Sara Simeoni: “Ho avuto un attacco di panico alle Olimpiadi”/ “Tremavo e stavo male…”
Sara Simeoni, leggenda italiana del salto in alto, a “Verissimo” ha confessato: “Alle Olimpiadi di Mosca 1980 stetti male, ebbi un attacco di panico”

Sara Simeoni, ospite a “Verissimo”, trasmissione di Canale 5 condotta da Silvia Toffanin e andata in onda nel pomeriggio di sabato 28 gennaio 2023, ha raccontato la sua carriera, a cominciare dall’infanzia: “Papà e mamma erano genitori severi, ma sapevano anche passare momenti gioiosi con noi figli – ha esordito –. Da piccola volevo fare la ballerina, in quanto alle elementari ero in una scuola che conteneva un centro di educazione artistica: mi iscrissi prima a pittura e, poi, a danza. Mi piaceva molto, anche i saggi erano momenti particolari. Hanno però cominciato a scartarmi per l’altezza, così ho rinunciato”.
Alle medie, Sara Simeoni però scoprì l’atletica: “Nella palestra della scuola si allenava una società di atletica e la mia insegnante di educazione fisica fece da tramite. Alla mia prima gara di salto in alto feci il record di categoria, peraltro saltando frontale“. Facendo salto in alto, “conobbi mio marito, Erminio Azzaro, e nel 1972, in un raduno, scoprimmo di provare qualcosa di più di una simpatia l’uno per l’altra”.
SARA SIMEONI: “PER MIO MARITO ERMINIO AZZARO ANDAI CONTRO IL MIO ALLENATORE”
Per amore, Sara Simeoni andò contro il suo allenatore, in quanto quest’ultimo intuì che c’era un ‘pericolo’ sentimentale nella carriera dell’atleta e fece di tutto per farle terra bruciata. “Questo non mi andava bene – ha confessato l’ex saltatrice – e lo misi di fronte a un aut aut. Nel mentre, Erminio si fece male a un ginocchio, così gli chiesi di diventare il mio allenatore e lui accettò. Fu una sfida per noi, in quanto dall’esterno dicevano che non avrei più ottenuto risultati. Invece, per me, sapere che lui era in tribuna mi rassicurava”.
Peraltro, Sara Simeoni era timidissima e trovarsi sotto i riflettori l’ha costretta a farsi violenza per sopportare e vincere la paura. Il suo Erminio, tuttavia, “mi faceva un po’ da parafulmine. Magari non mi faceva leggere articoli di giornale che potessero innervosirmi oppure qualche commento tecnico sull’atletica. A Mosca, alle Olimpiadi del 1980, però, stetti male: ero andata lì solo per vincere la medaglia d’oro. Avevo fatto il record del mondo, sapevo di essere la più forte. Quando entrai nello stadio, mi sono resa conto che mi giocavo tutto. Cominciai a tremare, mi venne voglia di piangere, gli occhi erano gonfi di lacrime. Il cuore mi batteva all’impazzata, sembrava un tamburo. Ho avuto un attacco di panico, ma me lo feci passare: E vinsi”.
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