San Giovanni Paolo II, a 20 anni dalla morte il suo ruolo nella caduta del Muro di Berlino: la testimonianza di Cristo per la libertà contro le ideologie

LA CADUTA DEL MURO E IL RUOLO CHE EBBE PAPA GIOVANNI PAOLO II

In tempi che fagocitano tutto e il contrario di tutto, che si “perdono” tra riarmi, guerre, violenze e diplomazie saltate, una figura come quella di San Giovanni Paolo II – di cui si celebrano i 20 anni esatti dalla morte, era il 2 aprile 2005 – fa sentire tutto il peso della sua mancanza, sia spirituale che “politica” (nel senso più ampio e alto del termine).



Il ruolo che ebbe per la cristianità, trasportando il Vangelo di Gesù ad ogni angolo del mondo con un nuovo modo di comunicare, fresco e “giovane”; la sua lungimiranza teologica e filosofica (anche grazie al fidato cardinale Ratzinger, suo successore come Benedetto XVI), e infine la centralità del suo Pontificato nella caduta del Muro di Berlino e nella fine della guerre fredda.



Cresciuto nella Polonia occupata dai nazisti e protagonista della resistenza cristiana da giovanissimo, Karol Wojtyla seppe poi maturare e imporsi come sacerdote e poi vescovo nella stessa Polonia occupata dai sovietici comunisti. E così quando viene eletto a soli 58 anni al Soglio Pontifico, il nuovo Papa Giovanni Paolo II si professa al mondo come testimone di Cristo e al contempo come ostinato oppositore di ogni ideologia e totalitarismo, lui che li ha conosciuti entrambi sulla pelle del suo popolo.

È per questo, e per quanto prodotto durante il suo Pontificato nei durissimi anni della Guerra Fredda, che si può a ragione sostenere che il Pontefice riconosciuto in tempi record come Santo dalla Chiesa Cattolica sia stato uno dei protagonisti della “demolizione” del Muro di Berlino. Un popolo (quello tedesco) che non riusciva più a sopportare i soprusi e la mancanza di libertà, si ribella all’ordine costituito dopo la Seconda Guerra Mondiale: una libertà, cifra più alta dell’esistenza umana, ereditata e “imparata” anche – se non soprattutto – dalla testimonianza viva di Giovanni Paolo II.



Come ebbe a dire più volte lo stesso Wojtyla parlando dell’abbattimento del Muro nel 1989, è «opera di Maria, come annunciato a Fatima e Medjugorje». Vicino tanto a Oriente quanto ad Occidente, Wojtyla fu il Papa del “disgelo”, oppositore fermo di ogni totalitarismo e per questo amico umile di ogni richiesta di sincera libertà: non si fece “sedurre” dall’impianto identitaria del marxismo, denunciando gli scempi prodotti in ogni Paese dove venne “applicata” la rivoluzione comunista.

LA LOTTA AL COMUNISMO TRA SOLIDARNOSC E LIBERTÀ IN CRISTO

Prima tramite l’esperienza e il carisma per il sindacato cristiano polacco “Solidarnosc”, poi direttamente dal Vaticano con i viaggi, le encicliche e i discorsi che hanno fatto tuonare mezzo mondo, San Giovanni Paolo II si è opposto con tutte le forze al comunismo politico, così come all’epoca seppe opporsi e denunciare le violenze barbare del nazifascismo. Wojtyla non era riconducibile ad alcuna ideologia, non incline a nessuna “concessione” verso chi o cosa opprimesse la libertà dell’uomo.

Il suo messaggio cristiano seppe passare in ogni parte del mondo, con una opera molto fine di diplomazia e mediazione che pian piano portò allo “sgretolamento” del Muro di Berlino, così come ai moniti contro i rischi di un mondo post-URSS dove il capitalismo americano portava i segni di un altrettanto pericolo per la libertà e la salvaguardia della persona. Tramite la fede cristiana promulgò la centralità di amore e libertà, di religione e di ragione, celebrando la vita sopra ogni cosa: la sua lotta al comunismo fu dunque una battaglia al servizio della verità e della libertà umana, incarnando da perfetto uomo del Novecento quanto di più vicino al messaggio cristiano delle origini.

«Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo», è il suo discorso forse più famoso, all’inizio del suo Pontificato pochi giorni dopo la “fumata bianca” del 22 ottobre 1978: è proprio in quell’uomo, che è Figlio di Dio, che Wojtyla fa dipendere l’essenza della vera libertà. Serve aprire le porte alla venuta di chi riesce da sempre e per sempre a rendere “io”, a rendere “soggetto” ogni cuore protagonista nella storia.

San Giovanni Paolo II riuscì nell’intento di accompagnare la storia dello scorso secolo con un messaggio positivo e non distruttivo, sgretolando il Muro e la Guerra Fredda ma proponendo un’alternativa sensata e altra, dipendente dal quel Dio che ogni ideologia e totalitarismo ad un certo punto cerca di far fuori. Siamo così sicuri che uno sguardo del genere non sia urgentemente necessario anche per i nostri tempi, pur se 20 anni dopo la dipartita del grande Santo polacco?