Santo Versace, intervistato nel corso del programma di Rai Uno “Storie Italiane” dalla conduttrice Eleonora Daniele, ha parlato di sé e della sua famiglia. L’uomo ha ricordato di avere vissuto sulla sua pelle “due tragedie: quella per la morte della mia sorellina Tinuccia, deceduta a dieci anni a causa di una malattia e di medici incapaci di riprendere una situazione che oggi si sarebbe potuta evitare. Mio fratello Gianni, invece, era guarito completamente dal tumore all’orecchio ed era pronto con me a creare la più grande azienda italiana del nostro settore: avevamo deciso la fusione con Gucci. Lui non voleva morire”.
Il 15 luglio 1997, quando Gianni Versace fu freddato davanti alla sua villa di Miami, una parte di Santo Versace se ne andò per sempre con lui: “Troppi ‘se’, troppi ‘ma’… La realtà non si cambia. Per molto tempo ho cercato di ritrovare mio fratello. Al suo funerale, niente riusciva a liberarmi il cervello. Più gente c’era, più mi sentivo solo. Nel 2005, però, quando ho incontrato mia moglie Francesca De Stefano, è stata una rinascita. Lei ha capito le mie ferite, che sanguinavano. È stato un processo lunghissimo, durato 25 anni, prima di riuscire a liberarmi di tutta questa situazione interiore”.
SANTO VERSACE, LA MOGLIE FRANCESCA DE STEFANO: “QUANDO LO CONOBBI, CAPII SUBITO CHE SOFFRIVA”
Nello studio tv di Rai Uno, ha quindi fatto il suo ingresso Francesca De Stefano, la quale si è focalizzata sul suo rapporto con il marito Santo Versace: “Quando l’ho conosciuto, mi è stato chiaro sin da subito che c’erano tanti ‘non detti’, tanti nodi, tanti grovigli che andavano sciolti. Naturalmente, sono serviti molto tempo e tutto il nostro amore. Ce l’abbiamo fatta e il libro che Santo ha scritto ha avuto una funzione catartica, di liberazione. Adesso è pronto a ripartire con una straordinaria energia”.
A fare innamorare la donna di Santo Versace è stato “ogni aspetto del suo carattere. All’inizio della nostra frequentazione, non riuscivo a distinguere un aspetto per me sconveniente nella sua personalità. È protettivo, ma riesce a tirare fuori la parte migliore di me, mi fa da sprone”.