottò e disse, con il fuoco negli occhi: “voi mi chiedete di tutto ma non della cosa più importante: dell’uomo che sogna, dell’uomo straordinario che crea e sviluppa le imprese. Non ci sono imprese senza uomini che per esse giocano la vita. Dobbiamo, innanzitutto, aiutarci a valorizzare questa risorsa straordinaria”.
Mi ricordo bene, anche, quando da presidente del Banco di Sicilia volle conoscere personalmente i dipendenti. Voleva capire lo stoffa umana della sua azienda. Di molti divenne amico.
Mancuso, che cominciò da impiegato della Cassa di Risparmio della Sicilia per poi percorrere una folgorante carriera di manager (pubblico e privato), uomo di finanza e banchiere, ha espresso, però, nel modo più maturo e pertinente, questa sua tensione e visione in Equinox, il fondo di investimento in aziende industriali e di servizi, che ha voluto fortissimamente e di cui è stato creatore ed anima.
Un team di professionisti e collaboratrici e collaboratori in cui la stima per l’umano e la professionalità si respirano come l’aria.
Con Equinox, che investe quasi sempre con partecipazioni di minoranza e non sostituendo coloro (persone e famiglie) che guidano le imprese, egli ha dato forma compiuta alla sua idea di finanza messa a servizio delle imprese, degli imprenditori che hanno sudato e lavorato per portare avanti idee che sono divenute poi iniziative imprenditoriali.
Il suo mantra era: entriamo nelle imprese per sostenerle e permettere loro di svilupparsi, creando così valore per tutti; vogliamo dare assistenza e mezzi finanziari, portare cultura d’impresa, mettere a disposizione una griglia di relazioni industriali, condividere un progetto, in cui siamo una minoranza qualificata che, per valorizzare il proprio investimento, punta tutto sulle donne e sugli uomini che hanno pensato, creato a fatto nascere quelle imprese.
Quanto bisogno abbiamo in questo momento di una visione così concreta ed orientata della finanza le cui leve non siano affidate soltanto a soggetti sideralmente lontani dalle imprese e incapaci di valutarle ed accompagnarle adeguatamente, e quanto bene farebbe alle nostre imprese che la finanza venisse accompagnata dalla condivisione, fra uomini, di un progetto di sviluppo imprenditoriale, dalla capacità di fare insieme, anche con dialettica e capacità critica.
L’uomo brillante e grande amico, anche per il Sussidiario, che è stato Salvatore Mancuso, con la sua passione per la vita e la sua prorompente energia, ci lascia anche questo compito: valorizzare l’uomo – “l’uomo straordinario” avrebbe detto lui – e portare avanti, più che mai in questo difficile frangente, una visione della finanza che non sia fine a se stessa ma realmente e fattivamente a servizio delle imprese italiane.
Salvatore ci ha suggerito una strada.