Chi è Sanae Takaichi, la nuova Premier del Giappone che prova a risollevare l'economia e il partito LDP: la “lady di ferro” contraria alla parità "imposta"
NASCE IL GOVERNO TAKAICHI: COME PUÒ CAMBIARE IL GIAPPONE
Ex batterista, già Ministra sotto Shinzo Abe e convinta che la “parità di genere” non sia un valore da imporre ma una conquista da meritare: la nuova Premier del Giappone, Sanae Takaichi, è una delle figure più interessanti emerse nel Sol Levante degli ultimi anni travagliati passati da svariate crisi di Governo, prima del tonfo totale di Ishiba. Non solo, quando il Partito Liberal Democratico sembrava al capolinea – dopo aver governato ininterrottamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – ecco che l’ex fedelissima del Premier Abe viene ritenuta la più idonea per traghettare il Giappone fuori dalla crisi.
È nato ieri il nuovo Governo conservatore sotto la guida di Takaichi, dopo che la nomina è giunta al primo turno di votazione in Parlamento garantita dall’accordo del LDP con il Nippon Ishin (Partito dell’Innovazione), senza più l’alleanza con Komeito: l’esecutivo dovrebbe girare già tra giovedì e venerdì, puntando subito ad una risposta netta su crisi economica, accordi commerciali con gli USA (non solo il tema dazi, ndr) e la crisi interna del partito conservatore che negli scorsi mesi ha evidenziati numerosi scandali corruttivi.
Quarto Primo Ministro in 5 anni, la crisi nelle istituzioni è palpabile a Tokyo, ma la leadership e la serietà dimostrata nella sua pur non lunghissima carriera politica consente ai giapponesi di poter puntare sulla 64enne considerata “lady di ferro” all’interno del suo stesso partito. Se l’opinione pubblica in Giappone, ma soprattutto in Occidente, punta alla narrazione di genere – «la prima donna alla guida del Sol levante» e così simili – ecco che le posizioni di Takaichi sono tutt’altro che “gradite” dalla corrente progressista globale.
LA “LADY DI FERRO” CONTRO LA “PARITÀ” IMPOSTA: ECCO PERCHÈ SARÀ IMPORTANTE (E NON PER IL GENERE)
In primo luogo, la nuova Premier del Giappone già da tempo si è esposta considerando positivo la successione al maschile della famiglia imperiale, così come è restia a concedere alle donne sposate di conservare il proprio nome da nubile. Ma il “cambiamento” promesso dalla leader liberal-conservatrice va molto oltre le posizioni “personali”, pure le critiche piovutele addosso per la sua contrarietà alla parità di genere come “valore da imporre”.
Il tema chiave della neo-Premier Sanae Takaichi è il merito, da applicare con disciplina e spirito dedito allo Stato: il suo essere già più volte nel passato una vera “manager” dei conti pubblici e dell’economia giapponese la rendono ad oggi la carta più importante contro lo sfascio della tenuta democratica di un partito ancora più in crisi rispetto allo scorso anno.
Al di là dei “meriti” e dei complimenti ricevuti in quanto “prima donna Capo di Stato” in Giappone, sono i temi politici a differenziarla dai suoi predecessori nel LDP: come ha spiegato la Premier Giorgia Meloni augurando un buon lavoro alla leader Takaichi, sono sui principali comuni valori conservatori a poter far crescere i rapporti tra Italia e Giappone, ovvero la «libertà, la centralità della democrazia e la cooperazione per la stabilità del Paese».
Con l’ispirazione mai nascosta legata alla “lady di ferro” Margaret Thatcher, la nuova Premier del Giappone è chiamata alla sfida più grande e al contempo rischiosa: mettere in ordine un Paese in forte crisi economica, seppur con grandi potenzialità tecnologiche e commerciali. Dal rapporto con Trump e con gli altri leader del G7 passerà certamente tanto delle fortune internazionali del Giappone di Takaichi, ma per prima cosa dovrà essere in grado di convincere i gruppi in Parlamento della possibilità di ricette economiche rapide, “snelle” ma efficaci.
«Dobbiamo superare la linea del 2% del PIL entro il 2027», ha spiegato il Primo Ministro conservatore nell’investire sulle nuove spese militari e di crescita per le imprese, facendo invece il paio con maggiori ingressi fiscali derivanti da imposte e tagli alla spesa pubblica. Il piano è complesso e tutt’altro che in discesa, ma per il Giappone a guida LDP resta forse l’ultima vera occasione per mantenere la guida del Paese in piena “tempesta”.