Salvini in difesa del piano Giorgetti contro il debito pubblico per il riarmo: cosa propone la Lega, “i dazi più pesanti dall'UE, non da Trump o Cina”

DEBITO PUBBLICO ACCORTO E NON PER RIARMARE L’EUROPA: IL PUNTO DI MATTEO SALVINI AL LETEXPO DI VERONA

Non è semplice muoversi per le singole politiche nazionali in un periodo dove tra guerre, piani di pace internazionali, potenziali riarmamenti, le dinamiche “interne” sono sempre più in balia degli eventi: parte proprio da questa problematica internazionale il discorso del vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega intervenuto questa mattina al LetExpo di Verona mentre l’Europarlamento approvava il piano di Riarmo presentato dalla Commissione Von der Leyen.



Come già esposto negli scorsi giorni, evidenziandosi come l’ala più critica nel Governo Meloni alla proposta di Bruxelles, il Ministro delle Infrastrutture ribadisce la perplessità per una piano da più di 800 miliardi di euro che nuovamente si debba finanziare con debito pubblico o con prestiti elevati. Ma è sopratutto sul motivo per cui viene effettuato questo piano da quasi 1000 miliardi di euro che Salvini vede molte più critiche che pregi: visto che i soldi non ci sono al momento, perché arrivare a indebitarsi per 850 miliardi se poi devono essere «stanziati per comprare armi».



In secondo luogo, da chi può devono essere comprate quelle armi, si chiede Salvini: «Se devo fare debito pubblico italiano, lo faccio solo e soltanto se posso far lavorare aziende italiane», mentre lanciare un piano di riarmo da finanziare con debito nostrano per poi andare ad arricchire la Francia di Macron (negli scorsi giorni definito dal vicepremier un «matto guerrafondaio», ndr) o la Germania di Merz e Scholz, ecco per quello “anche no”. Prima di arrivare a riarmare l’Europa, avanza il leader leghista, serve riarmare l’Italia nel suo complesso: l’esercito, la marina, le forze dell’ordine, facendo lavorare più aziende nostrane e senza arricchire Berlino o Parigi «sulla pelle dei miei figli».



“I DAZI PEGGIORI E PIÙ PESANTI ARRIVANO DA BRUXELLES, NON DA TRUMP”

Prosegue insomma la posizione piuttosto polemica del Ministro Salvini al piano di riarmo approvato giusto questa mattina dal Parlamento UE (con voto favorevole di FdI e FI, contrario della Lega, Pd spaccato a metà): ma non è di sola difesa che si arricchisce lo scenario europeo in questi giorni convulsi per la politica internazionale. Un tema chiave che sta dividendo, e non poco, è la guerra commerciale dei dazi lanciati da Trump contro mezzo mondo.

Mentre Von der Leyen annuncia la contro-risposta per almeno 26miliardi di euro in prodotti Usa, da Salvini il ragionamento sul fronte dazi è più netto e meno legato al posizionamento ideologico: gli Stati Uniti, con o senza Trump, già avevano lanciato dazi e a quell’epoca l’Italia «non seppe contrattare abilmente», oggi invece la possibilità del Governo Meloni è proprio quella di poter sostenere una trattativa con la Casa Bianca e l’Unione Europea, auspicando un potenziale “ponte” tra i due macro-organismi politici.

Sempre intervenendo da Verona, Salvini ammette che nel mondo ideale l’UE dovrebbe trattare unita nell’interesse di tutti, il problema è che ad oggi è molto discutibile che Bruxelles riesca a parlare e difendere anche gli interessi italiani: al netto infatti dei dazi di Trump, per il vicepremier il problema sulle tariffe arriva in primis dalla stessa Europa tra green, nutriscore, automotive, trasporti mari e aereo. Non è dunque Trump il problema ad oggi, ma i dazi più presenti e pesanti contro le industri italiane «arriva da Bruxelles, non dalla Cina o dagli Usa».

IL PIANO GIORGETTI E IL PROBLEMA DELLA PACE “RESPONSABILE”

Per tutti questi motivi la Lega è unita attorno al proprio n.2 nonché Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che lunedì scorso all’Ecofin ha lanciato il suo piano alternativo per il riarmo europeo con lo sblocco degli investimenti privati per ridurre la produzione di debito pubblico: «molto bene Giorgetti che spiega come sia inaccettabile finanziamenti alla difesa a scapito di servizi e spesa sanitaria».

Se poi bisogna parlare di finanziare protezione e sicurezza nazionale, la Lega resta in prima fila – conclude Salvini – senza però togliere fondi preziosi a famiglie, scuola e aziende: serve rilanciare la vera pace, accompagnando le iniziative di Trump, Putin e Zelensky, ma purtroppo l’UE per ora è fuori dalla partita, «serve responsabilità e riflessione, non approssimazione e fretta».