A Neirone, nell’entroterra genovese, approntato un piano innovativo per curare gli anziani. Ma senza avere risorse in più. Così non sempre può funzionare

È una piccola storia di sussidiarietà (anche se non è stata pensata esplicitamente con questo obiettivo) ed è solo all’inizio, ma merita di essere raccontata. Lo chiameremo “l’esperimento di Neirone”, dal nome del piccolo paese dell’entroterra ligure protagonista di questa storia di buone notizie.

Neirone è un piccolo borgo situato in Val Fontanabuona, nell’entroterra del Tigullio in provincia di Genova: poco meno di 900 abitanti in un territorio situato a circa 350 metri sul livello del mare e distante circa 45 minuti di auto (30 km) dalle spiagge e dalle strutture sanitarie (Pronto Soccorso in particolare) del territorio.



Nell’ambito dell’esperienza di “Tigullio Luogo di Salute” e della progettualità successiva con cui la Azienda Sanitaria Locale 4 Liguria ha definito e adottato il modello della Comunità in Salute negli anni dal 2022 al 2024, è nato il progetto “Neirone in Salute”, primo tentativo di applicazione sperimentale anche della legge 23 marzo 2023 n. 33 (“Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”) sul territorio della Regione Liguria.



Lo scopo del progetto è la presa in carico di tutti gli anziani (65 anni e più) residenti nel Comune di Neirone (circa 350 soggetti), “identificando le condizioni di criticità e fragilità nella popolazione … al fine di elaborare strategie di prevenzione e percorsi di diagnosi e cura mirati e personalizzati volti al miglioramento della salute della comunità e alla promozione di un invecchiamento sano e attivo, e contestualmente alla riduzione dell’assorbimento di prestazioni sanitarie”.

Anche facendo ricorso all’analisi dei grandi archivi di dati sanitari disponibili (ricoveri, prestazioni ambulatoriali, consumi farmaceutici, …), si cercherà di realizzare una dettagliata analisi dei bisogni di salute e di assistenza che tenga conto della complessità clinica dei cittadini e che diventi strumento per pianificare e successivamente attuare interventi mirati di presa in carico (PIC) e presa in cura della comunità.



Nell’ambito della progettualità saranno attivate specifiche campagne di prevenzione e promozione della salute e dei corretti stili di vita, anche con l’impiego sul campo di unità mobili, il tutto con l’integrazione della domotica, della tecnologia diffusa e con l’utilizzo della intelligenza artificiale (quindi non solo sanità in senso stretto).

La prospettiva è quella di realizzare “un sistema di cure primarie in senso largo, integrato e di prossimità: che parte dalla proattività dei cittadini, dell’infermiere di famiglia e di comunità e dell’assistente sociale, ed è catalizzato nel riferimento del medico di medicina generale in un team residenziale e specifico (unità di valutazione territoriale)”.

La proposta prevede il supporto ed il sostegno sociale ed assistenziale (attività integrata domiciliare, controllo da remoto, integrazione tra Comune e Asl), il tutto utilizzando la sede comunale messa a disposizione e ristrutturata al proposito. In poche parole: un modello integrato di una “comunità in salute” che applica tutti gli indirizzi e gli strumenti disponibili in tema di integrazione sociosanitaria e ospedale-territorio, digitalizzazione e domotica, ad un intero Comune (seppure limitato alla sua popolazione anziana).

Un progetto del genere, che riguarda un’intera comunità per quanto numericamente limitata, richiede il coinvolgimento di tanti attori, ognuno con un proprio ruolo specifico: dal sindaco al parroco, dal comandante dei Carabinieri alla pubblica assistenza, la pro loco, le forze dell’ordine, le associazioni e i gruppi locali, il terzo settore, ma soprattutto è necessario che ciascun cittadino diventi protagonista attivo.

I professionisti coinvolti includono i medici di medicina generale, gli operatori dell’Asl 4 (il medico di distretto, l’Unità di continuità assistenziale), i professionisti responsabili della presa in carico dei pazienti e della comunità, la farmacia territoriale, il Servizio sociale professionale e, in prima linea, gli Infermieri di famiglia e comunità (IFeC). E naturalmente c’è bisogno del coinvolgimento e della collaborazione anche di soggetti esterni (FIASO, università, …).

La sede operativa del progetto, messa a disposizione dal Comune, ospiterà gli IFeC, che saranno disponibili dal lunedì al giovedì su appuntamento e il venerdì mattina con accesso libero per promuovere la prevenzione e l’adeguato controllo di eventuali malattie croniche; e per le persone non autonome potranno essere fissate visite a domicilio.

In termini quantitativi il progetto prevede di arruolare almeno l’80% degli anziani di Neirone, i quali saranno sottoposti ad uno screening completo per valutare il rischio di fragilità e l’eventuale presenza di fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari e metaboliche (con una valutazione tramite colloquio e l’esecuzione di alcuni esami – glicemia capillare, colesterolo ematico, pressione arteriosa, frequenza cardiaca – ed eventuale elettrocardiogramma con refertazione da remoto).

Tra i tanti risultati attesi vi sono: miglioramento della qualità della vita e incremento misurabile del benessere percepito; riduzione del numero di accessi impropri al Pronto Soccorso (codici verdi e bianchi); riduzione del numero di chiamate al MMG; riduzione del numero di visite ambulatoriali in ospedale; accesso migliorato ai servizi locali e alle opportunità di prevenzione; incremento delle prestazioni erogate sul territorio grazie anche all’impiego della telemedicina; oltre naturalmente alla possibilità che l’esperimento indichi le condizioni per la sua replica in altre situazioni, soprattutto in comuni di maggiore dimensione.

Il progetto interviene in un contesto territoriale, i comuni montani e disagiati distanti dai servizi sanitari e sociosanitari, che abbiamo già posto alla attenzione dei lettori di queste colonne per le difficoltà che sono implicate nella realizzazione di servizi sanitari e sociosanitari proprio per la popolazione anziana, e rappresenta un interessante tentativo di applicazione della logica sussidiaria (dialogo tra soggetti finalizzato) al contesto della salute.

Senza dubbio un esperimento da seguire, innovativo, indirizzato verso la categoria di persone che maggiormente ha bisogno di mettere a tema la salute, la sanità e l’assistenza: un progetto da guardare con attenzione per verificare se saprà rispettare le attese che sta suscitando. Ma c’è un però: come dice il comunicato stampa del 26 marzo 2025 della ASL 4, “Il progetto viene condotto isorisorse, senza nuovi costi emergenti, da personale ASL in rete con gli Attori comunitari. Tutte le collaborazioni previste sono a titolo gratuito”.

Può darsi che questo approccio isorisorse possa funzionare in un piccolo progetto come quello di Neirone (350 persone), in un contesto che rappresenta un esperimento e che potrebbe essere gestito senza l’intervento di ulteriori risorse oltre a quelle già disponibili, un tentativo quindi fondato sulla collaborazione gratuita e senza costi aggiuntivi; ma questo approccio non può essere la soluzione se si tratta di passare dal limitato esperimento locale alla sua estensione ad altri territori, soprattutto se numericamente più importanti in termini di popolazione. È vero che trovare le risorse non è facile, ma “non si fanno le nozze con i fichi secchi”.

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