Cancro, malattie cardiache e respiratorie costano 700 miliardi, come il riarmo (800). La prevenzione per la UE deve essere un investimento strategico

Negli ultimi anni, il dibattito sulla competitività dell’Europa si è intensificato, con particolare attenzione alle disuguaglianze interne e al rallentamento della crescita economica. Ma senza crescita, non è pensabile rendere sostenibile il welfare, affrontare le disuguaglianze sociali e territoriali, né tantomeno garantire una vera transizione ecologica. La situazione diventa ancora più critica se si considera che la spesa pubblica militare è destinata ad aumentare nei prossimi anni, ponendo ulteriori pressioni sui bilanci nazionali.



L’Europa si trova di fronte a due sfide cruciali: una produttività in calo rispetto ai concorrenti globali, come Cina e Stati Uniti, e crescenti disparità tra gli Stati membri. Come evidenziato dal recente rapporto di Mario Draghi (2024), l’UE ha vissuto una fase di rapida crescita grazie all’aumento della produttività e della popolazione, ma questi fattori di sviluppo si sono ormai esauriti. La produttività del lavoro nell’UE è passata dal 22% rispetto a quella degli Stati Uniti nel 1945 al 95% nel 1995, per poi scendere sotto l’80% negli anni successivi, con un tasso di crescita inferiore rispetto agli USA.



A questi problemi si aggiungono l’invecchiamento della popolazione e la resistenza alla migrazione in alcune regioni, fattori che accentuano le vulnerabilità economiche di lungo termine. Per restare competitiva, l’Unione Europea deve adottare un approccio olistico che metta al centro l’innovazione, migliori la salute pubblica e affronti le sfide strutturali.

Le malattie non trasmissibili – come cancro, patologie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche – rappresentano oggi l’80% del carico di malattia nell’Unione Europea. Il problema è duplice: queste condizioni colpiscono in particolare le popolazioni più anziane, riducendo la forza lavoro disponibile, e impongono costi sanitari ed economici enormi. Le malattie non trasmissibili costano all’economia europea circa 700 miliardi di euro all’anno, tra spese sanitarie dirette e perdita di produttività.



Un impatto economico colossale, paragonabile alla recente proposta di difesa militare dell’UE avanzata da Ursula von der Leyen, che prevede 800 miliardi di euro di investimenti. Eppure, la maggior parte di queste malattie è prevenibile: fattori come dieta scorretta, sedentarietà, fumo e consumo eccessivo di alcol sono alla base di gran parte delle patologie croniche. Intervenire su questi aspetti non significa solo migliorare la salute pubblica, ma anche rafforzare la resilienza economica dell’Europa.

Se l’Europa vuole rimanere competitiva, deve smettere di considerare la sanità come una voce di costo e iniziare a vederla come un investimento strategico. La prevenzione delle malattie non trasmissibili non può essere lasciata solo ai sistemi sanitari nazionali: serve una strategia coordinata che coinvolga politica economica, innovazione e mercato del lavoro. Per migliorare la salute e la competitività, l’UE deve incentivare gli investimenti in settori chiave come la sanità digitale, la medicina preventiva e le tecnologie per il benessere.

Oltre ai fondi pubblici, è fondamentale creare un ambiente che favorisca gli investimenti privati, riducendo i vincoli burocratici per le aziende che sviluppano soluzioni innovative nel campo della salute. L’intelligenza artificiale nella diagnosi rappresenta un esempio emblematico: l’uso di algoritmi avanzati può migliorare l’accuratezza diagnostica e rendere i trattamenti più rapidi ed efficienti, riducendo i costi e aumentando l’accesso alle cure, soprattutto nelle aree più svantaggiate.

Inoltre, l’innovazione tecnologica non deve fermarsi al miglioramento della diagnosi e della cura, ma deve estendersi anche alla produzione di beni di consumo. In un contesto dove l’alimentazione e i comportamenti di consumo hanno un impatto diretto sulla salute, l’UE dovrebbe incentivare le aziende a sviluppare prodotti più salutari. Ciò significa abbattere le barriere all’ingresso per prodotti innovativi, ridurre le normative che limitano la loro diffusione e spingere i produttori a riformulare i loro prodotti per rispondere a standard più elevati di salute.

