Matteo Salvini dopo ricorso contro sua assoluzione per Open Arms: "Stupore e rabbia, pm non si rassegnano". E non esclude candidatura a sindaco di Milano...
«Solide e impeccabili»: così Matteo Salvini definisce le motivazioni della sentenza di assoluzione di primo grado del processo Open Arms. Ma il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture non intende aprire un fronte di scontro tra la politica e la magistratura dopo il ricorso in Cassazione depositato dalla Procura di Palermo. Per il leader della Lega, «i magistrati politicizzati e di sinistra sono ormai una esigua, anche se rumorosa, minoranza». Ne parla nell’intervista rilasciata a Libero, precisando che comunque i suoi legali si aspettavano questo sviluppo.
Eppure, quando l’avvocato Bongiorno lo ha informato del ricorso, ha provato comunque «un mix di stupore e rabbia», allineandosi al ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui i casi che si chiudono con un’assoluzione perché il fatto non sussiste non dovrebbero avere modo di essere riaperti.
Ma Salvini non si ferma, anzi rilancia la sua azione, anche di difesa dei confini italiani. «Non è un reato», ribadisce il numero uno del Carroccio. E manda un messaggio a Oscar Camps, fondatore di Open Arms, il quale ha esultato per il ricorso della Procura siciliana: «Fa una battaglia politica contro di me sulla pelle delle persone».
SALVINI SULLE GIRAVOLTE DEGLI EX ALLEATI
Invece, ringrazia Piantedosi, il quale ritiene che, se Salvini sia imputabile, allora dovrebbe esserlo anche lui moralmente. Una solidarietà che lo spinge a ribadire di nuovo pubblicamente la sua stima e gratitudine. Nessuna parola, invece, da Giuseppe Conte e Danilo Toninelli dopo l’assoluzione, nonostante fossero nella stessa squadra di governo all’epoca dei fatti.
Ma Matteo Salvini, ai microfoni di Libero, rivela di aver ricevuto solidarietà da diversi esponenti dell’opposizione, seppur privatamente. D’altra parte, non dimentica che il processo Open Arms sia nato da un’iniziativa M5S, sostenuta da Pd e Italia Viva. In particolare, accusa i pentastellati di aver compiuto una «giravolta», di aver «rinnegato» quella linea politica che avevano sostenuto insieme.
I DAZI E L’EUROPA DELLE REGOLE
Altro tema delicato sono i dazi USA, per i quali i timori sono legittimi, ma Matteo Salvini invita a continuare a negoziare con Donald Trump e a sollecitare l’Europa a intervenire per alleggerire la burocrazia ed eliminare «norme folli che stanno massacrando le nostre imprese».
Il riferimento del vicepremier è al green deal, alle tasse e ai divieti, eppure l’Europa ora pensa a introdurre altre tasse sul tabacco e a tagliare le risorse per agricoltori e pescatori. «A Bruxelles qualcuno vive su Marte, dobbiamo riportarli sul pianeta Terra, prima che sia tardi».
Dunque, oltre a trattare con gli USA, l’UE deve rivedere le sue regole. A tal riguardo, la Lega sta facendo la sua parte, con una proposta per «fermare le regole assurde e penalizzanti» legate al patto di stabilità, così da sbloccare risorse da investire su sanità e taglio delle tasse.
Non si sbilancia, invece, con il fioretto sui lavori per il Ponte sullo Stretto, ma non vede l’ora di assistere all’inizio dei lavori per «questa straordinaria impresa, unica al mondo». Però si dice pronto ad accompagnare Fiorello, che aveva detto che lo avrebbe percorso nudo. Su questo ci scherza: lo accompagnerà «ma vestito, meglio per tutto».
DALLE REGIONALI ALL’INCHIESTA MILANO
C’è poi il fronte caldo delle elezioni regionali, con all’orizzonte un incontro di maggioranza per le candidature. Occhi puntati sul Veneto, visto che Lega e FdI vogliono puntare su un loro candidato. Salvini segnala che Zaia si è ben distinto, non solo a livello nazionale, ma anche europeo.
Non chiude la porta alla candidatura di Piantedosi in Campania, con Zaia nel governo, pur evidenziando che il ministro dell’Interno è «già stato chiaro» sulla questione, ma comunque ogni scelta verrà presa con gli alleati. La priorità al momento «è partire in fretta», visto che l’opposizione non è unita.
A proposito di compattezza, assicura che non c’è alcun problema con Forza Italia in merito allo ius scholae, ricordando che non rientra tra i piani del centrodestra e che gli italiani non sono d’accordo. Invece, suggerisce di lavorare per fare in modo che la cittadinanza venga tolta «a chi commette reati o infrazioni».
Infine, c’è il capitolo Milano, con l’inchiesta urbanistica che travolge il sindaco Beppe Sala. Per Salvini deve dimettersi, ma non perché indagato, bensì perché ha fallito alla guida della città, col rischio che questa inchiesta blocchi ulteriormente tutto. Lui per ora non pensa a candidarsi come sindaco di Milano, anche se gli piacerebbe farlo. «Se il buon Dio me ne darà tempo e forza, prima della pensione ci penserò!», conclude Salvini su Libero.