Musk propone un’area di libero scambio UE-USA, che Vance spiegherà nella sua visita a Roma. L’unica incognita: la visita di Carlo d’Inghilterra
Tra il 18 e il 20 aprile si terrà la visita del vicepresidente JD Vance a Roma. Potrebbe sembrare che il tema più caldo sul tavolo della presidente Meloni e dei ministri Tajani, Urso e Giorgetti – in base alle competenze – sia quello dei dazi americani. Ma l’apertura al compromesso di Elon Musk, degna di un manuale di negoziazione di Robert Cialdini, fatta attraverso l’intervento in collegamento in diretta video al congresso nazionale della Lega a Firenze, ha cambiato le carte del confronto.
Musk ha prospettato infatti quasi una Schengen nordatlantica, cioè “la costituzione di una area di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti a dazi zero nonché un accordo per la libera circolazione dei cittadini americani ed europei”. Questo ha rivelato a tutti la presenza di un elefante nella stanza, cioè che l’Europa, con il piano “Rearm Europe” e l’iniziativa dei “volenterosi” – Francia, Gran Bretagna, Germania – in contrasto con l’obiettivo trumpiano di una pace spartitoria dell’Ucraina ricompresa in un accordo più generale di un nuovo ordine multipolare, ha messo in dubbio il legame preferenziale con gli USA creato con il Piano Marshall e consolidato con la NATO, lasciando supporre di volersi ricavare un’influenza continentale a scapito degli Stati Uniti, estromettendoli dal vecchio continente.
Quindi Musk ci ha detto che gli USA vorrebbero restare protagonisti in Europa e vorrebbero offrirci di riaprire il loro Paese alla libera circolazione di persone, beni e capitali europei. Vance ci dirà a che prezzo e condizioni.
Infatti, dopo anni in cui gli USA si sono sforzati, con l’amministrazione Biden, di mantenere un’egemonia globale, culminata con la guerra in Ucraina, ora gli USA intendono perseguire la politica di condividere l’influenza europea con la Russia al fine di isolare la Cina. Tutto questo senza perdere la primazia geopolitica sul vecchio continente. Un’egemonia che, anche in base al sistema di dominio marittimo americano, l’amministrazione Trump potrebbe mantenere con la fedeltà della Gran Bretagna per il versante atlantico e dell’Italia per quello mediterraneo, bacino di congiunzione tra il quadrante Indo-Pacifico e quello Atlantico. Ossia il collo di bottiglia più importante del mondo.
Tale analisi sarebbe avvalorata anche dagli sforzi americani, iniziati con la fine della vecchia amministrazione, per stabilizzare il Medio Oriente e debellare gli intenti di proiezione esterna dell’influenza iraniana mediante i poli sciiti di instabilità: in Israele, Libano, Siria, Iraq e Yemen.
A inserire dei dubbi, rendendo il quadro dei fatti meno intellegibile, interviene però la visita di Carlo III d’Inghilterra iniziata ieri. Una visita di Stato che toccherà il Quirinale, con una esibizione comune inglese-italiana delle rispettive pattuglie acrobatiche, ma anche Ferrara, nell’ottantesimo della liberazione ad opera dell’ottava armata britannica, reparti cobelligeranti italiani e partigiani.
A quell’epoca gli inglesi intendevano trasformare l’Italia e la Germania in Paesi di contadini e pastori. Gli USA invece vararono il Piano Marshall che con l’egemonia USA ci portò anche il boom economico.
Nel significato di questa visita sta il chiarimento del dubbio che si pone. Carlo arriva per invitarci al tavolo di Washington, rompendo un possibile fronte europeo per la formazione di una entità geopolitica europea, oppure viene per saldare il fronte europeo perché l’unipolarismo USA è finito ed è ora che l’Europa prenda in mano il suo destino?
Per il governo si preannuncia un momento della verità. Stiamo arrivando ad un bivio della storia, vediamo quale strada intraprenderemo.
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