Per esempio, l’utilizzo di tecnologie alimentari avanzate per ridurre il contenuto di zuccheri o grassi in alcuni alimenti, può avere un effetto positivo sulla salute pubblica a lungo termine, contribuendo a ridurre l’incidenza delle malattie non trasmissibili. Allo stesso modo, per ridurre le morti legate al fumo, è possibile incentivare le aziende del settore a investire in tecnologie che abbattano il rischio di sviluppare malattie gravi, come il cancro ai polmoni e i problemi cardiovascolari. Dispositivi come il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche rappresentano alternative a minor impatto sulla salute rispetto alle sigarette tradizionali. In paesi come il Regno Unito, questi strumenti sono già utilizzati attivamente come parte delle strategie per aiutare i fumatori a smettere, con risultati incoraggianti in termini di riduzione del consumo di sigarette.

L’Europa è spesso criticata per un eccesso di regolamentazione che rallenta l’adozione di nuove tecnologie. Il principio di precauzione, sebbene nato con l’intento di proteggere i consumatori, rischia di trasformarsi in un freno alla competitività. Un sistema regolatorio più flessibile – che permetta, ad esempio, l’utilizzo di “sandbox” normative per testare nuove tecnologie in ambienti controllati – potrebbe accelerare l’ingresso sul mercato di innovazioni utili alla prevenzione e alla gestione delle malattie croniche.

Un altro ostacolo alla competitività europea è la frammentazione del mercato. Troppo spesso, le aziende che sviluppano soluzioni innovative nel settore della salute trovano difficoltà a scalare i loro modelli di business a livello europeo, a causa di normative diverse tra gli Stati membri. Creare un mercato unico della salute permetterebbe alle start-up di crescere più rapidamente e renderebbe più accessibili tecnologie e cure innovative ai cittadini di tutta l’Unione.

I decisori politici devono affrontare le conseguenze socio-economiche dell’innovazione, soprattutto nei settori in rapida trasformazione. In ambito sanitario, ciò significa adottare una visione di lungo periodo che dia priorità alla prevenzione rispetto al trattamento. Anche i settori adiacenti, come quello dei beni di consumo, dovrebbero essere considerati alleati in questo processo, poiché possono svolgere un ruolo chiave nella promozione di stili di vita più sani.

La regolamentazione dell’UE dovrebbe incentivare le aziende a produrre beni di consumo più salutari, riducendo le barriere all’ingresso per prodotti innovativi e spingendo i produttori a modificare i loro comportamenti. Integrando la prevenzione nelle politiche sanitarie, l’UE può abbattere i costi a lungo termine e migliorare la salute della popolazione.

Per garantire la competitività futura dell’Europa, Bruxelles e gli Stati membri devono adottare una strategia coesa che integri le iniziative per la salute con riforme economiche più ampie. Mobilitare investimenti, rimuovere barriere normative e incentivare l’innovazione nei settori ad alto potenziale sono passi essenziali. Tuttavia, questi sforzi devono procedere di pari passo: semplificare la regolamentazione favorisce l’integrazione dei mercati, consente alle start-up di crescere e attrae nuovi investimenti.

Il futuro dell’Europa dipenderà dalla sua capacità di innovare e adattarsi ai cambiamenti demografici ed economici. Investire nella salute non è solo una questione di benessere individuale, ma una strategia essenziale per garantire crescita e stabilità. Ridurre l’impatto delle malattie non trasmissibili significa liberare risorse, aumentare la produttività e posizionare l’Europa come leader globale nell’innovazione e nella qualità della vita. Il tempo per agire è adesso.

Una strategia sanitaria incentrata sulla prevenzione delle malattie non trasmissibili e sull’innovazione nel settore sanitario può rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze sociali e aumentare la resilienza economica. Sfruttando l’economia comportamentale e un quadro normativo dinamico, l’UE può favorire scelte più sane senza compromettere le libertà individuali. Alla fine, una popolazione più sana è la base per un’Europa più competitiva e prospera. Ridurre la diffusione delle malattie non trasmissibili significa sbloccare potenziale economico, incrementare la produttività e consolidare la posizione dell’UE come punto di riferimento globale per innovazione e benessere. Agendo con decisione, l’Europa può trasformare le sue sfide in opportunità e assicurarsi un ruolo di primo piano sulla scena mondiale.

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